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La storia in un calice di vino: la viticoltura medievale in Sicilia

martedì 17 Luglio 2018
vigneti

Se vi trovate in Sicilia con un calice di vino in mano, magari davanti ad un bel tramonto, vuol dire che siete degli ottimi intenditori in quanto non potevate fare scelta migliore. Infatti l’Isola vanta una produzione enologica straordinaria con la presenza di molte aziende del settore di livello nazionale e internazionale e con una varietà e qualità di vitigni unica al mondo.

Il tutto è stato naturalmente favorito dalle condizioni climatiche e geomorfologiche incredibilmente favorevoli per la viticoltura, che hanno spinto, fin da tempi antichissimi, la popolazione isolana ad occuparsi della vigna.

Il vino in sostanza nel corso dei secoli è diventato un asse fondamentale dell’economia siciliana: basti pensare che oggi Trapani è la provincia d’Italia con la superficie viticola più estesa in assoluto, infatti, nelle terre di questa porzione di Sicilia sono messi a coltura circa il 10% di tutti i vigneti italiani, dati veramente impressionanti. Quindi, una vera e propria terra del vino che può vantare una tradizione vitivinicola invidiabile.

Anche durante il Medioevo la vigna continuò a ricoprire un peso rilevante nell’economia isolana, naturalmente con l’alternanza di periodi più floridi ed altri meno. Tant’è vero che durante le guerre greco-gotiche del VI secolo, le devastazioni delle campagne furono tali che le colture, compresa la vite, ne risentirono fortemente, per cui questo sarà il tempo in cui la presenza dei vigneti si ridurrà drasticamente in tutta l’Isola. In ogni caso la viticoltura continuerà ad essere rilevante nella vita delle comunità, in quanto il vino avrà un ruolo centrale nella religione Cristiana, infatti esso divenne portatore di messaggi evangelici e gli venne attribuito un forte valore sacrale e liturgico: ricordiamo che durante la celebrazione dell’Eucarestia il consumo di vino era rivolto a tutti i fedeli, quindi la sua produzione rimaneva comunque necessaria e di enorme importanza.

Soprattutto a partire dall’VIII secolo, si assiste a una forte espansione della vite grazie all’iniziativa dei monasteri che si dedicavano a tale coltivazione per motivi alimentari, religiosi e commerciali, mentre a partire dal IX – X secolo anche i signori aristocratici si faranno promotori dell’espansione della vigna. Bisogna però ricordare che durante la dominazione araba la produzione di vino calò in modo assai importante per via dei precetti dell’Islam che vietavano il consumo di tale bevanda, ma la vite continuò ad essere lavorata poiché gli arabi apprezzavano molto l’uva fresca da tavola così come anche l’uva passa. Impulso straordinario alla viticoltura avverrà sotto la dominazione normanna, il cosiddetto “periodo d’oro” dell’Isola nel quale la gran parte delle campagne coltivate intorno a Palermo e Messina saranno dominate dai vitigni.

I nuovi ceti emergenti delle città iniziano a investire i propri capitali sulla terra, per cui in questa fase saranno proprio quest’ultimi i nuovi protagonisti dell’espansione della vite, naturalmente l’aristocrazia fondiaria e il clero proseguiranno anche nei secoli successivi all’anno Mille nella messa a coltura dei vitigni, con la differenza che non ne saranno più i protagonisti. Intorno alle città e all’interno delle cinte murarie (ricordiamo pertanto che alcune appendici di terreni coltivati si trovavano all’interno dello spazio urbano) la vite veniva coltivata soprattutto a sostegno morto (venendo usati come sostegno canne e pali di legno) e a interfilare stretto per cercare di sfruttare più spazio possibile. Invece in aperta campagna l’allevamento della vite avveniva prevalentemente ad “alberello”, quindi senza l’utilizzo di alcun sostegno. Quest’ultimo tipo di coltivazione, impensabile nelle regioni centro-settentrionali, era possibile grazie alle favolose condizioni atmosferiche delle terre siciliane, infatti i raggi solari riscaldavano in modo adeguato gli acini, per cui utilizzare dei sostegni risultava superfluo.

La Sicilia alla fine del Medioevo diventerà sempre più esportatrice di vino e altre città (oltre le già citate Palermo e Messina), come Girgenti, Siracusa e Catania registreranno dei surplus produttivi rilevanti e a partire dal XV secolo anche le campagne intorno Noto, Alcamo e Marsala inizieranno ad avere delle produzioni vinicole di grande importanza.

Insomma, non è difficile comprendere che il vino in Sicilia non sia solamente una semplice bevanda ma sia portatore di una lunga e gloriosa tradizione, un prodotto che racconta la bellezza di una terra e la storia di un popolo.

Se avrete tra le dita un calice di vino siciliano sentirete non soltanto gli aromi di un buon vino ma i profumi e le passioni di un territorio.

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