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Alfano e D’Alia, da protagonisti a gregari nell’asse Orlando-Micari

venerdì 8 Settembre 2017
Angelino Alfano
Angelino Alfano

Una pura formalità, ma alla fine il tempo c’è voluto. Domani l’asse (in tempi di ticket e tandem un termine antichissimo ormai) Alfano-D’Alia formalizzerà la propria confluenza a sostegno della candidatura del centrosinistra. Nel corso di un incontro con la stampa  i due leader che si apprestano a una lista unica nei territori siciliani (Ap-Centristi per l’Europa) sorrideranno compiaciuti all’idea portata avanti da Orlando (via Renzi) che è costato il ritiro e l’uscita di scena dalla corsa per Palazzo d’Orleans di Saro Crocetta, governatore uscente della Sicilia.

Un tempo d’attesa infinito per i centristi alla ricerca di un candidato, più millantato che mai cercato alla presidenza della Regione. Quale apporto potrà dare la lista di centro dello schieramento è tutto da vedere.

I nomi forti di Forzese, Ardizzone, Sorbello e Ragusa, da soli non garantiscono l’en plein sperato ai Centristi per l’Europa, mentre l’emorragia di Ap (dopo Alongi anche Germanà) non autorizza i grandi sogni di gloria. Pronto invece ad andare nel listino il siracusano Vinciullo, presidente della commissione Bilancio

Il partito di Alfano è strutturato a Catania, è vero, e dispone di una rete di reclutamento dei candidati che il segretario di Ap non  mancherà di mettere a regime, ma la strada appare lunga e complicata.

La vice-presidenza a Giovanni La Via, frutto di un accordo nazionale, come del resto l’intero accordo sul nome del rettore palermitano, è data per scontata, ma rimane da perfezionare con un annuncio ad hoc.

La lunga estate dei vice-presidenti non si è ancora conclusa. Mentre da un lato i candidati “fai da te”, specie nel centrodestra attendono di percorrere l’ultimo miglio, passando dalla  lista composta alla designazione in giunta, La Via, il cui nome è stato utilizzato per settimane strumentalmente, attende l’esito della vicenda elettorale del prossimo 5 novembre.

Dovesse andare bene per lui si aprirebbe, a nome dello schieramento centrista di sinistra, un inatteso scenario di governo.

Con  il fatidico ‘si’ degli alfaniani integrati da D’Alia, si completa il campo largo-uovo di Colombo, che la tenace esperienza di Orlando, ha strappato alle contraddizioni e ai conflitti  all’interno di un immaturo Pd siciliano.

A Raciti va riconosciuto il massimo impegno, ma gli atteggiamenti kamikaze  di Faraone prima e gli scontri senza  fine Cracolici-Lupo dopo, hanno fatto il gioco di Renzi, remissivo  e indulgente con il modello Palermo.

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