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Sei nata di marzo

mercoledì 12 Aprile 2017
neonato

Sei nata di marzo. Venuta fuori dalla placenta profumata di mamma. Non so se ne avevi voglia, piccola Miriam, hai la fronte di chi porta il peso della riflessione e gli occhi curiosi di chi ha la frenesia di scoprire il mondo da subito.

Quando ero piccola, per qualche strano gioco della mente, immaginavo la data del mio matrimonio proprio nel 2017, ma su una navicella spaziale tanto ci sembrava lontano il 2000 a noi nati negli anni ’80. Già, perché io sono una millennial, faccio parte della generazione Y o Net generation. Vedi, quando sono stata concepita tutto il mondo, faceva molto all’amore, lavorava e riusciva perfino a fare progetti a lunga scadenza. E quando gli anni di piombo volsero al termine, il riflusso ci sommerse tutti, compresi noi neonati. Ci colpirono il sonno della ragione, il pensiero critico e piano piano sostituirono la cultura, la passione politica con la sensazione di poter raggiungere ogni parte del pianeta senza smuovere il culetto dalla sedia. Parlo della tekne, molto diversa da quella teorizzata da Heidegger. Siamo come sentieri interrotti.

Io sono il progetto a lunga scadenza dei miei genitori, i tuoi nonni, laureata col massimo dei voti, un corredo che rispetta la tradizione in soffitta, un armadio di sogni e aspettative andate in frantumi. Ma loro non potevano saperlo e nemmeno io. E questa è una lettera ad una bambina appena nata che ho potuto abbracciare dopo settimane dalla sua nascita, perché vedi piccola Miriam, non potevo permettermi i biglietti per scappare da questa città in cui sono costretta a vivere per sopravvivere.

La tua invece la chiamano generazione Z, ancora tutta da definire. Non ti nego che sono preoccupata per voi, per te. E lo penso ogni volta che ti tengo in braccio mentre ascoltiamo Einaudi o Bosso. Fuori da ogni retorica mentre gli operai volevano i figli dottori, i professionisti di oggi sapranno garantire il vostro futuro, la vostra formazione? Noi avremo la possibilità economica per aiutarvi a crescere nel migliore dei modi? O basterà cibarvi di pane e tecnologia? Non stiamo riuscendo a cambiarlo questo pianeta, a rendervelo più sopportabile di quanto non lo sia per noi. E quali sogni potremo insegnarvi a sognare, frantumati come siamo, inariditi e spogliati della nostra dignità che passa dal sacrosanto diritto alla speranza e al lavoro…

Quando crescerai avrai il corredo del mio tempo trascorso a studiare e a conoscere. Non potrò darti di più. Ti racconterò di un mondo lontano, di uomini e di donne straordinarie che non troverai sui libri di storia. Proverò, senza essere invadente, a farti innamorare dei volti che hanno creduto nella rivoluzione e nel cambiamento. Sarà come sentir parlare un alieno. E tu magari proverai a farmi capire il vostro mondo che in nessun modo vorrei evitarti. Sarai figlia di un tempo che dovremo decifrare assieme con la pazienza di chi ama guardare le cose col naso all’insù.

E adesso che il tuo esserci mi impone una grande responsabilità, non posso che ringraziarti perché sono finalmente diventata adulta. Me ne sono accorta all’improvviso e non è stato facile accettarlo. Ho sempre pensato, errando, che la crescita biologica passasse necessariamente dal possedere una fissa dimora, una lavatrice, un divano e una cucina presa a rate. Diventare grandi significava per me somigliare ai miei genitori, avere un conto corrente, i soldi per la spesa e per le scarpe nuove. Insomma imborghesirmi fino alla noia, programmare le vacanze estive, fare un mutuo, comprare la macchina e avere uno stipendio fisso. Ero diventata adulta, piccola bimba, ma mi mancavano le coordinate per comprenderlo. E forse anche il coraggio di ammettere di non essere riuscita a realizzare i miei talenti.

Non sarò buona con te, non ti nasconderò la verità, non cucirò le bambole del mito, non ti insegnerò a pregare, ma a sopportare quel formicaio in cui presto anche tu sarai costretta a vivere. E questo non per negarti la possibilità del sogno, ma per donartela, perché avrai bisogno di coraggio e creatività, di slancio e passione per diventare ciò che non avresti mai voluto essere.  Anche questo è talento.

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