A ventisette anni di distanza da quel tragico 23 maggio 1992, la Camera Penale di Palermo ricorda “l’alto senso dello Stato, lo spirito democratico, la cultura della prova e la riservatezza che caratterizzavano la figura e l’attività professionale di Giovanni Falcone, da magistrato prima e da direttore degli affari penali del Ministero della Giustizia successivamente. Tali prerogative dovrebbero costituire il patrimonio genetico degli operatori del diritto e di tutti gli attori del processo“.
“Professionalità – si legge in uno dei suoi scritti – significa innanzitutto adottare iniziative quando si è sicuri dei risultati ottenibili. Perseguire qualcuno per un delitto senza disporre di elementi irrefutabili a sostegno della sua colpevolezza significa fare un pessimo servizio”.
“Si tratta di un insegnamento essenziale e attuale – conclude la nota della Camera Penale di Palermo – perfettamente in linea con i principi costituzionali del giusto processo e della presunzione di non colpevolezza, la cui validità merita di essere ribadita ancora oggi, affinché la memoria, piuttosto che un mero esercizio retorico, assuma le sembianze di una sacrale immersione nel passato e nel vissuto di Falcone, perché la storia è maestra di vita“.