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“Dare continuità all’integrazione vera dopo i 18 anni”. L’appello di Isola Quassùd [Gallery]

sabato 20 Gennaio 2018

Sono arrivati ancora minorenni con i barconi della speranza rischiando la vita. Alcuni ancora neonati, altri bambini o adolescenti. Sono andati a scuola, hanno imparato l’italiano, hanno frequentato corsi di recitazioni, fatto sport presso gruppi locali … . In altre parole hanno intrapreso un percorso di integrazione sociale e culturale autentico, ma quando raggiungono la maggiore età questo cammino viene bruscamente interrotto

E’ quanto accade nel nostro Paese a migliaia di ragazzi immigrati. Per legge potrebbero chiedere una proroga per rimanere nelle comunità che li hanno accolti e seguiti fino a 21 anni, ma nella maggior parte dei casi ricevono il foglio di via. Una volta compiuti i 18 anni di età, infatti, la retta giornaliera sostenuta dal Ministero dell’interno passa alla competenza dei Comuni, che per mancanza di risorse non riescono a stanziare le somme necessarie. Per la maggior parte delle comunità alloggio la scelta è obbligata.

Una situazione inaccettabile, spiega Emanuela Pistone, regista e presidente dell’associazione Isola Quassùd che da anni porta avanti dei progetti sull’intercultura. Tutto nacque all’indomani del naufragio, nell’agosto del 2013, di un barcone a poche centinaia di metri dalla playa di Catania nel quale persero la vita sei bambini egiziani. “Quella tragedia sconvolse la città”, ricorda Emanuela. I giovani superstiti cominciarono a frequentare le attività dell’associazione, dapprima come spettatori e successivamente come protagonisti.

Nacque così una compagnia teatrale, la Liquid Company, composta per il 90% da ragazzi stranieri che avevano vissuto l’esperienza del viaggio nel deserto e in mare. “Man mano l’attività associativa da attività ludico-ricreativa è diventata per loro un impegno importante per misurarsi con se stessi, per imparare ad esprimersi e a interagire con il mondo circostante per loro inedito”, continua Emanuela Pistone.

“Abbiamo iniziato a lavorare in maniera professionale – continua la regista – e grazie al lavoro svolto siamo riusciti ad ottenere importanti riconoscimenti ministeriali. Inoltre, tra mille difficoltà e per quanto possibile, faccio in modo che i ragazzi percepiscano un compenso”. Nel frattempo presso la sede dell’associazione è stato creato un home restourant nel quale i ragazzi, con l’aiuto di personale esperto, propongono i piatti della loro terra. Un’attività sporadica riservata di solito il venerdì sera ai soci.

“Quando arriva un decreto di trasferimento o di espulsione è un colpo al cuore, tutto quello che di buono è stato fatto rischia di essere vanificato, perchè seppur maggiorenne un ragazzo di 18 anni ha ancora bisogno di essere accompagnato nel suo percorso di crescita. Si tratta di storie, relazioni sociali e affettive che non possono essere spezzate così. Bisogna dare continuità”, spiega Emanuela che proprio fino a poche settimane fa, insieme al marito, aveva ospitato a casa due ragazzi presi in affido lo scorso anno.

Per affrontare il problema l’associazione Isola Quassùd e tante altre realtà che operano nel campo dell’integrazione stanno organizzando un forum a Catania, il 27 gennaio prossimo, presso il Campo San Teodoro di Librino. L’iniziativa si inquadra nell’ambito del percorso tracciato dal primo forum nazionale sul tema tenutosi a Roma, nel dicembre scorso, e che è stato animato dal documentario del regista Andrea Segre l’Ordine delle Cose. Una delegazione sarà ricevuta dal Parlamento europeo il 31 gennaio con l’obiettivo di trovare una soluzione.

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