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Caso Yedego. Il testimone compare in aula ma continua l’equivoco fotografico

martedì 17 Gennaio 2017
Sulla sinistra l'imputato e al centro e a destra il trafficante Mered Medhanie.

Giunge in aula il collaboratore di giustizia individuato dalla Procura di Roma sul presunto trafficante eritreo Mered Medhanye Yedego. Dietro a un paravento, ha deposto stamane Nuredine Wahabrebi Atta nel processo che si sta svolgendo dinanzi ai giudici della quarta sezione del Tribunale di Palermo. La schermaglia tra i pm, Gery Ferrara e Claudio Camilleri e l’avvocato Michele Calantropo, non è stata – come al solito – sulle imputazioni dell’accusato, ma sulla sua identità. Secondo la Procura l’uomo arrestato è Yedego, mentre per la difesa si tratta di è un profugo di 29 anni che risponde al nome di Medhanie Tesfamariam Berhe. La deposizione del collaboratore di giustizia non è servita a chiarirlo. Atta, arrestato nell’operazione Glauco 2, ha ribadito quanto già detto ai pm: la fotografia con i capelli lunghi e crocifisso (riportata nel profilo Facebook di Mered Medhanye Yedego) inquadra Habdega Asghedom, persona che il collaborante ha detto di avere incontrato a Catania a febbraio 2014. Inoltre, Atta ha detto di non conoscere l’imputato presente in aula.

Per la Procura questo è un punto a suo vantaggio perché attesta che la fotografia con il crocifisso non è in realtà quella di Mered Medhanye Yedego, cosa dimostrata anche dal fatto che nel febbraio 2014 il ricercato sarebbe stato intercettato in Sudan e non a Catania. Di parere diametralmente opposto la difesa. Secondo Calantropo la foto fatta vedere ad Atta è quella del vero trafficante, che aveva numerosi alias. Inoltre, nel febbraio 2014 non ci sarebbero intercettazioni perché sarebbero partite successivamente. Continua quindi lo scontro tra Procura e difesa.

Intanto, è stata presentata un’interrogazione parlamentare al Ministro dell’Interno dal deputato di Sel Erasmo Palazzotto che chiede di sapere “quali siano state le procedure eseguite al momento dell’arrivo in Italia per accertare la reale identità dell’uomo arrestato in Sudan; se le autorità di polizia abbiano, anche alla luce dei fatti riportati dalla stampa, proceduto ad ulteriori accertamenti in merito all’identità dell’uomo attualmente agli arresti nel nostro paese”.

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