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“Apologia”: al Teatro Biondo le dinamiche familiari e l’eredità del ’68

venerdì 7 Febbraio 2020
Apologia

Sembra di essere quasi intrusi in un ambiente familiare, sembra di guardare dallo spioncino, assistendo allo spettacolo “Apologia“, al Teatro Biondo (sala Strehler) nella messa in scena prodotta dal Centro Teatrale Bresciano e dal Teatro Stabile di Catania e diretta da Andrea Chiodi.

Il testo, un dialogo fitto ed incalzante – che sta spopolando su tutti i palchi in cui va in scena – di Alexi Kaye Campbell ci porta in Inghilterra da Kristin Miller, colta sessantenne, esperta di storia dell’arte, militante di sinistra in gioventù, politicamente impegnata che, per il suo compleanno, raduna nella casa di campagna figli, nuore e un amico storico.

Apologia

Sono i rapporti familiari i protagonisti della pièce che, nella sua semplicità – anche quella scenica, curata da Matteo Patrucco – favoriscono una proiezione dello spettatore mentre, come in un vaso di Pandora, vengono fuori incomprensioni, antiche ruggini, scomode verità, cocenti disillusioni e acredini mai digerite.

È soprattutto il carattere di Kristin, interpretata da una magistrale Elisabetta Pozzi, a generare, oggi come negli anni di storia familiare, un corto circuito continuo tra lei, i figli Peter (Christian La Rosa), un banchiere, e Simon, romanziere fallito – atteso per il tutto il primo atto, e protagonista con la madre nel secondo atto – e poi ancora, spinta da brutale schiettezza, contro le nuore Trudi (Francesca Porrini) e Claire (Martina Sammarco).

Non arrivano risposte dal palcoscenico – così come dovrebbe essere – allo spettatore ma di sicuro arriva tutta l’onda della ricerca interna, personale, che sì appartiene all’essere umano e all’essenza del teatro tout court.

E in Apologia come personaggio fuori scena, che aleggia nella vita della protagonista c’è anche Giotto, artista rivoluzionario, che ha offerto la possibilità di guardare ai grandi del passato per capire meglio come essere artisti oggi, ripartendo dalle esigenze reali e importanti che ci muovono.

Il pubblico della prima apprezza l’intero cast artistico e omaggia il talento della Pozzi.

Repliche fino al 9 febbraio.

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