Punti di vista sostanziali che divergono. Non solo su semplici sfumature, ma su fatti sostanziali
Per un ministro, De Vincenti, lo scenario del sud, isole comprese, presenta grossi margini di crescita potenziale e miglioramento. Per la Cgil continua a essere più o meno notte fonda.
Occorre rassegnarsi. Fino a quando non sarà detta l’ultima parola, sulle regionali prima e sulle politiche poi, divaricazioni di questo tipo saranno continuamente all’ordine del giorno.
Per De Vincenti, oggi a Palermo in conferenza stampa con Micari: “Le esportazioni crescono più della media nazionale nel Mezzogiorno e anche il Pil cresce. Negli ultimi due anni il Sud sta cominciando a marciare più del centro Nord e noi dobbiamo continuare in questa direzione. Questo ci conforta si vede che abbiamo imboccato la strada giusta e dobbiamo andare avanti. La Sicilia è la Regione chiave del Mezzogiorno e del nostro Paese”.
Un ministro ottimista, anche oltre le ragioni di coalizione e un sindacalista arrabbiato. Al di là del copione del suo ruolo.
Per il segretario generale della Cgil Sicilia, Michele Pagliaro infatti le cose stanno invece diversamente: “Gli ultimi dati Istat confermano che la Sicilia arranca ancora, con 7 mila occupati in meno rispetto all’anno scorso. Per il Sud insomma non ci sono segnali di ripresa. La politica guardi questa realtà e la smetta di arrampicarsi sugli specchi nel tentativo di narrare qualcosa di diverso”: Di fronte a un autunno di campagna elettorale, il monito della Cgil ai partiti politici è quello di “mettere al centro del dibattito i problemi della Sicilia. Con Cisl e Uil- ha detto Pagliaro– proporremo quelli che consideriamo le priorità affinchè chi si candida a governare l’Isola indichi le proprie soluzione e assuma i propri impegni”.
Pagliaro ha rilevato che “dopo gli esiti deludenti della legislatura che va a chiudersi occorre ripartire dalla necessità di rilanciare un apparato produttivo caduto in questi anni in pezzi, dall’agricoltura, dal turismo, dalle bonifiche, da politiche sociali adeguate soprattutto per i soggetti più deboli, dai beni comuni e dai servizi alla persona. Voglio ricordare che oggi i cittadini siciliani pagano l’addizionale Irpef più alta d’Italia quale contributo al risanamento dei conti della sanità, ma a loro il diritto alla salute non è garantito, con servizi sanitari insufficienti, liste d’attesa interminabili, una medicina del territorio praticamente inesistente”.
Secondo il segretario della Cgil, “occorre che questi temi trovino spazio in questa fase pre-elettorale e che ci sia una presa di coscienza reale da parte della politica”. Per quanto riguarda gli interventi nazionali per il Mezzogiorno, il segretario della Cgil Sicilia ha rilevato “gli enormi ritardi che riguardano l’attuazione del Patto della Sicilia, con soli 59 milioni di euro impegnati , il 2,54% dei 2 miliardi e 320 milioni da spendere, e 24 milioni pagati. “Occorre individuare le anomalie che bloccano i Patti.
Il libro dei sogni delle opere pubbliche, gli spot che bombarderanno la Sicilia chiamata a scegliere, i meccanismi di comunicazione pronti a incepparsi su notizie spesso poco credibili e banali generalizzazioni che semplificano il quadro senza risolvere l’insieme del panorama offerto con i suoi problemi reali, a volte non presentati nella giusta luce. Queste tutte le insidie che si corrono in questo specifico momento. Più del solito.
Toccherà ai siciliani saper distinguere il falso dal vero. E anche dal verosimile.