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La messa al tempo di Facebook. Scontro in diretta col vescovo di Palermo: “Chiesa prostituta”

venerdì 31 Marzo 2017
Don Minutella

Don MinutellaScontro senza precedenti tra un vescovo e un suo parroco: monsignor Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, ha chiesto a don Alessandro Minutella di lasciare la sua parrocchia di San Giovanni Bosco, di via Messina Marine. All’origine della decisione sembrano esserci contrasti sulla pastorale del sacerdote e soprattutto le sue affermazioni, anche rilanciate sui social network, di essere in contatto con la Madonna. E il prete, richiamato al silenzio e all’obbedienza dal vescovo, il quale lo ha invitato a prendersi un periodo di riposo e a lasciare la parrocchia, ha risposto oggi pomeriggio con una messa-show nella sua chiesa rilanciata in diretta su Facebook.

Durissime le parole del sacerdote pronunciate dall’altare durante l’omelia della messa nella quale don Minutella ha informato i suoi parrocchiani della decisione del vescovo: “La vera Chiesa vive il martirio, chi non obbedisce viene imbavagliato e buttato fuori”. Ha invitato tutti coloro che vogliono “difendere la dottrina della Santa Chiesa Cattolica a venire fuori e salvare Roma”. Ha parlato anche di “grande apostasia, martirio ed emarginazione”. Nel saluto “a questa Chiesa che non mi vuole dico: addio falsa Chiesa, resteranno edifici inutili, addio multinazionale della vergogna, prostituta indegna che ti sei venduta ai potenti del mondo”.

 

Nel corso della diretta sui social si registravano, durante l’omelia, tanti commenti, divisi tra chi postava “Superbia e vanagloria”, “Che Dio ti perdoni”, a chi invece commentava “Bravo, non si arrenda”, “Siamo tutti con lei”. Il caso di Palermo potrebbe avere eco, e probabilmente non solo negli ambienti tradizionalisti, proprio per la veemenza delle parole pronunciate in una Chiesa, piccola ma affollata, e per la scelta di rilanciare tutto in tempo reale sui social. Che erano stati proibiti al prete.

È lo stesso don Minutella ad annunciare le possibili conseguenze di questo gesto: “Questa celebrazione – ha detto – entrerà nella storia perché non ho obbedito. E vedrete voi: sarò sospeso ‘a divinis’ e ridotto allo stato laicale. Vedo già questi provvedimenti scritti. Ma non temo le loro sanzioni, per me sono un onore”.

Poi è andato avanti con la celebrazione, come se fosse una messa normale. Alla fine le telecamere collegate con Facebook hanno inquadrato i parrocchiani: chi applaudiva, chi era commosso; uno ha invece alzato un cartello con la scritta: ‘Tu sei sacerdote in eterno’.

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