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Metti il candidato sindaco davanti all’arcivescovo e lo show è servito

sabato 29 Aprile 2017
candidati sindaco lorefice

 

Metti i candidati a sindaco di Palermo davanti all’arcivescovo Corrado Lorefice e la serata è servita. A Palermo nella sala del Teatro Ranchibile, al Don Bosco, in pieno territorio salesiano, si consuma un inedito da campagna elettorale: mai, a memoria di candidato, gli aspiranti primi cittadini avevano sfilato davanti alla massima autorità ecclesiastica panormita, per esporre qui i propri programmi e le proprie idee. Segno dei tempi? O di una Chiesa che vuole assumere un ruolo ancor più da protagonista della vita politica di casa nostra, tanto da pretendere impegni e promesse politiche da chi aspira a governare la città?

Comunque sia, lo show è servito e gli aspiranti spiegano proposte e progetti, davanti a un Lorefice che ascolta e a una platea che a volte applaude, ma che non risparmia nemmeno qualche fischio (per la cronaca, tutti all’indirizzo dell’attuale primo cittadino).

“Palermo ha tante emergenze ma bisogna partire dallo sviluppo economico per bloccare la fuga di cervelli e dalla solidarieta’ sociale. Pensiamo a una città che valorizzi il proprio patrimonio, punti sulle start-up e guardi a nuove opportunita’ di sviluppo”,  afferma Fabrizio Ferrandelli del Movimento dei Coraggiosi.

Per Ugo Forello, del Movimento 5 Stelle, occorre “ricostruire senso di comunità e appartenenza. Palermo parta dai piu’ deboli. Bisogna partire dalle periferie per formare nuovi centri, non isoliamo i cittadini”.

“Palermo non ha diritto soltanto ai riconoscimenti internazionali ma ha il diritto e il dovere dell’autostima”. A parlare così è Leoluca Orlando: “Il tram serve perché chi vive a Borgo Nuovo o a chi vive a Roccella ha smesso di dire vado a Palermo. Sono orgoglioso di essere sindaco di una città finalmente viva, se non hai una visione finisci nelle mani del primo farabutto che passa. Quello di Palermo è il miglior bilancio delle grandi città italiane. Non facciamo tornare questa città alla palude del passato”.

“Poco è stato fatto a Palermo per creare posti di lavoro, pur avendo gli enti locali gli strumenti come quelli offerti dai fondi europei”, spiega Nadia Spallitta, candidato sindaco con la lista Palermo città futura con i Verdi.

Per Ciro Lomonte, candidato di “Siciliani liberi”, “Non possiamo piangerci addosso. Dobbiamo aiutare le famiglie, vogliamo un assessorato alle politiche familiari che non c’è. Questa città è costruita male ed è destinata a crollare, tutte le case sono a rischio, basta guardare ai balconi. Dobbiamo avere il coraggio di fare piani regolatori per modificare il sistema viario della città“.

Secondo Ismaele La Vardera, candidato da Noi con Salvini e Fratelli d’Italia, “bisogna puntare sulle periferie che sono abbandonate e non possono continuare ad esserlo”.

Fin qui i candidati, ma lui, Lorefice, non le manda a dire: “Palermo è bella, ma anche sfigurata da macerie fisiche e sociali, dalle tante forme di povertà, dalla presenza della criminalità organizzata. “C’è una sfiducia nelle istituzioni – ha detto il prelato – uno scarso senso civico, abusi, evasione, corruzione, la mafia: ne siamo tutti responsabili, quanta connivenza, quanti interessi personali, di gruppo, nella politica come in alcuni ambienti ecclesiali. Quante volte abbiamo cercato la nostra affermazione con metodi sbagliati e abbiamo sporcato le istituzioni, la Chiesa…”.

Una nota: nessuno dei candidati ha accusato la Chiesa palermitana di ingerenza nella campagna elettorale per avere organizzato un simile incontro. E anche questo qualcosa vorrà dire…

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