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Sistema museale regionale, fermo il progetto di accreditamento dei luoghi della cultura siciliana

venerdì 1 Giugno 2018
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Silvia Mazza, storica dell’arte e giornalista, è corrispondente per le regioni Sicilia e Calabria di «Il Giornale dell’Arte», «Il Giornale dell’Architettura» e «The Art Newspaper», per i quali ha firmato alcune delle più importanti inchieste sul patrimonio culturale delle due regioni. Autrice di saggi sull’arte, in particolare, del Medioevo, Rinascimento e Manierismo, opinionista di settore sulla stampa siciliana, da anni è impegnata nella divulgazione dei temi legati alla tutela e alla valorizzazione dei beni culturali, facendosi promotrice di conferenze e dibattiti, col coinvolgimento di Istituzioni pubbliche, Istituti di ricerca e Associazioni, di rilevanza nazionale, «nella convinzione che la partecipazione dei cittadini sia la chiave per accrescere la consapevolezza del valore del patrimonio culturale e che tale consapevolezza possa, in definitiva,  contribuire al miglioramento della qualità della vita della collettività».

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Da oggi prende avvio “Articolo 14”, rubrica dedicata ai beni culturali in Sicilia, Regione che, unica anche tra quelle a statuto speciale, ne ha competenza esclusiva dal 1975, anno in cui le fu trasferita dallo Stato. Il titolo della rubrica si riferisce all’articolo dello Statuto della Regione Siciliana («L’Assemblea […] ha la legislazione esclusiva su […] turismo, vigilanza alberghiera e tutela del paesaggio; conservazione delle antichità e delle opere artistiche […] musei, biblioteche e accademie», art. 14, lett. n, r)che, fatto pressoché ignorato, nel 1946, due anni prima della Costituzione repubblicana, attribuì alle competenze della Regione la «tutela del paesaggio» (dove, peraltro, compare questo termine mentre le precedenti norme in materia di tutela, Legge Croce, n. 78/1922, e Legge Bottai, n. 1497/1939, parlano ancora di «bellezze naturali»), unitamente alla «conservazione delle antichità e delle opere artistiche».

Queste ultime,sono identificabili con  quei «beni culturali» definiti giuridicamente solo mezzo secolo dopo dal Testo Unico (490/1999) e dal Codice dei beni culturali (42/2004). Costituisce un fatto di assoluto rilievo e senza precedenti il dettato dell’articolo 14 dello Statuto, in quanto si tratta di una legge di rango costituzionale tuttora in vigore, e non come le due costituzioni indicate da Salvatore Settis (che non menziona il precedente siciliano) come antesignane della nostra Costituzione in riferimento all’art. 9: quella della Repubblica di Weimar, del 1919 e quella della Repubblica Spagnola, del 1931. Di più, come sarà nella Carta Costituzionale (art. 9: «La Repubblica […] Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione») nello Statuto la tutela del paesaggio precede la conservazione dei beni, con ciò affermando la priorità imprescindibile della conservazione del contesto.

L’autonomia siciliana, che sul banco degli imputati dovrebbe salire più perché rimasta sostanzialmente sulla carta e non perché sbrigative letture «deformanti» di fatti storici capitali per la regione la additano come causa di ritardi e criticità di ogni sorta che ne hanno sancito il regresso nel panorama nazionale, ma che poco hanno a che vedere con la specialità siciliana, offre proprio nei beni culturali uno dei rari settori di applicazione, con esiti persino positivi e anticipatori di scenari riformistici che solo di recente si sono registrati in ambito statale. Freccia tesa nell’arco e mai fatta scoccare, quella della competenza esclusiva in materia,è la storia di oltre un quarantennio di premesse e promesse che non si è saputo e voluto sviluppare nella loro carica innovativa. Di questa storia racconteremo le puntate traendo spunto dai fatti di cronaca.

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Alla presentazione di un libro a Catania sugli spazi espositivi della città denunciato l’abbandono del progetto di Accreditamento dei luoghi della cultura siciliana che doveva dar luce al Sistema museale regionale

La presentazione del libro Spazi espositivi della città di Catania. Patrimoni, problemi e nuove prospettive (Algra Editore), a cura di Luigi Messina, dirigente del Polo regionale di Catania per i siti culturali, offre la prima occasione di riflessione su uno dei tanti progetti pionieristici con cui la Regione(Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità siciliana) ha anticipato scenari riformistici maturati di recente in seno allo Stato (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo). L’incontrosi è tenuto ieri nella Sala dell’Esedra del Teatro Antico, con interventi dell’Assessoreai Saperi e alla Bellezza Condivisa (questa la denominazione pittorescadell’Assessorato alla Cultura di Catania), Orazio Licandro, Corrado Tamburino (Policlinico di Catania), Francesco Mannino (Officine Culturali), Nadia Brodbeck (Fondazione Brodbeck), Federica Santagati e Germana Barone (Università di Catania), oltre alla direttrice del Polo museale Maria Costanza Lentini,  agli autori dei testi, al curatore e alla sottoscritta.

Quella catanese è unavivace e articolata realtà museale, dove le istituzioni (Regione col Polo museale, Comune, Università, associazioni e fondazioni) stanno iniziando seriamente a far sistema. Licandro, nel sottolineare le prime prove di questa sinergia, ha anche parlatodell’accordo con i sindacati, grazie al quale la turnazione del personale nei musei civici riesce a garantire quello che è un vero e proprio incubo per i musei regionali: un’apertura continuata, lunedì e festivi compresi. Numerosi i temi al centro del dibattito: walfarizzazione della cultura, «terza missione» dell’università (interazione con la società, oltre a ricerca a insegnamento), art bonus (credito di impostadel 65% per le erogazioni liberali a sostegno del patrimonio) che fatica a decollare in Sicilia, incapacità di intercettare gli sponsor che pure non mancano, come dimostrato dall’esperienza del prof. Tamburino, musei universitari e ruolo della ricerca, spazi espositivi privati, patrimonio minore a rischio e ruolo delle non profit, volontariato. Tema scottantissimo quest’ultimo, per il ricorrente tentativo di utilizzo del lavoro specialistico a titolo gratuito sotto iniziative di volontariato che nascondono una mortificazione del diritto al lavoro e delle competenze.Argomento che conosco bene per aver promosso l’anno scorso un rigoroso protocollo d’intesatra Assessorato BB.CC.IS e Legambiente, Italia Nostra e SiciliAntica, sull’utilizzo dei volontari(neanche a dirlo disatteso dall’Assessore pro tempore).

Tornando ai musei catanesi, buone pratiche, ma anche criticità: mancanza di fondi, personale insufficiente o non qualificato, spazi inadeguati, collezioni dimenticate nei depositi, etc., criticità comuni alle altre città siciliane e dell’intero Paese, non possono essere affrontate se non a partire dalla effettiva e approfondita conoscenza di ciascuna realtà espositiva. A questo serviva il progetto lanciato dalla Regione nel 2015 di Accreditamento dei musei e dei luoghi della cultura con cui ha anticipato di tre anni il recente decreto 113/2018 col quale il MBACTha dato il via al Sistema Museale nazionale.Doveva servire, nelle intenzioni del suo titolare, l’architetto Roberto Garufi, a «certificare la capacità di un luogo della cultura a svolgere un servizio appropriato ed efficiente all’interno di un sistema di regole condivise».

Il fine, la creazione di un Sistema museale regionale, la generazione di economie di scala, attraverso la condivisione di servizi, strumentazione e competenze professionali tra gli istituti rientranti nel sistema, qualificare i servizi offerti al cittadino. Esperienza unica in Italia, questo sistema di accreditamento era stato concepito per essere esteso non solo ai musei, ma a tutti i luoghi della cultura. Quindi, a parchi archeologici, istituti singoli o organizzati in reti, regionali o appartenenti agli altri enti territoriali, pubblici o privati. La prima fase, rivolta solo agli istituti del Dipartimento Beni Culturali, avrebbe dovuto concludersi nel marzo 2017. Non se n’è fatto nulla. I dati forniti dall’Istat per i musei nel 2017 non sempre fotografano la realtà. Se i musei devono adeguarsi a degli standard di qualità, è vero anche che occorrerebbe prima di tutto un’adeguata formazione del personale, altrimenti quale può essere il grado di attendibilità dei dati forniti? Con l’auspicio che il progetto regionale riparta quanto prima, quello che servirebbe, allora, è un censimento controllato. A valle della verifica dei questionari da parte del previsto gruppo tecnico costituito dal Servizio Fruizione e Valorizzazione del Dipartimento, insieme a Centro Catalogo e Centro Restauro, servirebbe che agli istituti sia affiancato nella fase di autovalutazione un ente terzo, indipendente.

Il tempo perso costringe a rincorrere e bisognerà anche uniformarsi ai nuovi indirizzi ministeriali. A tal proposito, il decreto firmato dall’ex ministro Dario Franceschini a pochi giorni dalle elezioni politiche del 4 marzo, agli articoli 4 e 5 disciplina il coordinamento con le altre regioni, comprese quelle autonome, prevedendo l’insediamento di un Organismo competente dell’istruttoria delle istanze di accreditamento al Sistema museale nazionale. La Regione è autonoma «entro l’unità politica dello Stato italiano», recita l’art. 1 dello Statuto.

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