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Finanziaria regionale arriva la ‘scure’ da Roma, gli ex Pip non andranno in Resais: ecco le norme bocciate

sabato 7 Luglio 2018
palazzo dei normanni

Poteva andar peggio, ma non è andata comunque bene. L’impugnativa del governo nazionale colpisce alcune delle norme votate all’interno della legge di stabilità regionale, approvata dall’Ars ad aprile, e mette nero su bianco cosa non va, secondo il Consiglio dei ministri che ha approfondito ed evidenziato aspetti tecnici e profili di incostituzionalità.

Per effetto di una trattativa molto serrata, portata avanti negli ultimi giorni dal vicepresidente della Regione Gaetano Armao, viene salvata la norma relativa ai precari degli enti locali che saranno stabilizzati. Stop ai contributi a pioggia.

Sfugge alla ‘mannaia’ dell’impugnativa nazionale l’articolo 26 della finanziaria regionale che prevedeva la stabilizzazione dei lavoratori precari delle autonomie locali. Salvo anche il bilancio della Regione che non viene impugnato: “L’impianto della finanziaria ha retto- commenta il vicepresidente della Regione Gaetano Armao– l’interlocuzione avviata con i ministeri ha consentito di salvare importanti norme come quella dei precari”.

Non è andata altrettanto bene per la norma che riguardava  la stabilizzazione degli ex Pip in Resais, il contenitore al cui interno sono già confluiti gli ex lavoratori degli Enti Economici AZASI, EMS ed ESPI, nonché delle società a totale partecipazione dagli stessi controllate.

Sotto la lente d’ingrandimento la norma per la quale “fino al 30 giugno le società sottoposte a controllo pubblico non possono procedere a nuove assunzioni a tempo indeterminato, se non attingendo agli elenchi del personale eccedente”. Ripartono pertanto da zero le speranze di questo bacino di lavoratori per i quali adesso il parlamento siciliano dovrà trovare altre soluzioni, possibilmente all’interno di un percorso condiviso con il governo nazionale.

Arriva anche lo stop alle autorizzazioni di nuovi impianti eolici. Era stato lo stesso Musumeci a proporre un blocco di 120 giorni: uno stato di attesa temporaneo che però, secondo quanto si legge nell’impugnativa, viola l’articolo 41 della Costituzione limitando la libertà dei privati che potrebbero porre in essere investimenti.

Fermate anche le nuove concessioni del demanio marittimo.

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