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Mafia, politica, massoneria, appalti e petrolio. Il “terremoto” Fiumefreddo scuote la Sicilia

giovedì 16 Febbraio 2017
fiumefreddo

L’audizione di Fiumefreddo ieri in Commissione Antimafia ha generato un vero scossone per i 52 miliardi di tasse non riscosse da Riscossione Sicilia. Mafia, politica, massoneria, appalti e compagnie petrolifere nella lente di ingrandimento.

“Quanto denunciato dall’amministratore unico di Riscossione Sicilia, Antonio Fiumefreddo, è di una gravità inaudita – ha commentato oggi il vicepresidente della Commissione di vigilanza sull’anagrafe tributaria della Camera, Alessandro Pagano, deputato della Lega-Noi con Salvini – . Fiumefreddo sarà convocato presto in Commissione per comprendere come risolvere questo enorme problema. Oltre 50 miliardi di euro non riscossi è una cifra monstre che getta un’ombra pesante su tutta la Regione. Ha fatto bene l’onorevole Attaguile a facilitare la convocazione di Fiumefreddo in commissione Antimafia. Ora bisogna dare subito una risposta per riuscire a salvare il salvabile, certo che ciascuna autorità per la parte di propria competenza farà il proprio dovere”.

 

Piattaforma petroliferaIl movimento “Siciliani Liberi”, nell’esprimere preoccupazione per le gravissime dichiarazioni rilasciate da Fiumefreddo, rileva come, «oltre al danno subito dalla Sicilia per svariate decine di miliardi, possa aggiungersi anche la beffa della disinformazione nazionale italiana, pronta ad alzare il solito polverone sulla Sicilia “far west” e quindi incapace di autogovernarsi. La realtà che emerge – dice Massimo Costa, presidente del Movimento – è ben diversa. Siamo in presenza di un sistema di riscossione che è forte, anzi spietato, solo con i deboli, e che invece si piega con i forti, a partire dalle compagnie petrolifere che a quanto pare non hanno mai versato un centesimo nelle casse della Regione “perché nessuno glielo ha mai chiesto”, e a seguire con congreghe sostanzialmente criminali. Ad essere danneggiato da questa evasione non è lo Stato italiano, ma la Regione e i Comuni siciliani, e quindi tutti i Siciliani, ma ciò che pare inverosimile è il fatto che Riscossione Sicilia non abbia attivato tutti gli strumenti coercitivi che l’ordinamento le mette a disposizione per poter svolgere correttamente il proprio lavoro. Non esistono tribunali in Sicilia? Non esiste Polizia, Guardia di finanza? Se Riscossione Sicilia non avesse attivato gli strumenti che si rendono necessari per reprimere comportamenti malavitosi così gravi, ci sono responsabilità locali da individuare, dentro Riscossione e dentro la Regione. Ma se, viceversa, questi strumenti fossero stati attivati, allora tutta la responsabilità, morale e politica, di questo gigantesco scandalo ai danni della Sicilia ricadrebbe sullo Stato italiano che, con la propria inerzia, si sarebbe reso indirettamente complice dei malavitosi e delle compagnie straniere, trattando la Sicilia come l’ultimo dei possedimenti coloniali», sottolinea Massimo Costa.Massimo Costa

Che aggiunge: «Qui è la Sicilia ad essere derubata da petrolieri e delinquenti, e lo Stato quanto meno sta a guardare (se Fiumefreddo ha detto la verità, beninteso). E invece si alzerà il polverone contro la Sicilia, vogliamo scommettere? Alla fine la colpa sarà, manco a dirlo, dello Statuto siciliano. Non vediamo l’ora di andare al potere in Sicilia e scortare gli esattori siciliani sulle piattaforme off-shore con la nostra polizia”, conclude il leader del movimento “Siciliani Liberi”.

 

Antonio D'Alì“Sulla base delle clamorose rivelazioni dell’avvocato Antonio Fiumefreddo in Commissione Antimafia – afferma in una nota il senatore Antonio D’Alì, vicepresidente del gruppo di Forza Italia – in ordine al disastro dell’attività di riscossione in Sicilia, ho chiesto al presidente della Commissione Finanze del Senato di audire con immediatezza l’assessore alle Finanze del governo regionale siciliano, il direttore regionale dell’Agenzia delle Entrate in Sicilia, il comandante regionale della Guardia di Finanza, il presidente della Corte dei Conti Sicilia e lo stesso avvocato Fiumefreddo. Se corrisponde al vero che esistono in Sicilia 30 miliardi di imposte non riscosse e già prescritte, e 22 miliardi a rischio di prescrizione, occorre che si accertino le responsabilità e si prendano i dovuti provvedimenti”.

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