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Barcellona, carcere nel degrado. “Scarsa igiene e organico carente”, denuncia al Dap

mercoledì 22 Marzo 2017

Una caserma in condizioni di degrado, priva di sala tv e di spazi destinati alla lettura e alle attività ricreative, nessun locale adibito a palestra; luoghi di lavoro carenti in termini di igiene e salubrità e un organico insufficiente a coprire le necessità di una struttura di 58 mila metri quadri, caratterizzata da aree comuni e verdi molto estese e da numerosi locali potenzialmente idonei ad ospitare momenti di socialità e iniziative scolastiche, ludiche, culturali e religiose.

Armando AlgozzinoÈ la fotografia scattata da una delegazione della Uil Pubblica Amministrazione Polizia Penitenziaria, capeggiata dal segretario generale  Angelo Urso e composta da Armando Algozzino e Francesco Barresi, rispettivamente segretario nazionale e regionale, nell’ambito di una visita presso gli ambienti di lavoro nei quali è impiegato il personale di Polizia penitenziaria in servizio all’Istituto di Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, recentemente interessato dalla trasformazione in casa circondariale, dopo avere ospitato per decenni l’ospedale psichiatrico giudiziario più grande d’Italia.

 

Prosegue dunque l’impegno del sindacato nella verifica delle condizioni di lavoro presso le strutture penitenziarie siciliane, che, in questo caso, come si legge in una nota siglata da Urso, ha messo in luce “la necessità di provvedere in tempi rapidi alla ristrutturazione della caserma, utilizzata da numerosi poliziotti pendolari, e alla sistemazione degli spazi potenzialmente idonei ad accogliere attività sociali e ricreative, affinché ognuno possa esprimere il meglio di sé, in un ambiente lavorativo positivo e all’insegna del coinvolgimento del personale”.

Una necessità che si affianca a quella, più volte sottolineata da Algozzino anche in merito ad altre strutture isolane, di potenziare l’organico le cui carenze genererebbero, secondo gli esponenti della Uil, “gravi ripercussioni sui livelli di sicurezza della sede, che attualmente ospita 200 detenuti dislocati in 6 reparti detentivi, le cui caratteristiche di vastità e dispersione strutturale richiedono grande attenzione, considerata anche l’assenza di apparati tecnologici di supporto, così come non vi è una sentinella né tanto meno un servizio di pattuglia automontata che controlli il perimetro dell’istituto stesso”.

 

Un appello che la UilPa ha rivolto, tra gli altri, sia ai vertici del Dap che a quelli dell’Istituto, sollecitando la realizzazione di interventi finalizzati alla messa in sicurezza della sede, con particolare attenzione rivolta al muro di cinta, ai cancelli di sbarramento e ai sistemi di sorveglianza remota.

“Ritengo – spiega il segretario generale Urso – che via sia stato un errore di fondo nella scelta di trasformare l’Istituto in una Casa Circondariale: considerata l’estensione territoriale, simile a quella di realtà quali Opera, Torino, Bollate e Secondigliano, sarebbe stato molto più utile farne una casa di reclusione per soggetti con fine pena relativamente brevi da impiegare in attività lavorative di tipo artigianale, sviluppando i reparti detentivi ‘in verticale’ per potenziare la capienza del carcere” .

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