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La Lega che parla all’Italia profonda piace alla gente. Le ragioni del successo

mercoledì 27 Giugno 2018
Salvini

La Lega di lotta e di governo in questi mesi sta crescendo esponenzialmente nei sondaggi, fino ad arrivare, nelle ultime rilevazioni, a prima forza politica italiana. Una tendenza in aumento che, d’altronde, è confermata dal successo dei candidati leghisti a queste amministrative di giugno che hanno trascinato il Carroccio anche in regioni tradizionalmente rosse come la Toscana e l’Umbria.

Per spiegare le ragioni di questo successo non ci si può certo accontentare della semplicistica lettura di certi commentatori che hanno bollato la vittoria di Salvini come “l’affermazione delle destre nel nome di paura e oscurantismo”. Forse c’è, in effetti, nei salotti borghesi di certa sinistra il desidero che sia così, per esorcizzare il “problema” nell’attesa di recuperare il consenso perduto. Eppure, l’ascesa della Lega è tutt’altro che causale. Non è certo un incidente di percorso, come pur qualche “intellettuale” di casa nostra tenta di far credere.

La spiegazione su quanto sta avvenendo in Italia affonda, semmai, le proprie radici nella volontà di quella che un tempo era chiamata la “maggioranza silenziosa” di dire la propria e non dovere più sottostare alle decisioni prese dalle oligarchie del potere: quella maggioranza di Italiani, che negli anni ha cercato un proprio riferimento stabile, senza tuttavia trovarlo.

Dal ’94 in poi è stato Berlusconi a catallizzare l’attenzione di milioni di cittadini speranzosi in un nuovo boom economico. Poi ci ha pensato Renzi l’imbonitore, attorno a cui si sono coagulati non soltanto banchieri e liberalprogressisti, ma in un primo momento anche persone normali, alla ricerca di un punto di riferimento che ridesse dignità al Paese. Niente da fare: il miraggio renziano in pochi anni si è rivelato per ciò che realmente era, posizionando l’Italia ai margini della politica internazionale e lasciando gli Italiani in balia degli stessi problemi che speravano di essersi lasciati alle spalle. Ecco quindi che negli anni è cresciuta a dismisura l’alternativa grillina.

Un’alternativa del no a tutto e tutti nel nome dell’onestà urlata in ogni occasione. Un’alternativa, lungi dall’essersi esaurita, ma in via di normalizzazione a causa di una serie di fattori di debolezza insiti proprio nel Dna del Movimento 5 Stelle. Fra questi, quello più macroscopico è l’assenza di un programma a lungo termine per l’Italia che rappresenti un modello definito e identificabile, sia sul piano nazionale che su quello internazionale. Una sorta di “qualunquismo 4.0” che, a lungo andare, potrebbe esaurire la propria forza propulsiva, scontrandosi con la realtà con cui una forza di governo deve fare i conti se non vuole rischiare di restare stritolata dalle proprie parole d’ordine e dai propri slogan.

L’ascesa della Lega di Matteo Salvini è spiegabile in modo ben diverso. Infatti, rispetto alla necessità di governare, la Lega ha una lunga e consolidata esperienza in centinaia di comuni e in importanti regioni del Nord Italia. Inoltre, con il centrodestra ha anche governato il Paese per anni e perciò, i suoi esponenti sanno bene dove mettere le mani per realizzare i programmi elettorali senza stravolgere le istituzioni o impoverirle di significato per inesperienza. In sostanza, il Carroccio ha acquisito in questi decenni un’esperienza di governo di tutto rispetto, che viene generalmente apprezzata e che è garanzia di assenza di colpi di testa, come pure certa sinistra continua ad agitare, per cercare inutilmente di sollevare spauracchi fra la gente.

Inoltre, e questo è il dato più significativo, Matteo Salvini ha impresso una direzione ben precisa alla Lega, trasformandola in una forza politica nazionale, che ha messo al primo posto gli interessi e la dignità dell’Italia e degli italiani, stritolati in questi decenni da tasse, precariato, fallimenti di banche e corruzione nelle pubbliche amministrazioni. Per non parlare dei problemi della sicurezza in grandi città come nei piccoli centri. Tutte criticità a cui i governi di centrosinistra non hanno saputo dare alcuna risposta. E non è tutto, perchè anche nello scacchiere internazionale Salvini sta riposizionando il nostro Paese, spesso mortificato dai diktat di Bruxelles e della BCE, facendogli riacquistare un ruolo perduto di centralità.

Rispetto, dunque, al progressismo dem e al qualunquismo protestatario, l’alternativa leghista affonda le proprie radici nel desiderio di milioni di cittadini di riconquistare la dignità perduta di Italiani. Un progetto politico con una direzione ben precisa, che fa ritenere come il progetto di Salvini sia destinato a consolidarsi ulteriormente.

Peraltro, si cadrebbe in errore se si ritenesse che la Lega si possa semplicisticamente identificare come “destra”. A ben vedere, infatti, i temi sollevati dal Carroccio sono quelli che parlano la lingua dell’italiano medio, stufo di vedere il proprio Paese andare a rotoli, anche a causa di una sinistra che da tempo ha abdicato al ruolo di area politica sensibile alle tematiche del lavoro, alla lotta per salari e pensioni dignitose; con politiche che si limitano da anni a corteggiare l’universo fucsia o arcobaleno (estremamente minoritario), mettendo al primo posto tematiche lgbt e diritti di migranti e gay, diventate oramai le ultime sponde culturali di questa sinistra che annaspa nel mare dei propri errori politici e della propria debolezza ideologica. Non è un caso, infatti, che gli unici collanti della sinistra siano da tempo antifascismo e antirazzismo, come se bastasse far leva su queste parole d’ordine per nascondere il proprio vuoto cosmico di contenuti e programmi.

Tornando alla Lega, dunque, il Carroccio fa paura a questa sinistra non perchè sia di “destra” ma perchè sta diventando una Lega nazionale, una Lega che parla all’Italia profonda, stanca di dover subire sempre tutto. E c’è da scommettere che più i radical chic figli del mondialismo dogmatico strilleranno contro Salvini, più la Lega aumenterà il proprio consenso, forte degli anticorpi che gli Italiani, sempre più stanchi, hanno maturato in tutti questi anni contro i vati del pensiero unico.

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