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Pubblica Amministrazione, più croce che delizia

giovedì 20 Aprile 2017
Elio Sanfilippo
Elio Sanfilippo

La Fiducia e la Legalità chiamano in causa il ruolo della Pubblica Amministrazione, più croce che delizia dei cittadini in generale e degli imprenditori in particolare.

Ogni sondaggio, infatti, alla domanda del primo problema che li assilla gli imprenditori non rispondono la mafia, il credito o le infrastrutture, ma la Burocrazia, la Pubblica Amministrazione.

E, in effetti, essa non è estranea al possibile sviluppo dell’economia, ne può ritardare la crescita e pregiudicarlo oppure supportarlo e sostenerlo positivamente.

Questo vale, in particolar modo, per realtà come la Sicilia, dove l’intervento pubblico è rilevante in economia e nei servizi sociali e dove sempre più la pubblica amministrazione è sempre più estranea e distante dalla vita reale dei cittadini, mortificando le professionalità e le intelligenze esistenti e alimentando aree di parassitismo se non d’illegalità.

Questo distacco che poi è con la politica, che dovrebbe interpretare ed esprimere i bisogni dei cittadini, è ormai un dato strutturale e ha origine lontane. In particolare nasce agli inizi degli anni ’90 con l’iniziativa giudiziaria di “Mani Pulite” che insieme al merito storico di avere avviato la sacrosanta “ crociata” contro la corruzione, seminò, tuttavia, i primi germi dell’antipolitica, attribuendo essenzialmente tutta la responsabilità del malaffare ai politici che, per scopi poco nobili se non ignobili, assoggettavano alle loro esigenze funzionari, impiegati e dirigenti della P.A.

La conseguenza è stata, in particolar modo in Sicilia, la separazione tra il ruolo del politico, e quello del burocrate in nome dell’autonomia di quest’ultimo. Questo ha comportato, di fatto, che si è costituito un potere autonomo della burocrazia che, sempre in nome dell’autonomia, non risponde più a nessuno, un potere autoreferenziale da cui dipendono le sorti di una legge, l’applicazione di un decreto, l’interpretazione di una circolare, ignorando spesso gli indirizzi politici del governo, secondo il vecchio adagio reazionario che tanto i politici passano i burocrati restano.

La politica dal canto  suo ha risposto in due modi, a mio avviso, deleteri.

Ha costruito negli assessorati, accanto al potere burocratico, un proprio potere, i cosiddetti “Gabinetti” che rispondono alle esigenze e alle sollecitazioni della politica in generale e rispondono direttamente all’assessore o al politico che li ha designati. Non a caso i gabinetti sono equiparati nella pratica politica ad enti di sottogoverno.

Quando va bene stabiliscono un quieto vivere con la struttura amministrativa, nel peggiore di casi si aprono conflittualità latenti che finiscono per esplodere.

La seconda risposta è stata l’adozione dello spoil system, mutuando una pratica americana che consente alla parte politica vincitrice delle elezioni di collocare nei posti chiave dell’apparato persone di fiducia che devono realizzare il programma del nuovo presidente o governatore.

In Sicilia questa metodologia, che la legge italiana del 2002 prevede per alcune figure, si è trasformato invece nel classico “ levo i tuoi e ci metto i miei” con il solo compito di occupare spazi di potere e di gestione funzionali alla crescita del consenso senza alcun ancoraggio al programma di governo che, infatti, in larga parte non viene attuato.

Alla luce di queste considerazioni appare eccessivo attribuire tutte le responsabilità alla P. A., ma su essa occorre intervenire perché, come abbiamo detto, dalla sua efficienza, produttività e moralità passa ogni ipotesi di sviluppo della Sicilia.

E il discorso torna ancora una volta alla Politica.

La riforma della pubblica amministrazione non ci sarà se non si parte dalla riforma della Politica, il cui ruolo e responsabilità vanno definiti per evitare che si sovrapponga o si sostituisca alla P. A., cui va restituito ruolo e dignità di funzione, capacità di attuare indirizzi politici e sottoposta a verifiche sulla trasparenza dei suoi atti.

E’ impossibile pensare di riformare l’una cosa senza toccare l’altra.

Il freno è venuto da entrambe le parti. Vi è un conservatorismo della Politica che teme di perdere vantaggi e posizioni e dall’altra una resistenza corporativa di gruppo e settori di rilevo della P.A. verso il criterio della responsabilità- E’ la prima riforma seria che dovrebbe intestarsi il prossimo governo nella prossima legislatura.

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