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L’impossibile modello Draghi a Palermo e gli errori di Italia Viva

mercoledì 21 Aprile 2021

Il rischio concreto per Italia Viva a Palermo è quello di restare con il cerino in mano. Tira a destra, tira a sinistra, il grande centro ‘allargato’ auspicato dai renziani in città difficilmente vedrà la luce ed è sempre di più un oggetto misterioso, un ‘centrino’ che nasce con l’idea di essere la parodia dell’operazione Draghi a Roma. Ma una cosa sono le manovre di Palazzo, quelle in cui si sono sempre cimentati con grande agio i renziani, altra cosa sono le urne. E qui i sondaggi parlano di una realtà diversa anche a livello nazionale.

sindaco orlando

Figuriamoci a Palermo, dove l’abbandono della maggioranza, con il conseguente ritiro degli assessori Leopoldo Piampiano e Toni Costumati (che peraltro era stato nominato da pochissimo) si potrebbe trasformare in un boomerang politico. Già, perché l’addio al governo della città da parte di Italia Viva (e Italia Viva-Sicilia Futura, il gruppo che fa capo a Edy Tamajo) ha avuto come effetto il ricompattamento delle coalizioni. E per IV sembra non esserci posto, né da una parte né dall’altra.

Nessuno sembra voler lasciare spazio ai renziani. A partire da Leoluca Orlando. Il sindaco di Palermo ha bollato la proposta di una coalizione Draghi con dentro la Lega come offensiva e provocatoria e al contempo ha annunciato che rinfoltirà l’esecutivo cittadino. A rimpinguare la truppa a Palazzo di città saranno però, con tutta probabilità, uomini o riconducibili alle forze politiche attualmente a sostegno del Professore o tecnici. Il sindaco ha annunciato un impegno per le prossime amministrative e ha ‘chiamato a raccolta’ sinistra, Pd e M5s (se ci sta), con il segretario cittadino dem Rosario Filoramo che, pur non risparmiando critiche all’amministrazione, si è mostrato possibilista. Porte chiuse per i renziani in questa coalizione, evidentemente, dopo il terremoto dell’uscita in giunta e con la presenza dei nemici leali a Orlando di Sinistra Comune.

Ma anche volgendo lo sguardo a destra non sembra che ci siano tappeti rossi pronti per Italia Viva. Tutt’altro. La nota congiunta firmata da segretari e leader cittadini di Forza Italia, Lega, Diventerà Bellissima e Fratelli d’Italia all’indomani del terremoto a Palazzo delle Aquile prende le distanze dai renziani: “Ribadiamo che il progetto politico del centro destra continua ad essere diametralmente opposto a quello di chi sino ad adesso ha sposato e sostenuto la folle politica Orlandiana”, si legge in un passaggio: siluro indirizzato a Tamajo e a Davide Faraone.

Un messaggio firmato anche dai meloniani cittadini, come dire: “A Palermo di ‘modello Draghi’ non se ne parla”. A ribadire il concetto è stato Giampiero Cannella, coordinatore regionale di Fdi: “Il centrodestra adesso ha l’opportunità, ma anche il dovere, di offrire ai palermitani un programma e un candidato scelti all’interno del perimetro di quelle forze politiche che in questi anni hanno contrastato l’amministrazione Orlando e non hanno flirtato con la maggioranza di centrosinistra a Palazzo delle Aquile”. “Velleitario pensare in Sicilia, a Palermo o altrove – prosegue Cannella -, a scimmiottature della formula che oggi sostiene il governo nazionale”.

Insomma, sembra che a Palermo tutti abbiano già scelto da che parte stare, trovando collocazione naturale nella propria coalizione di riferimento. E sembra che il problema del grande centro non sia soltanto quello dell’identità, ma anche quello dei numeri. Insieme a Italia Viva, infatti, potrebbero provare a presentare una lista Azione e +Europa: un po’ pochino per pensare di governare la quinta città d’Italia.

Sapete come si dice a Palermo? ‘Isti pi futtere…

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