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L’altra verità sulla morte di Mario Biondo: “Ucciso perchè aveva fatto una scoperta su Raquel” | Video

mercoledì 17 Aprile 2019

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“Se lei continua a dire che non ricorda potrebbe essere indagata per omicidio in Italia”. E’ il duro monito lanciato a Raquel Sanchez Silva dai pm della Procura generale di Palermo che l’hanno ascoltata in Spagna nell’ambito delle indagini sulla morte del marito Mario Biondo, il cameraman palermitano trovato senza vita nel suo appartamento a Madrid il 30 maggio 2013 in circostanze mai chiarite.

In attesa dei risultati della terza autopsia, che scriveranno una parola definitiva in questo giallo, prosegue la battaglia della famiglia di Mario Biondo per arrivare alla verità e continuano le indagini della magistratura italiana che stanno mettendo in luce pesanti contraddizioni.

“Non mi ricordo”, “Io ho bisogno di protezione. Perché si parla di me? Perché si parla del mio telefono? E’ la mia vita privata”, e poi tutti gli orari della vicenda che dalle sue dichiarazioni vengono spostati in avanti di alcune ore: queste le lacunose risposte date ai pm dalla vedova che alimentano ombre sempre più stringenti sulla sua posizione.

Raquel al momento non è indagata ed è stata ascoltata come testimone, ma nelle sue parole c’è una lunga serie di evidenti contraddizioni che sta ribaltando completamente il quadro di una vicenda nella quale nessuno crede più all’ipotesi del suicidio di Mario Biondo. La showgirl spagnola è parsa scossa e impreparata alle domande dei pm italiani e non ha saputo chiarire diversi punti. “Dobbiamo capire se la signora è attendibile o eventualmente per incriminarla in Italia e indagarla per omicidio”: hanno affermato i pm nel corso della rogatoria in Spagna rivolgendosi al giudice, mentre la donna si mostrava incapace di dare risposte in grado di fare chiarezza sul caso.

Un nuovo capitolo dell’inchiesta tv del programma “Le Iene” si è adesso soffermato sulle modifiche che sarebbero state fatte sul computer di Mario dopo la sua morte e prima che la moglie lo restituisse alla famiglia del ragazzo. A casa di Mario e Raquel c’erano, infatti, due computer: uno fisso e il portatile di lui. Su entrambi le perizie dei magistrati italiani hanno rivelato nuovi elementi.

Su entrambi i computer, infatti, risultano diverse ricerche su siti porno. “Spesso erano ricerche mirate, riguardavano Raquel”, dice l’avvocato della famiglia Biondo. “Mario era molto interessato al passato della moglie, quindi cercava materiale che potesse essere compromettente per lei”.

Il punto fondamentale però è che dopo quella notte, non essendo stato sequestrato nulla dalla polizia spagnola, Raquel ha continuato a utilizzare anche il computer di Mario. La giornalista spagnola in un primo momento sostiene di non aver fatto nulla su quel portatile se non cancellare le sue foto personali e afferma che nessuno all’infuori di lei avrebbe toccato quel computer.

In un secondo momento dirà ai magistrati che oltre alle sue foto avrebbe cancellato anche video della luna di miele. Dal computer di mio figlio sono stati cancellati 996 gigabite di memoria”, dice la mamma di Mario. Sono decine di migliaia di foto. È improbabile, quindi, che fossero solo foto. Ma non è l’unica cosa che non tornerebbe: 15 giorni dopo la morte di Mario sul portatile viene installato un programma di controllo remoto. Chi l’ha installato?

A indicare che quel computer sarebbe stato anche nelle mani di qualcun altro a parte la moglie Raquel ci sono dei collegamenti wi-fi. È a questo punto che Raquel dice ai magistrati che l’opera di cancellazione “l’ho fatta io con mio cugino perché mio cugino è come mio fratello”.

Il cugino di mestiere fa il tecnico informatico. In un incontro del 2014 tra il cugino di Raquel e i genitori di Mario, l’uomo afferma che nessuno ha toccato il computer di loro figlio, ma in seguito verrà appunto fuori tutta un’altra verità.

Secondo Raquel tra lei e mario tutto andava “benissimo” ma la realtà racconta altro, così come smentisce che Mario fosse cocainomane, mentre invece dal 2008 tra i contatti nel telefono della donna c’era il nome di uno spacciatore, un tale Nacho. E anche su questo punto Raquel, incalzata dai pm, ha risposto: “Non ricordo, non ricordo”.

Ma c’è un altro dilemma ancora più inquietante: dove si trovava Raquel la notte del 29 maggio 2013, la notte cioè della morte di Mario? Lei sostiene che era andata da uno zio a Plasencia e poi sarebbe tornata a Madrid il giorno dopo, nel pomeriggio. Altri sostengono che quella notte Raquel fosse invece a casa del suo amico Kike Sarasola, attore e proprietario di una catena di alberghi. E la prima foto di Raquel che arriva sotto la casa dove abitava con Mario la ritrae accanto a Sarasola. Anche qui, tanto per cambiare, Raquel risponde: “Non ricordo”. E aggiunge: “Non ho rivisto morbosamente la foto di quel giorno”.

I magistrati italiani hanno però risposto:“Non c’è nessuna morbosità e vogliamo rispetto come magistrati della Repubblica Italiana. Stiamo facendo un’indagine su un omicidio, quella foto non è morbosità ma è un elemento di prova per un processo penale dove si può arrivare anche l’ergastolo”.

In Spagna, intanto, dove a suo tempo il caso era stato subito archiviato come suicidio, si addensano ormai tanti dubbi su Raquel e la convinzione che si fa spazio è che il suicidio di Mario Biondo sia stato invece la diabolica messa in scena di un delitto. I media iberici iniziano ad interessarsi al caso, incalzano Raquel ed emerge la stessa convinzione della madre di Mario Biondo: “Mario non si è suicidato, nel suo computer c’era una cosa molto grave e probabilmente è quello che lui aveva scoperto. E’ ciò che lo ha ucciso”.

 

 

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