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Omicidio Dainotti, cosa nostra lo condannò a morte già nel 2014

lunedì 22 Maggio 2017
Il boss ergastolano Giovanni Di Giacomo, dal carcere ordinava omicidi. ANSA / CARABINIERI DI PALERMO
Il boss ergastolano Giovanni Di Giacomo, dal carcere ordinava omicidi. ANSA / CARABINIERI DI PALERMO
omicidio Dainotti (Foto Italpress)
Omicidio Dainotti (Foto Italpress)

 

A pochi mesi dalla sua scarcerazione, avvenuta nel 2014 per espiazione pena, il boss Giuseppe Dainotti, assassinato a colpi di pistola oggi a Palermo, era già nel mirino dei suoi nemici interni a Cosa nostra.

Giuseppe Di Giacomo
Giuseppe Di Giacomo

Il fermo di chi lo aveva condannato a morte scongiurò il suo omicidio. Dal carcere, il boss Giovanni Di Giacomo, con cui Dainotti gestiva negli anni ’90 traffici di droga, aveva dato l’ordine al fratello Giuseppe Di Giacomo, ucciso poi a marzo del 2014 in via Eugenio l’Emiro (sempre alla Zisa), di eliminare alcuni esponenti mafiosi che si stavano organizzando per assumere il comando del mandamento.

Tra le vittime designate anche Dainotti. Fibrillazioni interne alla cosca accese dall’arresto del padrino di Porta Nuova Alessandro D’Ambrogio. Imputato al maxiprocesso, una sfilza lunghissima di condanne per mafia, omicidio, favoreggiamento, rapina, droga, Dainotti era uno dei fedelissimi del capomafia Salvatore Cancemi, poi passato tra i ranghi dei collaboratori di giustizia.

Le modalità dell’agguato rendono praticamente certa la matrice mafiosa del delitto. Il primo omicidio di Cosa nostra dopo tre anni di pace tra le cosche. L’ultimo padrino a essere ucciso è stato proprio Giuseppe Di Giacomo, che secondo i piani del fratello, avrebbe dovuto assassinare Dainotti. (ANSA)

Il boss ergastolano Giovanni Di Giacomo, dal carcere ordinava omicidi.  ANSA / CARABINIERI DI PALERMO
Il boss ergastolano Giovanni Di Giacomo, dal carcere ordinava omicidi. ANSA / CARABINIERI DI PALERMO
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