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Castello di Schisò, operazione culturale o danno erariale?

sabato 24 Novembre 2018
castello di Schisò

E dire che non si trattava di fatti risalenti al Governo precedente, ma del primo atto di politica culturale del Governo Musumeci. E, invece, sono bastati pochi mesi perché la memoria di come siano andate le cose venisse rimossa nell’ora del taglio del traguardo. È stato, invece, Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia, a ricordare i chiarimenti che chiedevo nel maggio scorso (LEGGI QUI), in merito al nuovo valore immobiliare del Castello di Schisò (Giardini Naxos) stabilito dal Tribunale di Messina, dopo aver annullato l’aggiudicazione all’asta del 20 dicembre precedente.

La cifra era di 1.615.000,00 euro, con un ribasso del 25% rispetto alla base d’asta: prezzo molto vantaggioso per la Regione, che era pronta, come da mio suggerimento all’allora assessore Vittorio Sgarbi, a esercitare la prelazione, dopo aver abbandonata l’ipotesi della prima ora di partecipare all’asta e al suo probabile gioco al rialzo.

schisòPrezzo molto meno vantaggioso, evidentemente, per i proprietari dell’immobile, i Paladino, che avevano poi fatto ricorso, chiedendo di annullare la vendita. Richiesta accolta il 12 marzo scorso dal Tribunale di Messina, dinnanzi al quale è pendente la procedura di vendita senza incanto, che ne aveva, quindi, disposto la “sollecita ripresa”.

In questa ordinanza avevo rilevato alcuni passaggi poco chiari. Il magistrato, infatti, aveva ritenuto “congruo” determinare il nuovo prezzo a basa d’asta a € 4.100.000, 00, per stabilire il quale aveva individuato come “utile parametro l’ammontare dello stanziamento all’uopo di recente disposto dal Parco Archeologico di Naxos”. Ecco, il punto era proprio questo: di quale somma si trattava? Se il magistrato quantificava il nuovo valore di mercato sulla base di un documento del Parco relativo a uno stanziamento di € 3.413.473,00 finalizzato “all’acquisto del Castello”, dall’altra ne citava un altro in cui l’importo di 1.615.000,00 corrispondeva esattamente a quella con cui l’immobile era stato aggiudicato all’asta.

Insomma oltre il doppio, con la nuova base d’asta di 4,1 milioni, raddoppiata pure rispetto a quella del dicembre scorso. Avevo, quindi chiesto alla direttrice del Parco, Vera Greco, a cosa si riferisse la somma di 3.413.473,00 euro, ottenendo la risposta che “a questa Direzione non risulta che sia stato stanziato questo importo. La cifra, invece, come risulta dalla stessa Determinazione del 30.12.2017 citata dal giudice, è di 1.615.000,00”. Dal momento che venivano tirati in ballo documenti del Parco, rivolgevo, quindi, il mio appello proprio al nuovo Assessore Sebastiano Tusa affinché confermasse, con la Direttrice, che le somme stanziate erano quelle, fornendo così il corretto parametro, dato che su di esso il giudice aveva deciso di valutare il Castello.

Veniamo, quindi, ai fatti recenti. Adesso che il monumento è stato acquistato dalla Regione proprio a una cifra raddoppiata, torno a chiedermi se siano stati poi fatti quegli accertamenti. Perché l’Assessore Tusa rassicura che la nuova valutazione fatta “dal Dipartimento Regionale Tecnico dell’Assessorato regionale delle Infrastrutture e della Mobilità della Regione, si basa su parametri di estimo oggettivi con una lunga relazione ampiamente circostanziata”, ma coincidenza vuole che questa valutazione abbia finito per restituire una cifra, 3,42 milioni, che corrisponde proprio ai 3,41 milioni di quel fantomatico stanziamento del Parco menzionato nel marzo scorso dal giudice.

E che, per altra coincidenza, si tratta proprio delle somme necessarie all’“estinzione delle passività gravanti sull’immobile e la chiusura della procedura esecutiva immobiliare pendente innanzi al Tribunale Civile di Messina per l’esecuzione”, come si legge nella determinazione del Direttore del Parco del 5.11.2018. Ora, se è evidente che non sia nell’interesse pubblico, ovvero delle tasche dei cittadini, estinguere i debiti di un privato, mi chiedo perché la Regione non abbia, invece, scelto di «stare a guardare» come vantaggiosamente aveva fatto per la prima asta.

È, infatti, così azzardato prevedere che sarebbe andata deserta sulla base di 4,1 milioni, dato che c’era stato un unico partecipante alla prima, benché la cifra fosse della metà (2,1 milioni)? Si sarebbe andati alla successiva asta con un prezzo inferiore. Insomma, il rischio di perdere il bene non c’era, date le importanti somme stanziate dal Parco, evidentemente valide anche per esercitare la prelazione. Buone, invece, le probabilità di risparmiare. E stiamo facendo, comunque, considerazioni sulla base di una valutazione dell’immobile fatta da uffici regionali che, dicevamo, collima con quella, tutta da chiarire, del Tribunale.

Bisogna, poi, intendersi, quando la Greco ha dichiarato qualche giorno fa che “la cifra è sensibilmente più bassa della base d’asta”, si riferisce alla seconda asta da 4,1 milioni, e non alla prima da 2,1 milioni, aggiudicata e annullata. Vorrei anche ricordare che allora Sgarbi fissò pure un tetto, oltre il quale non sarebbe andata la Regione nell’esercizio della prelazione: “L’asta è andata molto più bassa delle previsioni. Se fosse andata a una cifra più di 2 milioni e 800 mila euro non avremmo avuto i fondi per acquisire il bene”, aveva dichiarato. Tant’è, oggi li si è trovati.

E perché l’Assessore Tusa il 12 novembre scorso alla Conferenza al Museo Orsi di Siracusa (curata da chi scrive) aveva preannunciato la firma per l’acquisto del castello per il 7 dicembre se, invece, la si sarebbe apposta la settimana dopo? Peraltro non alla sua presenza, pur trattandosi di un evento, atteso da decenni, di quelli a cui difficilmente la politica si sottrae? E come mai a quella firma c’era ancora, dopo oltre un anno, un commissario straordinario del Parco di Naxos nominato dal Governo Crocetta?

Vale forse la pena recuperare la dichiarazione all’insegna della responsabilità che mi rilasciò, parlando di se stesso, sempre nel maggio scorso, proprio questo commissario, l’avv. Giuseppe Valentino: “Occorre procedere alla immediata revoca del commissariamento del parco privo di giustificazione politica e palesemente illegittimo sul piano giuridico. Questo onde procedere al più presto alla nomina del comitato tecnico-scientifico, organo previsto dalla L.R. 20/2000”.

Un danno erariale evitato, commentavo dopo l’asta del dicembre scorso, a proposito di quella che fin dal principio è stata un’acquisizione controversa. Ci auguriamo che sia ancora così, affinché un evento di grande rilievo per il patrimonio siciliano, che si attendeva da decenni, e che grazie all’impegno dell’Assessore Tusa si è finalmente concretizzato, non finisca per essere oscurato dalle polemiche.

 

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