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Strade da terzo mondo in Sicilia, la Lega: “Regione si attivi, non c’è più tempo da perdere”

martedì 27 Novembre 2018
buche, voragini, strade gruviera

Strade chiuse in Sicilia per mancanza di manutenzione del territorio. Accade a Siracusa, dove il dipartimento regionale dello sviluppo rurale e territoriale ha interdetto al transito l’ex strada ferrata Siracusa-Ragusa-Vizzini, via di accesso alla Riserva della Valle dell’Anapo dalla parte del comune di Sortino, fino al ripristino delle condizioni di sicurezza. Critiche arrivano dalla Lega, contraria a provvedimenti di emergenza come la chiusura delle strade al traffico che non siano affiancati da piani di recupero della viabilità.

gelarda
Igor Gelarda

“A Siracusa, come in molte altre zone della Sicilia, è indispensabile che vengano previsti immediatamente gli atti e le dotazioni necessari a ripristinare la viabilità e garantire i collegamenti con aziende, destinazioni turistiche e abitazioni – dice Igor Gelarda, responsabile regionale enti locali del Carroccio – ma la risposta delle istituzioni alle alluvioni e all’abbandono del territorio non può essere la chiusura a tempo indeterminato di una strada in attesa del ripristino delle condizioni di sicurezza. Semmai si deve attuare una chiusura provvisoria accompagnata da un piano di riapertura e recupero delle strade. La Regione attivi subito un programma per la viabilità interna. Non c’è più tempo da perdere”.

La Valle dell’Anapo con la Riserva naturale orientata di Pantalica sono fra le aree con maggiore potenziale turistico in Sicilia. “In questi anni nel silenzio più assoluto ci sono stati solo un’infinità di divieti imposti dalla Forestale – dice Nello Bongiovanni, consigliere dell’Unione dei comuni Valle degli Iblei che da anni denuncia la cattiva gestione della provincia siracusana – . Questo ha determinato la diminuzione progressiva dei turisti, negli ultimi tempi ormai quasi completamente scomparsi”.

Regioni come il Trentino prosperano grazie alla corretta gestione dei beni ambientali. “In Sicilia invece la cura del territorio è considerata una palla al piede – conclude Gelarda – e non una risorsa che può generare ricchezza e prospettive di lavoro per migliaia di giovani”. 

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