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L’Odissea di vicolo Bernava: Rfi paga le case da buttare giù. Ma la metà dei proprietari non vuole cederle

giovedì 28 Settembre 2017
Gli edifici di vicolo Bernava (01.12.2015)
Gli edifici di vicolo Bernava (01.12.2015) © D. G.

Prosegue l’Odissea per il completamento della “Tratta A” del Passante ferroviario di Palermo. Sono ormai famosi in tutta Italia quei famosi 58 metri che impediscono l’ultimazione della galleria Imera-Lolli, sotto vicolo Bernava (in zona Tribunale).

Dopo 5 anni di stop ai lavori (era il 10 giugno 2012) per quello che la Sis ha definito «imprevisto geologico» (QUI LA STORIA) ancora non si è trovato l’input per riprendere gli scavi. Ad aprile la Regione ha approvato finalmente la variante dal costo di quasi 18 milioni di euro. E adesso finalmente Rfi ha iniziato a definire degli accordi con la prima metà dei proprietari degli immobili situati nei 5 edifici danneggiati e da abbattere.

«Abbiamo trovato già degli accordi con una dozzina di proprietari, pattuendo il prezzo degli espropri per pubblica utilità. Sono accordi volontari di cessione degli immobili da abbattere – rivela a ilSicilia.it l’ingegnere Filippo Palazzo di Rete Ferroviaria Italiana – . Con l’altra metà dei proprietari coinvolti, invece, non abbiamo trovato l’intesa… Questo però non pregiudicherà l’esproprio che andrà avanti in ogni caso». 

Le case a rischio cedimento, infatti, in questi anni (tra il generale crollo del mercato immobiliare e l’inevitabile deprezzamento degli immobili della zona) hanno perso ulteriormente valore. Ecco perché le stime immobiliari proposte dalle Ferrovie non sono piaciute a tutti i proprietari. «Potranno opporsi all’indennità facendo ricorso alla Cassa Depositi e Prestiti. Sarà poi un giudice a decidere. Il procedimento di esproprio però non corre alcun rischio e andrà avanti, con o senza il loro assenso», aveva spiegato Palazzo ad aprile, in concomitanza con la pubblicazione del decreto del Dipartimento Regionale Urbanistica.

Le Ferrovie quindi stanno anticipando i costi di esproprio. Restano però ancora top secret le cifre sborsate. Sarà il tempo e la magistratura a stabilire se ci sono stati errori in fase di progettazione (Italferr, gruppo FS) o in fase di scavo (Sis).

L’unica cosa certa è che quelle case erano integre prima del via all’appalto da 1,2 miliardi di euro. Ecco perché da anni c’è una battaglia legale coi residenti di vicolo Bernava, via Pacini e via Serpotta. Una settantina i primi sgomberati, ospitati dapprima in hotel a spese della Sis; ora sono rimaste circa 25/30 le famiglie coinvolte e che dovranno dire addio per sempre alle proprie case.

La Sis intanto ha presentato a Rfi delle riserve” per extra-costi che superano i 100 milioni di euro. Sarà il Tribunale di Roma a stabilire se ha ragione o no, tramite un accertamento tecnico preventivo. Nel frattempo, però, nel “tappo” di vicolo Bernava le ruspe si avvicinano: «Entro fine anno dovremmo chiudere la questione dei pagamenti per gli espropri», conclude Palazzo.

Dal 2018, quindi, (forse) riprenderanno gli scavi. Si dovranno buttare giù i 5 palazzi coinvolti, scavare sottoterra, drenare la falda, costruire il “tappo di fondo” della galleria e richiudere il tutto.  A fine lavori, al posto degli edifici demoliti dovrebbe sorgere un giardino.

vicolo Bernava - post operam
Il progetto del giardino di Vicolo Bernava – Post demolizioni

Ma sono ancora tanti gli interrogativi: chi pagherà questa maxi-variante da 18 milioni di euro? Quanto è costata e chi pagherà la consulenza del luminare in gallerie Giovanni Barla che ha stabilito le demolizioni come unica chance possibile per ultimare in sicurezza i lavori? I proprietari delle case dovranno essere risarciti anche dei danni morali? Ci sono responsabilità in fase di progettazione da parte di Italferr o è stato davvero un “imprevisto geologico” quel fiume di acqua e fango?

Faraone, Orlando, Delrio, Passante FS,Il sindaco Leoluca Orlando su questo punto non ha dubbi: «I progettisti si sono dimenticati che c’è il fiume Papireto sotto al Tribunale. Bastava che il progettista delle Ferrovie chiedesse alla zia Pippina che abita lì notizie sul Papireto, e gli avrebbe risposto: “Qua l’acqua c’era e c’è sempre stata”», riferì nella nostra intervista pre-elezioni.

Nel frattempo l’Odissea continua…

 

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