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Ars, che succede nel Movimento 5 Stelle? Si parla di possibili abbandoni di deputati

venerdì 10 Gennaio 2020

Più che un deputato del Movimento 5 Stelle all’Ars guarda Roma e i suoi movimenti politici. Aguzza la vista e come se avesse un binocolo, osserva attentamente le mosse di chi è stanco del partito di Grillo e cerca di formare una nuova realtà politica.

Attenzione: agli stanchi possiamo aggiungere i “purgati” dal movimento guidato da Luigi Di Maio, che sono anch’essi in numero non indifferente. Venti mesi fa, alle elezioni politiche del marzo 2018, il Movimento 5 Stelle ottenne il suo migliore risultato di sempre: 11 milioni di voti, il 32 per cento del totale, con cui elesse circa 348 parlamentari diventando il primo partito del Parlamento e del Paese. Pochi mesi prima c’era stato il risultato storico in Sicilia, nonostante la mancata elezione di Giancarlo Cancelleri a presidente della Regione, sconfitto dal centrodestra a guida Musumeci. Da allora, in due anni, mese più mese meno, il consenso del Movimento si è più che dimezzato. Se a Roma il M5s è costellato di addii, espulsioni e cambi di rotta, a Palermo ed esattamente a Palazzo dei Normanni, il gruppo parlamentare ha due volti politici e parte di uno di questi potrebbe migrare dal partito stesso. Sì, proprio così, perché pare che i venti di scissione in queste settimane siano un fatto reale, ma ufficialmente non trapela nulla, o quasi.

Per qualcuno potrebbe essere ‘fantapolitica’ ma come diceva Albert Camus: “L’assurdo è la lucida ragione che constata i suoi limiti”. Freschi di addio dal movimento sono i deputati nazionali Massimiliano De Toma e Rachele Silvestri che ieri hanno lasciato il M5s. I due parlamentari hanno comunicato alla presidenza della Camera il passaggio al Gruppo Misto raggiungendo l’ex ministro Fioramonti ormai in procinto di creare il nuovo gruppo “Eco“. Si tratta del sesto addio nel primo mese dell’anno per il Movimento.

Un paio di giorni fa, a salutare definitivamente il Movimento era stato il deputato nazionale catanese Santi Cappellani che aveva motivato la propria scelta con una mail, nella quale diceva “non avrebbe senso rimanere in una squadra in cui non ci si riconosce più”. Per Cappellani, il M5s in Sicilia “è in preda all’anarchia, non vi è una linea comune, molto spesso, e senza confronto, vengono prese posizioni contro i nostri stessi alleati di governo e contro le azioni dei nostri stessi ministri. Gli amministratori locali sono abbandonati a se stessi. E mi fermo qui“. E un altro catanese, il senatore Mario Michele Giarrusso, da tempo ormai ha più che un mal di pancia rispetto alla linea nazionale del M5s e si è spesso lasciato andare a dichiarazioni di fuoco nei confronti di chi guida il movimento.

Per non dimenticare l’espulsione del giornalista Gianluigi Paragone  ‘cacciato‘ per aver votato contro la legge di bilancio e per non essersi allineato all’accordo con il Pd. Proprio il giornalista il 17 gennaio sarà – guarda caso – a Catania al Camping Jonio per incontrare i cittadini e i suoi sostenitori. Il titolo dell’incontro? “Rimettiamoci in Movimento”.

Paragone vorrà formare un nuovo movimento antagonista ai 5 Stelle? Con quale esponente 5 Stelle si incontrerà a Catania? Ancora è presto per dirlo. Certo è che il movimento ha perso il suo smalto e qualche parlamentare all’Ars starebbe meditando di “abbandonare la nave“. Nel frattempo, bocche cucite da parte dei deputati regionali del Movimento 5 Stelle in merito all’ipotetica ‘diaspora’. Anche se qualche grillino, alla domanda sulla formazione di un nuovo gruppo parlamentare, non usa un ‘No’ categorico ma adopera espressioni del tipo “ancora no”.

In attesa di capire chi e quanti sono i possibili transfughi dal Movimento all’Ars, un dato che accomuna l’asse tra Roma e Palermo è quello relativo alle rendicontazioni. Cioè quanti parlamentari hanno restituito parte del proprio compenso – come il Movimento chiede  – e hanno pubblicato le cifre sul sito Tirendiconto.it. Come nel parlamento nazionale, infatti, anche in Sicilia c’è qualche ’sbadato’ indietro con le restituzioni di parte dello stipendio: c’è chi per tutto il 2019 non ha rendicontato nulla, come Sergio Tancredi. Dal febbraio 2019 non avrebbe rendicontato Elena Pagana, mentre da luglio dell’anno scorso non risulterebbe nessuna rendicontazione per Luigi Sunseri, Francesco Cappello, Angela Foti, Josè Marano e Stefania Campo.

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