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‘Ndrangheta stragista, ergastolo a Graviano. L’ultima rivelazione: “Ecco il ladro dell’agenda rossa”

sabato 25 Luglio 2020
Agenda rossa Borsellino + Graviano
© ilSicilia.it

Dopo 3 anni di processo, alla fine è arrivato l’ergastolo per i boss di Brancaccio Giuseppe Graviano e per Rocco Santo Filippone, ritenuto espressione della cosca Piromalli di Gioia Tauro.

Dopo tre giorni di camera di consiglio, la sentenza è stata letta ieri sera dalla presidente della Corte Ornella Pastore che ha accolto le richieste del procuratore Giovanni Bombardieri e dell’aggiunto Giuseppe Lombardo. Si è concluso così il processo ’Ndrangheta stragista: Graviano e Filippone sono stati condannati per essere stati i mandanti dell’agguato in cui morirono i due carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, uccisi nei pressi dello svincolo di Scilla dell’autostrada A3 il 18 gennaio 1994.

Difesi dagli avvocati Giuseppe Aloisio, Federico Vianelli, Guido Contestabile e Angelo Sorace, i due imputati sono stati ritenuti colpevoli anche dei due attentati ai danni dei carabinieri avvenuti a Reggio Calabria a cavallo tra il 1993 e il 1994. Quegli agguati, secondo la Dda, rientravano nella “strategia stragista” attuata da Cosa Nostra e ‘Ndrangheta contro lo Stato.

“SENTENZA STORICA”

Una “sentenza storica” che sancisce in sede giudiziaria che l’attacco allo Stato dei primi anni ’90 non fu portato solo da Cosa nostra di Totò Riina ma che alla strategia della tensione partecipò anche la ‘ndrangheta.  

Per il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri, l’inchiesta ‘ndrangheta stragista è servita a “ricostruire una delle vicende più oscure della storia giudiziaria del nostro Paese. Finalmente si capisce come la morte di quei poveri militari, così come il ferimento degli altri carabinieri nel ’93 e nel ’94, non è stato un imprevisto o un caso ma apparteneva a un disegno più ampio e vedeva coinvolte la ‘ndrangheta reggina unitamente a Cosa nostra siciliana. La ‘ndrangheta non è mai stata considerata per quello che realmente è. Il processo di oggi dimostra che il livello è questo”.

“Abbiamo raccolto gli elementi disponibili, li abbiamo messi insieme e abbiamo portato all’attenzione della Corte una ricostruzione a cui abbiamo fortemente creduto e oggi è arrivato un risultato importantissimo e siamo contenti di questo”, il commento di Lombardo. Che però non crede che la storia sia finita qua. “Speriamo – ha aggiunto – che possa essere l’inizio di un percorso di costruzione che vada oltre quello che è stato fatto finora. Penso che sia arrivato il momento di raccontare fino in fondo qual è stato il ruolo della ‘ndrangheta. Andrà letta la sentenza. Ci saranno approfondimenti da fare“.

LE ULTIME “FICHES” DI GRAVIANO

Poco prima della lettura della sentenza, il boss Graviano ha lanciato le sue ultime fiches sul tavolo, depositando un memoriale di 54 pagine in cui ha lanciato nuovi messaggi, raccontando le sue verità.

Torna a puntare il dito contro Silvio Berlusconi, accusato di essere stato finanziato occultamente con 20 miliardi dalla sua famiglia e da altre di Cosa nostra.

Ma non solo. Graviano fornisce anche nuovi dettagli sul ladro dell’agenda rossa di Paolo Borsellino.

Senza fare il nome, secondo lui sarebbe un «personaggio della “Palermo bene”, che ricopriva anche il ruolo di Magistrato della Procura di Palermo, è soprannominato “Borotalco“…».

Questi l’avrebbe barattata per estinguere esosi debiti di gioco. E aggiunge: l’agenda di Borsellino «era stata recuperata direttamente da “Borotalco” sul luogo della strage. L’agenda era stata da lui trattenuta, mentre la borsa era stata consegnata al Dottor La Barbera, scomparso prematuramente».

Il boss di Brancaccio torna a lanciare segnali, quasi a voler far capire che lui saprebbe molto di quell’agenda.

A suo dire, l’agenda rossa adesso sarebbe «nelle stesse mani degli autori dell’omicidio di mio padre, nonché dell’omicidio del poliziotto Agostino, e per finire di quei soggetti che erano presenti in via D’Amelio».

Il memoriale contiene molti altri riferimenti che adesso dovranno essere vagliati dai magistrati. L’unica cosa certa è che Graviano sa molto di quegli oscuri anni delle stragi.…Ma ci sarebbe ancora tanto da scrivere…” conclude il boss nel memoriale.

Chissà se adesso, dopo questo ergastolo, si deciderà a collaborare con la giustizia una volta per tutte.

 

 

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