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Candidature Pd: “Caro Matteo ora tocca a te. A Caltanissetta puoi umiliarci o rispettarci”

mercoledì 17 Gennaio 2018

Continuano gli appelli del Pd di Caltanissetta sulla scelta dei candidati per le prossime elezioni politiche. Dopo le polemiche relative alla più che probabile ricandidatura di Daniela Cardinale, figlia del plenipotenziario Totò, il vice segretario provinciale del Pd di Caltanissetta, Giuseppe Lucchese, ha inviato una lettera al segretario del Partito democratico Matteo Renzi per rivolgergli l’ennesimo accorato appello.

“Caro Matteo ora tocca a te. Puoi umiliarci o rispettarci. Puoi scegliere il Gattopardo o puoi scegliere il Popolo. Una cosa è certa, che quella striscetta di terra a forma di clessidra laggiù in fondo alla cartina, ciò che sceglierai adesso non lo scorderà mai“. A rischio l’impegno elettorale della base a Caltanissetta e provincia.

Ciao Matteo,
dicono che da una tua imminente decisione potrebbe dipendere un bel pezzo di futuro per quella striscetta di terra a forma di clessidra, laggiù in fondo alla cartina del Rosatellum: collegio elettorale Sicilia 1-04 per i cinici, “Casa” per un intero Popolo, il mio.

Laggiù in fondo, a dire la verità, casa nostra può capitarti di trovarla spesso. In fondo alla classifica delle province italiane sulla qualità della vita (92° posto) per esempio, o a quella sul Pil pro capite (103°), o sul tasso di occupazione giovanile (98°), o peggio ancora su quello femminile dove siamo addirittura fanalino di coda, proprio come sul versante delle presenze turistiche, del resto.

Già, perché non sono in tanti a venire da queste parti, ma sono in troppi ad andarsene via: circa due mila persone ogni anno, per l’esattezza. Immagina un intero paese come Montedoro o Resuttano che scompare nel nulla dopo ogni countdown di San Silvestro del Carlo Conti di turno.
A volte i numeri mettono i brividi, ma niente come i numeri riesce a fotografare il presente. Soprattutto quando è così duro, come quaggiù in fondo.
Ma se il presente è una ferita aperta che non smette di sanguinare, per capire davvero questa gente, bisogna conoscerne il passato, la Storia.

Poche righe marginali nell’ignobile romanzo del Mezzogiorno d’Italia, che però lo raccontano tutto.
Leonardo Sciascia, che qui si è formato sino a diventare il “Leonardo Sciascia” che si studia oggi a scuola, per esaltare il fermento culturale della Caltanissetta degli anni ’30 e ’40 volle ribattezzarla “la piccola Atene”, ma cento e più anni di eroiche epopee e lotte popolari hanno finito per forgiare un carattere ed un temperamento che riportano alla mente un’altra città greca, Sparta. Perché sarà anche sventurato come pochi altri questo Popolo, ma vigliacco no, non lo è stato mai. Al contrario, è un Popolo geneticamente avvezzo alle battaglie per l’affermazione dei propri diritti, poiché ha versato tante lacrime e troppo sangue nella trincea del progresso civile e sociale. Ad ogni singolo passo in avanti che ha saputo compiere, ad ogni conquista che è riuscito ad ottenere, infatti, corrisponde una pagina di raro coraggio. Si è battuto su colline e terreni brulli sfidando l’egoismo dei proprietari terrieri ed il piombo dei loro campieri; si è battuto al buio delle gallerie sotterranee quando lo zolfo valeva più della vita dei propri figli e molto spesso se la portava via; si è battuto per strada, alla luce del sole, contro la violenza della peggiore mafia che proprio in mezzo a queste campagne è nata; si è battuto in raffineria al fianco di quegli operai petrolchimici costretti per decenni a barattare pane per veleno.
Si è battuto in silenzio, nell’indifferenza di tutti, ma non si è arreso mai.

Ecco Matteo, se qualcuno ti ha presentato questa provincia come un concentrato di servilismo e rassegnazione ti ha mentito.
Se ti ha raccontato di un Popolo supinamente sottomesso alle fauci ingorde dell’ultimo gattopardo rimasto in circolazione, ti ha ingannato.
Oggi questo Popolo ha uno spasmo di dignità e rivendica soltanto il diritto di decidere della propria sorte. Decine di ragazze e ragazzi, di donne e uomini, che hanno sempre creduto nel tuo irriverente impeto di cambiamento aspettano un segnale. Aspettano di capire se tutto il rumore di questi giorni sarà stato vano o sarà servito a spalancare un nuovo sentiero di libertà.

Caro Matteo ora tocca a te. Puoi umiliarci o rispettarci.
Puoi scegliere il Gattopardo o puoi scegliere il Popolo.
Una cosa è certa, che quella striscetta di terra a forma di clessidra laggiù in fondo alla cartina, ciò che sceglierai adesso non lo scorderà mai.

Giuseppe Lucchese

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