Un buco da circa 14 milioni di euro, un’indagine della Guardia di finanza e le proteste dei 200 allevatori affiliati alla Cooperativa Ragusa Latte che per mesi hanno conferito la materia prima senza ricevere alcun pagamento. Sono questi gli elementi principali di quello che si prefigura come un crac che rischia di far fallire una delle più importanti aziende nel settore caseario presenti nel Mezzogiorno. Una realtà produttiva composta da tante piccole imprese radicate nel territorio della Sicilia orientale che, tra lavoratori diretti e indiretti, garantisce occupazione a centinaia di persone.
Adesso gli allevatori pretendono chiarezza e celerità dagli organi inquirenti ed è per questo che dal 3 gennaio inizierà la mobilitazione. Secondo loro, dalle notizie trapelate a seguito dell’indagine condotta dalla Guardia di finanza, pare che ci siano delle forme di speculazione. Il consiglio di amministrazione della Ragusa Latte è composto da 5 soci-allevatori. Nell’aprile del 2015 qualcuno ha chiesto le dimissioni del Cda, successivamente è nata un’altra società a latere, la “Natura qualità” di Francesco Dirascia, ex dipendente della Granarolo di origine pugliese.
“Tutto questo avviene – dice il parlamentare Alessandro Pagano di ‘Noi per Salvini’ che ha presentato un’interrogazione parlamentare – nel silenzio e nell’inerzia dei sindacati, dell’assessore regionale alle Politiche Agricole Antonello Cracolici e del ministro Maurizio Martina. La “Ragusa Latte”, è la più grossa cooperativa siciliana di raccolta e commercializzazione di Latte che rischia di chiudere i battenti”.
Per Pagano “si rischia un altro crac come quello della Parmalat, ma nessuno muove foglia”.