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Calamita o calamità? Renzi affonda il traffico di Palermo e trascina la città nel caos

venerdì 2 Dicembre 2016
Matteo Renzi

Matteo Renzi blocca Palermo. Calamita i suoi elettori o è una “calamità” per Palermo?  Come sempre “Il problema è il traffico“, così lo zio avvocato si rivolge a Roberto Benigni, alias Dante, nella celebre scena del film “Johnny Stecchino“. Come un flipper impazzito la città va in tilt all’improvviso. Autobus deviati dalle loro rotte puntano sull’asse del porto, dove troveranno gli ostacoli dei cantieri a cielo aperto. Una follia collettiva di caos e confusione che fa venir voglia di gridare “No”. Via Libertà è transennata da due blocchi stradali dei Vigili Urbani che ostacolano l’accesso da Piazza Croci e da via Siracusa. Si passa solo dalla minuscola arteria parallela, ingolfata come non mai in direzione di Piazza Castelnuovo e libera, deserta, nel senso opposto. Perché anche Piazza Sturzo è bloccata. Come frecce impazzire gli autobus cambiano la traiettoria all’improvviso. Si svolta a sinistra a Piazza Croci. Alla fermata dell’autobus la gente è spaesata, non sa se aspettare qualcosa che forse non arriverà o se cominciare a fare strada, la parte finale di via libertà è chiusa al traffico, e la parallela in direzione piazza politeama è un tappeto di macchine infuriate. “Chistu è ‘u rialo ru signor Renzi” , sbraita infuriato un vecchietto che passa il tempo nell’attesa infinita della linea 731.

In direzione opposta, il deserto. Lato mare i lavori in corso, sempre uguali ma sempre diversi, non offrono vie di fuga ma solo ulteriori ansie ai piloti palermitani. I percorsi degli autobus cambiati da un momento all’altro: “Credo di non potere prendere via Libertà adesso, ma non lo so per certo“, afferma un conducente arrivato a quattro metri dall’incrocio incriminato. I controllori dell’ Amat e le guardie giurate della KSM, novità dell’ultim’ora sui mezzi di trasporto cittadini, non sanno cosa dire e sembrano più spaesati dei cittadini che cercano risposte invano.

Da Piazza Politeama non si passa neanche a piedi. “Avevo un appuntamento con un cliente nell’albergo di fronte al Teatro – racconta Mario, un consulente finanziario – non mi hanno fatto passare, mi è stato detto di tornare dopo. Ho chiesto, dopo quando? Hanno fatto spallucce“. Tempi indefiniti per liberare Palermo dalla morsa del traffico e dalla gioiosa macchina referendario. Palermo, come del resto il Paese, possono attendere. I dati di percorrenza chilometrica del premier in versione referendaria li ha forniti ieri sera Corrado Formigli a Piazzapulita. Nelle ultime settimane ha percorso 6900 chilometri per tessere le lodi del referendum. 24oo quelli dedicati all’attività da premier. Una consistente parte di questa percorrenza è stata dedicata alla Sicilia ed a Palermo. Con il caos addizionale che oggi raccontiamo.

Questo è l’effetto di Matteo Renzi a Palermo, a due giorni dal voto più importante della sua carriera, giunto nel teatro Politeama, a Palermo, per l’iniziativa referendariaInsieme si cambia. Basta un Sì’.

Da calamita, in quanto principale attrattiva della città, a calamità il passo è stato breve: la gente, con questi disagi, anche volendo andare al comizio del premier potrebbe pure non arrivare in tempo.

Una città in ginocchio che va alla ricerca dei ceci: oltre alla presenza di Renzi, come da copione, si svolge parallelamente un controcomizio, una protesta degli studenti a pochi metri dal Teatro Politeama, che hanno bruciato un manichino con l’immagine del premier.

In prima linea come sempre, come insegna da sempre Pierpaolo Pasolini, ci stanno le forze dell’ordine. Schierate in ogni angolo del centro  sono state impegnate a fermare l’offensiva degli studenti che hanno più volte cercato di forzare il cordone; uno studente è stato portato in questura per essere identificato mentre un militare dell’Arma è stato soccorso dai colleghi in seguito ad una scazzottata con un manifestante.
Nella piazza blindata e off limits alle auto ci sono pochi lavoratori; chiedono al governo un intervento e garanzie occupazionali. Sono 180 gli ex operai della fallita Keller, che a Carini (Pa) produceva materiale rotabile, in mobilità fino a novembre del 2017. “Chiediamo – dice Stefano Ventimiglia della Rsu Fim Cisl della Rsu Keller – che la politica non si dimentichi di noi, e garanzie occupazionali dopo la vendita delle aree dello stabilimento Keller alla società Omer, che si occupa di componente di materiale rotabile“. Insieme ai metalmeccanici anche una decina dipendenti di Sviluppo Italia Sicilia la partecipata regionale in liquidazione che saranno licenziati dal 1 gennaio 2017, e che da 18 mesi sono senza stipendio.

Niente paura, l’attesa per il referendum è finita. Da lunedì Palermo potrà tornare alle sue quotidiane follie collettive.

 

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