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Il Vecchio contro il Nuovo che avanza.
La politica dei linguaggi e il clientelismo

mercoledì 20 Settembre 2017

La politica dei linguaggi e dei nuovi metodi contro quella delle vecchie cattive abitudini. Una sfida nella sfida, in occasione delle prossime elezioni regionali del 5 novembre.

Un modo per dire, da parte di chi sarà riuscito a portare la gente al voto, d’avercela comunque fatta a fare passare il proprio messaggio.

È uno snodo culturale, la politica clientelare delle nomine anche ‘last minute’ e quella della ricerca del consenso d’opinione, che ogni schieramento si affretta a volere rivendicare.

La percezione di una sostanziale distanza tra governo e cittadini, tra potere e società civile  conferma la crisi della politica e dei partiti politici, che hanno smarrito non solo il loro ruolo di mediazione sociale e di organizzazione del consenso, ma anche la credibilità e la fiducia da parte dei cittadini.

La partecipazione al voto negli ultimi anni ha perso molta della sua importanza, poiché ciò che davvero interessa è la risposta ai propri bisogni contingenti, rispetto a concezione delle cose e dei problemi percepiti sempre di più come estranei alla vita quotidiana.

L’appartenenza delle identità gioca il suo ruolo, a destra come a sinistra, ma rischia il sorpasso da parte dell’ “‘altra politica“, quella a base di protesta e di proposta di governo. Targata, ad esempio, 5stelle.

È tornato a parlare Fabrizi Micari, candidato alla presidenza del centrosinistra: “L’appello del presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, che richiama ad una attenta verifica nella composizione delle liste in vista delle prossime elezioni regionali, è giusto ed opportuno: la politica deve improntare ogni suo atto a criteri di trasparenza e legalità a partire dal momento della scelta dei candidati. Di certo per quel che riguarda i candidati della coalizione che sostiene la mia candidatura, ci sarà la massima attenzione su questo tema“.

Aveva già a lungo parlato Musumeci, sulla pulizia delle liste e Cancelleri aveva chiesto, senza giri di parole, al presidente della commissione Antimafia Bindi, di non tergiversare sulla lista degli “impresentabili”.

Basterà?

Ieri è andato in scena all’Ars un duro scontro tra il capogruppo di FI Falcone e il presidente Ardizzone: “Querelero’ Falcone per una notizia assolutamente infondata. Nessun cognato di D’Alia è stato mai nominato da me, le scuse non basteranno”.

Ha dovuto precisare così il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone a margine dell’Aula, rispondendo alle accuse di Marco Falcone che gli aveva attribuito l’indicazione di alcuni nomi in consiglio di presidenza per rinnovare gli incarichi dei tre revisori dei conti della Fondazione Federico II e dei sette direttori di servizio dell’Ars.

Ancora una volta il dettaglio si presta all’interpretazione. I chiarimenti rimangono sotto traccia e spesso non  interessano alla gente che vuole solo semplificazioni.

Ecco perchè forse il codice etico non votato dall’Ars in questa legislatura avrebbe potuto dare una mano. Per il resto la legge disciplina e specifica ogni altro aspetto. Ma per le regole e i tempi dell’opportunità, serve solo la sensibilità, della politica, di chi sceglie, di fare o non fare.

Quando il tempo scade non ci sono minuti di recupero.

 

 

 

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