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Bocciata Legge in Sicilia, Forum per l’acqua pubblica: “Regione inadempiente sull’applicazione della norma”

venerdì 5 Maggio 2017

Gli articoli della legge 19/15 giudicati incostituzionali dalla Corte sono gli stessi che il Presidente Crocetta e l’Assessore Contraffatto hanno voluto inserire, come emendamenti al testo di legge esitato dalla IV Commissione ambiente ARS, in fase di approvazione in Assemblea Regionale“. Il Forum siciliano per l’acqua pubblica ha preso molto male la sentenza di oggi della Corte Costituzionale che ha bocciato la riforma dell’acqua scritta dal Parlamento siciliano ma che nasce su iniziativa popolare. Con la sentenza di oggi tornano in campo i privati in barba anche al famoso e ormai dimenticato referendum sull’acqua. “L’Isola deve adeguarsi alle norme nazionali, – si legge nella sentenza della Corte Costituzionale – senza favorire le imprese pubbliche“.

Sentenza che non convince affatto il Forum per l’Acqua pubblica nato nel 2006 prima a livello nazionale e poi in regione. “Avevamo già scritto che i due articoli sembravano messi apposta per dare l’opportunità di far impugnare la legge a Renzi come è infatti avvenuto. – Continua la nota che commenta con toni duri la sentenza ma ancor di più le modalità di gestione della Regione siciliana  – La disparità di trattamento per la durata della gestione tra pubblico e privato e la determinazione delle tariffe in ambito regionale, cassati dalla legge, erano scontati; tutti conoscono le leggi nazionali ed europee a tutela della concorrenza e che è di competenza dell’AEEGSI, su proposta delle Autorità d’Ambito, e non della Giunta regionale il sistema tariffario“. Non dimentichiamo che in Italia si è votato perché l’acqua rimanesse pubblica e anche per non far avere profitti ad eventuali gestori privati, “Referendum che è stato boicottato e aggirato dalla politica nazionale e regionale” dice Antonella Leto, una delle fondatrici del Forum per l’acqua pubblica.

“Quello che il Governo Crocetta non ha voluto difendere, rinunciando guarda caso a costituirsi come parte resistente all’impugnativa di Renzi, – continua la nota – è la possibilità delle gestioni dirette e la costituzione dei sub-ambiti da parte dei comuni, bocciate dalla Corte in funzione dalla modifica introdotta all’art. 149 bis del d.lgs 152/2006, che introduce l’unicità di gestione in luogo dell’unitarietà. Questa possibilità, a nostro parere, sarebbe rimasta del tutto legittima se la legge avesse interessato l’intero patrimonio idrico regionale per tutti gli usi, anche irrigui ed industriali, e non solo per l’idropotabile, così come era previsto dalla proposta di legge di iniziativa Popolare e dei Consigli Comunali di cui la legge 19/15 è figliastra. Il paradosso invece è che la sentenza della Corte risulta avversa alle gestioni dirette facendo perno proprio sull’art. 14 dello Statuto autonomo che affiderebbe competenze esclusive in materia di acque pubbliche alla Regione, dando un’interpretazione riduttiva anziché espansiva dell’articolo 14 e dell’Autonomia al contrario di quanto avvenuto per le province autonome di Trento e Bolzano che hanno rafforzato nel proprio Statuto la competenza sull’idrico“.

Quella che abbiamo avuto di fronte è una Regione autistica ed asservita alla logica neoliberista di privatizzazione promossa a livello nazionale, – incalzano dal Forum – incapace di rispondere alla volontà Popolare e dei Comuni siciliani che hanno lottato negli ultimi 10 anni per l’Acqua Pubblica e che hanno trovato negli ultimi tre governi regionali un muro di gomma. La legge regionale 19/15, anche spogliata degli articoli cassati dalla Corte, resta una legge per la ripubblicizzazione delle Acque. Se in questi due anni si è temporeggiato in attesa della sentenza ora bisogna correre per non vedersi servire qualche ulteriore polpetta avvelenata di cui si ha già sentore. Ai sindaci riuniti nelle ATI il compito di definire la gestione pubblica e partecipativa delle acque in Sicilia, di rescindere i contratti con i gestori privati, di pretendere dal Presidente e dall’Assessore l’applicazione della legge. Come movimenti continueremo a lottare affinché la volontà popolare venga rispettata e faremo valutare ai nostri legali possibili interventi sulle inadempienze della Regione in merito all’applicazione della legge”.

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