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Palermo Calcio, Piano D: ecco le possibili strategie d’azione societarie

martedì 16 Luglio 2019
Palermo calcio

Settimana d’attesa in casa Palermo. I tifosi aspettano sviluppi sul futuro societario del Palermo calcio, con i termini del bando fissato dal comune in scadenza il 23 luglio prossimo.

Dario Mirri è sempre in pole position, vista anche l’uscita di scena di due competitor come Tommaso Dragotto e Massimo Ferrero. All’interno della cordata di Mirri, già certa la presenza di Rinaldo Sagramola, dirigente sportivo nell’era Zamparini e con una grande esperienza nel calcio che conta. Possibile invece una futura chiamata, nel ruolo di direttore sportivo, per Giorgio Perinetti, il quale ha già dato la sua disponibilità a tornare nel capoluogo siciliano.

Al di là dei ruoli dirigenziali, ciò su cui preme riflettere è la necessità di un piano aziendale che funzioni, che richiami la piazza palermitana a quel senso di appartenenza che da troppo tempo si è perso, anche a causa di scelte comunicative discutibili da parte della precedente proprietà, in particolare da parte dell’ex presidente del Palermo, Maurizio Zamparini.  Il friulano si è dimostrato troppo vulcanico, creando terra bruciata intorno a sé, allontanando così i tifosi dagli spalti dello stadio Renzo Barbera, anche a causa dei risultati più neri che rosa degli ultimi anni, nonché per tutte le vicende che hanno riguardato i tentativi di closing e le varie due diligence della società rosanero.

Tifosi Palermo
Foto Fb “Forza Palermo sempre nel cuore”

Senso di appartenenza, tradotto in termini economici fidelizzazione. Il calcio infatti è un prodotto emozionale, detto in termini anglosassoni un emotional vertical. Per creare un filo diretto tra il produttore, ovvero la società sportiva, e il consumatore, ovvero i tifosi, servono politiche di marketing, di comunicazione e di gestione che creino un filo diretto fra i due attori in causa, ovvero di quelle politiche aziendali che in economia rientrano nel c.d. customer relationship management (abbreviato CRM).

Coinvolgere le scuole, sostenere tutte quelle iniziative della tifoseria che stimolino la fortificazione della “fede rosanero” e, perché no, organizzare degli allenamenti a porte aperte potrebbero essere iniziative che possono andare a creare le basi per una fidelizzazione vera e propria dei supporters locali.

Nel bando proposto dal sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ai possibili acquirenti si richiede la presentazione di un piano triennale per tornare in Serie B. E’ chiaro che un’operazione del genere richiede capitali e capacità manageriali non di poco conto. Bisogna intanto considerare che avviare un nuovo titolo sportivo comporta costi importanti (costi di gestione del Renzo Barbera, iscrizione al futuro campionato, composizione del parco giocatori, investimenti in marketing e in politiche di CRM, ecc.), il che impone il reperimento di ricavi sufficienti a sostenere l’attività aziendale e a garantire l’equilibrio economico della gestione del club.

Fra i ricavi, si pensa subito all’apporto che possono dare i tifosi in termini finanziari. Si pone quindi un primo problema, ovvero quello della futura campagna abbonamenti. Qualunque discorso relativo a futuri incassi dal botteghino non può prescindere dalla ricostruzione di un rapporto sereno e sano fra società e tifosi. Gli ultimi numeri, relativi alla stagione appena conclusa, parlano chiaro: 2210 abbonati, con una media spettatori che si attesta su una cifra poco superiore alle 9000 presenze a partita, troppo poco per la quinta città d’Italia.

Chi fa paragoni con realtà quali il Bari e il Cesena, forse non si rende conto del fatto che le suddette piazze sono altamente fidelizzate, ovvero possono contare su bacini d’utenza con un forte zoccolo duro, strettamente legato al club d’appartenenza. A Palermo, prima di vedere grossi numeri, bisognerà pensare a creare entusiasmo e partecipazione popolare, arduo compito che spetterà alla futura società. In questo senso, si renderà sicuramente necessario potenziare la figura dello SLO, ovvero del responsabile dei tifosi.

L’idea del sindaco Orlando di prevedere una quota di azionariato popolare risulta essere corretta, anche per garantire la trasparenza dei bilanci e delle scelte di pianificazione tecnico – sportiva del futuro club che possono ricongiungere il Palermo calcio con il suo pubblico.

A proposito di pianificazione tecnico – sportiva, altro problema riguarda il parco giocatori. Ad oggi, gli unici giocatori che hanno assicurato la loro permanenza nel Palermo calcio che verrà sono Mazzotta e Accardi. Il resto rappresenta una vera e propria incognita, tenendo anche presente che in Serie D vige la regola degli under, ovvero l’obbligo di schierare in campo almeno quattro giocatori under 20. L’idea di creare un Palermo dei “picciotti” potrebbe rivelarsi la scelta vincente, magari ricorrendo ai ragazzi della Primavera più talentuosi, integrati magari da qualche nome di esperienza. Per dare un idea dell’investimento necessario, il Bari, lo scorso anno, ha investito circa 3 milioni di euro sul settore tecnico per vincere il campionato con un certo margine sulla Turris seconda in classifica.

Palermo calcio
Foto Fb “Alfo Pa”

Altro punto di domanda riguarda il marchio. L’idea di Mirri sarebbe quella di un ritorno vintage, ovvero quello del vecchio marchio dell’U.S. Palermo. Non sappiamo se la scelta sia dettata più dall’impossibilità di recuperare l’attuale marchio o se è una scelta voluta, fatto sta che il marchio dell’U.S. Città di Palermo ha una nomea e una riconoscibilità importante, attestata dal riconoscimento da parte del Daily Mail, che ha classificato il marchio dell’U.S. Città di Palermo al settimo posto nella classifica dei marchi calcistici più belli al mondo.

Tradotto in termini più tecnici, il valore dell’attuale marchio ha un valore intrinseco superiore rispetto a quello dell’ antico U.S. Palermo, il che si traduce in una riduzione delle immobilizzazioni immateriali all’interno dello stato patrimoniale, ovvero uno dei documenti del bilancio d’esercizio di una qualunque società.

La riduzione della quota di attività rappresentata dal cambio del marchio, si traduce in una ridotta possibilità di contrarre passività, quindi in una minore capacità di praticare investimenti. Qualora Mirri e la sua cordata acquisiscano il titolo sportivo del Palermo calcio, starà a loro impostare una strategia di marketing mix e di branding che funzioni, al fine di rendere spendibile il vecchio marchio del Palermo calcio. In questo senso sarà fondamentale non solo la scelta dello sponsor tecnico ma anche e soprattutto la ricerca di uno sponsor forte ed altamente conosciuto quantomeno in città. Ad esempio, si potrebbe pensare ad una futura collaborazione fra Mirri e Dragotto, magari riproponendo Sicily By Car come sponsor del prossimo Palermo calcio, sempre che l’imprenditore palermitano sia ancora interessato ad aiutare il Palermo calcio.

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