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Caravaggio, a Siracusa si racconta l’«indicibile»

mercoledì 17 Maggio 2017

Nella Galleria Regionale di Palazzo Bellomo di Siracusa, giovedì 18 maggio si racconta l’ «indicibile». In occasione della Giornata Internazionale dei Musei promossa dall’Icom (International Council of Museums), che per l’edizione di quest’anno ha come tema «Musei e storie controverse, Raccontare l’indicibile nei musei», il direttore del museo Lorenzo Guzzardi ha organizzato una conferenza, dal titolo «Il Caravaggio errante», in cui un’importante parterre di relatori farà il punto sulle condizioni conservative e sulle strategie di valorizzazione del Seppellimento di S. Lucia del Caravaggio.

Tra questi la soprintendente Rosalba Panvini, il prefetto Giuseppe Cataldo, in quanto il dipinto è di proprietà del Fec (Fondo edifici di culto del Ministero dell’Interno), Stefano Biondo, direttore del Centro per il Restauro di Palermo, Guido Meli, già direttore di quest’ultimo istituto all’epoca delle ultime indagini diagnostiche sul dipinto, oggi coordinatore regionale Icom, il restauratore Franco Fazzio e gli storici dell’arte Paolo Giansiracusa (Accademia di Belle Arti di Catania) e Silvia Mazza (Il Giornale dell’Arte), che oltre a partecipare al dibattito, offrirà un’inedita lettura iconografica del capolavoro dell’ultimo Caravaggio.

L’evento trae spunto dalla proposta di quest’ultima affinché con il no al prestito del Seppellimentoal G7 di Taormina non lo si riconsegnasse alla condizione di provvisorietà che perdura ormai da sei anni, per cui l’opera è esposta nella chiesa di S. Lucia alla Badia in piazza Duomo, in attesa che nella chiesa di provenienza, S. Lucia al Sepolcro, siano create le condizioni ambientali più idonee per riaccogliere il dipinto delicatissimo. L’invito, però, è anche a tenere accesi i riflettori sulla segnalazione fatta dalla stessa giornalista, raccogliendo la testimonianza di Fazzio (www.ilgiornaledellarte.com/articoli/2017/4/127626.html)di una macchia sospetta sul retro della tela.

Si cercherà, quindi, di stabilire se siano necessarie nuove indagini diagnostiche, in particolare proprio per accertare la natura di questa macchia, e verificare le sue condizioni a dodici anni da quando fu rilevata nella campagna allora condotta dal CRPR, ma anche di appurare quali siano le reali condizioni ambientali della chiesa al Sepolcro, oggetto recentemente di un intervento di restauro proprio nell’abside sul cui altare era collocato il dipinto, come pure della chiesa che attualmente lo accoglie e che non sembra offrire parametri conservativi migliori.

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