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Mafia, sette arresti a Licata e Campobello: c’è anche un consigliere comunale

mercoledì 19 Giugno 2019
foto di repertorio

I Carabinieri di Agrigento hanno fermato sette persone accusate di associazione mafiosa. In carcere sono finiti boss e gregari delle ‘famiglie’ di Licata e Campobello di Licata.

Tra i fermati, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, c’è anche un consigliere comunale di Licata. Si tratta di Giuseppe Scozzari, che era stato eletto nella lista civica “Licata futura”.

Nell’operazione dei militari è finito anche il boss Angelo Occhipinti, 64 anni. Sarebbe il “reggente” della cosca di Licata. Occhipinti in passato è stato condannato per estorsioni aggravate dal metodo mafioso.

Scozzari, eletto a giugno del 2018, e un ex consigliere comunale, secondo le indagini, si sarebbe, come anche altri politici, rivolto al capomafia per avere favori.

Riferendosi a Scozzari, il comandante provinciale dei carabinieri di Agrigento, colonnello Giovanni Pellegrino ha detto: “Ha chiesto ed ottenuto, in occasione delle elezioni del giugno del 2018 l’appoggio della ‘famiglia’ mafiosa con a capo Angelo Occhipinti. In cambio, Scozzari che è il responsabile del servizio tecnico del presidio ospedaliero di Licata, nonché influente funzionario dell’Asp di Agrigento, avrebbe garantito la sua disponibilità nell’ambito di necessità di carattere diagnostico all’ospedale”.

Intercettazioni, intanto, tirano in ballo il deputato regionale Carmelo Pullara (LEGGI QUA). 

Le indagini, oltre a disarticolare i vertici e i ‘quadri’ dei due clan, hanno scoperto un’estorsione a una impresa che svolgeva lavori edili in Germania e hanno accertato l’interesse dei mafiosi nel settore del slot-machine. All’affare partecipava una società di distribuzione di apparati elettronici da gioco.

Nell’operazione, coordinata dalla Dda di Palermo e denominata ‘Assedio’, sono stati impegnati oltre 100 carabinieri, un elicottero e le unità cinofile.

L’inchiesta è coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm Claudio Camilleri e Gery Ferrara.

Le intercettazioni

Davanti a questo ragazzo ci togliamo tutti il cappello”. Così il boss di Licata Angelo Occhipinti, parlava del figlio di Totò Riina Giuseppe Salvatore, già processato e condannato per associazione mafiosa.

Le parole, intercettate da una microspia degli investigatori, sono inserite in una conversazione tra il capomafia e un uomo d’onore a cui sarebbe stato chiesto in carcere proprio dal rampollo del padrino corleonese di “stuccare” (eliminare ndr) un licatese. Il particolare emerge dal provvedimento di fermo che riguarda in tutto sette persone tra cui un consigliere comunale accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.

 Armi, denaro e un jammer, un’apparecchiatura usata per neutralizzare le microspie e ‘disturbare’ le intercettazioni telefoniche e ambientali sono stati trovati nel corso delle perquisizioni disposte nell’ambito dell’indagine.

I nomi degli arrestati: Raimondo Semprevivo, Vincenzo Bellavia, Angelo Graci, Angelo Occhipinti, Giuseppe Puleri, Giuseppe Scozzari, Giuseppe Salvatore Spiteri.

Nell’inchiesta risultano indagati, ma non è stato eseguito alcun provvedimento di fermo perché sono già in carcere, anche Vincenzo e Gabriele Spiteri.

 

 

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