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A Mezzojuso, a Carnevale, si celebra l’amore tra il Mastro di Campo e la Regina

mercoledì 27 Febbraio 2019
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A Mezzojuso (Pa), nell’ultima domenica di Carnevale che, quest’anno, cade il 3 marzo, si racconta una meravigliosa storia d’amore, quella tra il Mastro di Campo e la Regina, una grande festa rappresentata, ormai, da ben due secoli. Prima di addentrarci in questa suggestiva pantomima, vogliamo darvi qualche piccola informazione su questo comune, la cui storia è stata molto articolata e ricca di controversie originate in primo luogo dall’interpretazione etimologica del suo nome.

Mezzojuso
Diverse sono state le interpretazioni date dagli storici locali sul suo nome e tra queste Manzil Yûsuf, Mensel Jusuf, Menzil Jusuf, ma, nonostante le varie alterazioni, il significato è simile: “abitazione”, “casale”, “villaggio”; Yûsuf, invece, in onore dell’emiro di Sicilia Abu al Fatah Yûsuf, rimane invariato e tradotto come Giuseppe. Diverse furono, anche, le ipotesi sul primo insediamento umano, anche se tutte le indicazioni storiche e i documenti d’archivio portarono alla tesi, avvalorata da più parti, secondo cui Menzil Jusuf fosse quel casale che gli albanesi trovarono nel luogo in cui era stato costruito dagli arabi e che essi ripopolarono.

La fuga degli albanesi dalla loro patria, in seguito all’invasione turca, fu vista dai feudatari siciliani come una possibilità di ripopolare il feudo con una forza-lavoro notevole per i campi. Stanziatisi, dopo qualche tempo, richiamarono le loro famiglie dall’Albania e cominciarono la ricostruzione di case, quartieri e una chiesa. Facendo un grande salto temporale, vogliamo, anche, ricordare che la cittadina è stata al centro di altre vicende storiche come quella, nel 1856, della fucilazione di Francesco Bentivegna durante la rivolta contro i Borboni e, nel 1860, di Michelangelo Barone, suo cittadino, che fu una delle XIII vittime della omonima piazza palermitana. Adesso, però, è arrivato il tempo di penetrare tra le colorate pieghe del suo Carnevale.

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Il Mastro di Campo
Anche quest’anno, cavalieri coraggiosi, re, regine, baroni, principesse, maghi, incantesimi e persino l’eroe dei due mondi con i suoi garibaldini daranno vita allo spettacolare Carnevale di Mezzojuso. Domenica 3 Marzo alle 14,30 avrà luogo la rappresentazione de ‘Il Mastro di Campo dei piccoli’, una pantomima in due atti, la cui trama nasce dall’amore che quest’ultimo prova per la sua regina. Dalle due estremità del paese muoveranno due cortei: il primo parte da Santa Maria con il Re e la Regina preceduti dal Mastro di Casa seguito, a sua volta, da dame, cortigiani, ministri, segretari, da due Mori con scimitarre che fanno da scorta mentre, ad un tratto, irrompe in piazza la banda del “Foforio”, briganti con terrificanti maschere nere di pelle di capra, ruvidi mantelli e copricapi, nastri rossi annodati alle gambe e cappelli. Quando il corteo arriva sul palco il Re apre le danze e la banda musicale suona i “ballilli”. Entrano in scena gli ingegneri che misurano tutto con canne, catene e squadrano il campo di battaglia con un compasso gigante.

Dalla scuola elementare situata all’altro capo del paese intanto parte il corteo del Mastro di Campo, dal volto coperto da una maschera rossa, al ritmo marziale del tamburo e con al seguito: il Tammurinaru, l’Ambasciatore, Garibaldi con i Garibaldini, costituito da un plotoncino di ragazzini, il Capitano d’artiglieria, il Barone e la Baronessa sui loro asini, con una scorta a cavallo, seguiti dai Camperi, Soprastanti, Vurdunaru, Curatulu, Sfacinnatu e, infine, la Cavalleria. Giunti in piazza, tutti cercano di conquistare i favori del popolo, ma ecco arrivare il protagonista, il Mastro di Campo, che invia un biglietto di sfida al Re con l’Ambasciatore.

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Il sovrano risponde con un altro messaggio dove chiarisce che non rinuncerà mai a sua moglie senza combattere. E’ guerra: un rullo di tamburo accompagna il Mastro di Campo al centro del cerchio tracciato dagli ingegneri; allo scoppio della prima cannonata egli inizia a battere la danza di guerra con piccoli salti in avanti, indietro e con piroette, mandando ogni tanto segnali d’amore alla regina, che ricambia con la complicità del Mastro di Casa, oppure osservandola con il cannocchiale. Nel frattempo la Cavalleria gira tra la folla gettando confetti; il “Foforio” continua a sequestrare persone che vengono portate a bere o a pagare da bere; il Campiere e il Soprastante offrono pane, salsicce e formaggio; i Giardinieri lanciano fiori ai balconi e Garibaldi, con i suoi uomini, assale continuamente il castello, respinto dai due Mori.

Mentre il Mastro di Campo cerca di raggiungere il castello per duellare con il re, un pecoraio gli sbarra il passo verso il palco e gli getta addosso un maleficio. Durante un combattimento, colpito alla fronte dal re con una sciabolata, il Mastro di Campo reclina il capo all’indietro, allarga le braccia e si lascia cadere. Decine di mani lo portano via, lo fanno sparire oltre il portone del Castello di Mezzojuso, quello vero, e con lui spariscono anche i personaggi del suo seguito, tranne il Barone e la Baronessa che, nel frattempo, si è coperta il capo con un velo nero. La piazza è tutta occupata dal popolo e da maschere.

Sul palco il re festeggia e costringe a ballare la regina disperata e in lacrime, ma sotto il palco già si prepara la riscossa. Due maghi, infatti, riescono a togliere l’incantesimo ed estraggono un tesoro nascosto: un pitale, vaso da notte, pieno di maccheroni, patate e salsicce cotte nel sugo. Tolto il malocchio, corrono dal Mastro di Campo, lo rimettono in piedi e ricomincia la battaglia. La Cavalleria torna alla carica, Garibaldi intensifica gli assalti al Castello ed echeggiano le cannonate mentre i Maghi pretendono che tutti accettino dalle loro mani sporche i maccheroni tirati fuori dal “cantaro”. Mentre la Regina esulta e riesce, di nascosto, ad abbracciare il suo eroe, il Re è frastornato perché nessun incantesimo più lo protegge. Il Mastro di Campo ora salta da una parte all’altra perché sa che la vittoria, ormai, sta per arrivare; il Re, tradito da tutti, finisce in catene sopraffatto dal rivale. Il Mastro di Campo e la Regina, invece, seguiti da tutto il corteo, sfilano per le vie del paese mentre la gente apre le finestre e i cavalieri lanciano nelle case gli ultimi confetti che portano un’ultima ventata di allegria.

L’Origine

La sua origine non è un invenzione, ma è legata, come testimoniano il marchese di Villabianca e Giuseppe Pitrè, ad una rappresentazione popolare del ‘700 che si svolgeva a Palermo durante il periodo di Carnevale chiamata “L’Atto di Castello” che a sua volta, probabilmente, si ispirava ad un fatto storico realmente accaduto: l’assalto del Conte di Modica, Bernardo Cabrera, al Palazzo Steri, avvenuto nel 1412, per costringere la regina Bianca di Navarra, vedova del Re Martino il Giovane, ad accettare la sua proposta di matrimonio. Nella rappresentazione del Mastro di Campo il fatto storico, che si conclude con la fuga della Regina verso il castello di Solanto e la cattura del Gran Giustiziere, è stato completamente travisato e il popolo l’ha voluto trasformare a suo modo: il Mastro di Campo non è disprezzato dalla Regina, ma riamato.

Viva l’amore, Mezzojuso e la Sicilia tutta da scoprire.

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