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In Sicilia le mummie mangiavano troppa carne (ma vivevano a lungo)

martedì 11 Aprile 2017

Non è un film horror in cui la mummia terrorizza i vivi nutrendosi di carne umana, ma uno studio scientifico sui alcuni resti mummificati ritrovati nel messinese che ha riscontrato un gran consumo di proteine animali.

 

Le indagini sulle mummie di 26 sacerdoti, vissuti a Piraino tra il XVIII e il XIX secolo, custodite nella chiesa madre del centro del messinese hanno infatti rivelato una relativa longevità nei soggetti, almeno per quei tempi: dai 50 agli 80 anni, a dimostrazione di una buona alimentazione e di una vita sana.

Le malattie che affliggevano i religiosi erano di natura ossea, ma anche dovute a un’alimentazione iperproteica, a base di proteine animali soprattutto derivanti dalla carne, considerata un alimento nobile.
Sono i risultati dello studio radiologico sulle mummie di Piraino, condotto da un gruppo di ricerca internazionale e diretto dall’antropologo Dario Piombino-Mascali nell’ambito del Progetto mummie siciliane.
Dal punto di vista storico, i dati archivistici forniti dall’antropologo Marcello Mollica, dell’Università di Friburgo, hanno rivelato dettagli come età e caratteristiche sulle storie individuali. Come arcipreti, infatti, gli ospiti della cripta godevano di una sepoltura costosa e privilegiata, fondata dall’arciprete Antonio Scalenza nel 1771.
Le indagini radiografiche sono state condotte direttamente in loco con il contributo di National Geographic, di cui Dario Piombino-Mascali è esploratore.

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