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Comuni siciliani in dissesto, Papatheu chiede “un tavolo urgente Stato-Regione”

giovedì 6 Dicembre 2018
Urania Papatheu e Barbara Lezzi

L’appello del Governo Musumeci ad un sostegno immediato dello Stato per salvare i Comuni siciliani dal dissesto trova subito una sponda istituzionale nella senatrice siciliana di Forza Italia, Urania Papatheu che ha presentato un’interrogazione urgente al premier Giuseppe Conte e ai Ministri dell’Economia e delle Finanze e per il Sud, Giovanni Tria e Barbara Lezzi, per chiedere la convocazione immediata di un tavolo di confronto tra l’Esecutivo e la Giunta siciliana.

“Attualmente 63 Comuni della Sicilia risultano a rischio fallimento spiega la senatrice Papatheu -. Nel corso di questi ultimi 6 anni 35 municipalità hanno già dichiarato lo stato di pre-dissesto, mentre 28 quello di dissesto. La problematica concerne indistintamente sia i grandi che i piccoli centri e nel complesso coinvolge 1,4 milioni di cittadini. Tra i Comuni a rischio default rientrano le città di Catania e Messina, ed in tal senso ho avuto modo di raccogliere a più riprese la comprensibile preoccupazione del sindaco di Catania, Salvo Puglisi, ed anche quella del primo cittadino di Messina, Cateno De Luca”.

“Ho presentato formale richiesta al Governo Contecontinua Papatheu – per sapere se intende convocare con urgenza un tavolo di confronto con il Governo siciliano, al fine di condividere la previsione immediata di misure finalizzate a consentire e sostenere il risanamento dei Comuni in predissesto e dissesto, determinando in tal modo le condizioni essenziali per il riequilibrio ed il rilancio del tessuto economico della Sicilia. Ed anche per sapere nella redigenda legge di bilancio per il 2019, il Governo intende individuare nell’ambito delle misure per il Sud un apposito fondo “salva Comuni” con un sostegno economico per la salvaguardia ed il consolidamento degli equilibri di bilancio degli enti locali siciliani”.

La Regione Siciliana sta facendo la propria parte e, anche a seguito di un confronto con una delegazione di sindaci, si è registrata in questi giorni la creazione di un apposito fondo, che mobilita 20 milioni di euro a favore dei Comuni in dissesto. “La finanza locale, tuttavia – evidenzia Papatheu -, è materia di competenza dello Stato e non è più rinviabile anche un intervento del Governo centrale per evitare che gli enti siciliani vadano in default. Ad aggravare ulteriormente la situazione, nel corso degli ultimi anni, la drastica riduzione dei trasferimenti statali verso i Comuni e un prelievo forzoso per le ex Province regionali che quest’anno è stato quantificato in 277 milioni di euro. Pertanto, soltanto con un valido e collaborativo concorso dell’Esecutivo nazionale il problema può essere affrontato e risolto“.

Nella fase di grave sofferenza economico-finanziaria in cui versa la quasi totalità degli enti locali siciliani, si ravvisa a parere dell’interrogante “l’esigenza non rimandabile di misure correttive e provvedimenti urgenti atti a porre rimedio ad una condizione alla quale concorre l’insostenibilità per i Comuni di far fronte ad imposizione di tasse elevate ad aliquote massime, servizi ormai ridotti all’osso, perduranti ritardi nel pagamento degli stipendi del personale e centinaia di migliaia di euro di debiti nei confronti di altri enti ed imprese fornitrici di beni e servizi”.

Al momento, ricordiamo, i Comuni in predissesto sono: Campobello di Licata, in provincia di Agrigento; San Cataldo, in provincia di Caltanissetta; Adrano, Catania, Linguaglossa, Mazzarrone, Randazzo, Riposto, Tremestieri Etneo, in provincia di Catania; Centuripe e Leonforte, in provincia di Enna; Barcellona Pozzo di Gotto, Ficarra, Galati Mamertino, Giardini Naxos, Itala, Messina, Motta Camastra, Santa Domenica Vittoria, Sant’Alessio Siculo, Taormina, Terme Vigliatore, Villafranca Tirrena, in provincia di Messina; Belmonete Mezzagno, Caccamo, Partinico, Piana degli Albanesi e Ustica, in provincia di Palermo; Modica, Monterosso Almo, Pozzallo e Scicli, in provincia di Ragusa; Avola, Pachino, Rosolini in provincia di Siracusa;

catania
Salvo Pogliese, sindaco di Catania

Risultano, invece, in dissesto i Comuni di: Aragona, Casteltermini, Favara e Porto Empedocle (Agrigento); Mussomeli, Sommatino, Giarre, Mirabella Imbaccari, Palgonia, Scordia e Vizzini (Catania); Barrafranca (Enna); Brolo, Mazzarà Sant’Andrea, Milazzo, Scaletta Zanclea, Tortorici (Messina); Bolognetta, Borgetto, Carini, Casteldaccia, Cefalù, Cerda, Monreale (Palermo); Agate (Ragusa); Augusta, Cassaro e Lentini (Siracusa).

“Se le citate municipalità non riusciranno a ridurre drasticamente le uscite e rispettare i piani di riequilibrio – conclude Papatheu -, per loro si attiveranno le procedure di fallimento, con conseguenze nefaste per il personale, i cittadini e i creditori e con riflessi altamente negativi sulla popolazione residente, che sarà costretta a subire un incremento delle imposte e dunque della già gravosa tassazione a proprio carico. Il dissesto finanziario non può, altresì, esser equiparato al fallimento di un’impresa privata, poiché per l’ente locale non può esservi una forzata cessazione della sua attività, e gli oneri pregressi (compresi i residui attivi e passivi non vincolati) vengono estrapolati dal bilancio comunale e passano alla gestione straordinaria. In tal caso, le imposte e le tasse locali vengono innalzate nella misura massima consentita e la deliberazione di dissesto, non revocabile, ha efficacia per cinque anni. Pertanto tale scenario va scongiurato“.

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