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Topazia Alliata e Fosco Maraini, una grande storia d’amore

domenica 18 Novembre 2018
Topazia Alliata e Fosco Maraini

Oggi penetriamo tra le pieghe di una grande storia d’amore, quella di Topazia Alliata e Fosco Maraini, attraverso il libro “Love Holidays“, quaderni d’amore e di viaggi, un poetico puzzle di appunti, schizzi e fotografie, fatto a quattro mani. Sin dalle prime pagine si è catapultati sulla giostra amorosa e giocosa del loro vocabolario di coppia fatto di espressioni inglesi italianizzate, quali “Happo e Happa” (felice), “Darlingo e Darlinga” (tesoro), e ci si scopre innamorati del loro amore tanto giovane, ma così maturo da proiettarli nel futuro.

Topazia Alliata e Fosco Maraini

Siamo nel 1932. I due ragazzi appartengono a mondi geograficamente e socialmente lontani. Fosco è figlio di Yoï Pawlowska Crosse, scrittrice anglo-polacca, e di Antonio Maraini, scultore fiorentino di origine ticinese; Topazia è figlia di Sonia Ortuzar, figlia di un ambasciatore cileno, donna dalla bellezza straordinaria, nata e cresciuta a Parigi, giovane promettente cantante lirica, allieva di Enrico Caruso, carriera che sacrifica alla famiglia, e del duca Enrico Alliata di Salaparuta, uomo atipico per l’aristocrazia dell’epoca: seguace delle idee di Steiner, lettore di libri di filosofia, vegetariano ante litteram, contadino tra i suoi contadini nel coltivare le vigne di famiglia. L’unico lusso che Enrico e Sonia si concedono è una tata anglosassone, ecco perché in famiglia si parla soprattutto inglese.

Topazia è una ragazza ribelle, ma dolcissima, luminosa e carismatica, pittrice di talento, viaggiatrice appassionata e amica di grandi intellettuali, fra cui Renato Guttuso, Pippo Rizzo, Nino Franchina, il poeta Ignazio Buttitta, Pupino Samonà, Lia Noto e Piera Lombardo. Proprio con quest’ultima si reca a Londra, passando le notti in treno, dove conoscerà Guglielmo Marconi e lo storico Denis Mack Smith che scriverà dei libri, che lo consacreranno a livello internazionale, sulla Sicilia, forse ispirato dalle due meravigliose muse, e sull’Italia.

Con la madre, invece, festeggia il diciottesimo compleanno a Parigi, nei musei, suoi luoghi dell’anima, incantata dai grandi artisti che conosceva di nome come Paul Guillaume, che le farà un ritrattino cubista che le regalerà. E poi, sia da sola che in compagnia, sarà più volte a Venezia e a Firenze, dove farà l’incontro della vita.

Fosco, dal canto suo, è un grande alpinista, fotografo e diventerà uno dei più grandi antropologi e orientalisti italiani.

Al loro primo incontro, la bionda e aristocratica palermitana, dagli occhi di smeraldo, resta stregata da quel giovane “dalla faccia un poco mongola e dagli occhi stellati“. L’amore inaspettato scoppia con una tale potenza da farli decidere immediatamente per la convivenza, scandalosa all’epoca; ma ai due innamorati interessa il loro di mondo e non quello di chi li giudica. Tanto è grande l’affiatamento, la complicità e l’unione di anime che inventano, da subito, una cronaca del loro rapporto, caricata di simboli profetici e beneaugurali, che iniziano a trascrivere su grossi quaderni; ai loro diari di viaggio, con le descrizioni dei paesaggi, delle strade percorse e delle vette raggiunte, si aggiungono i pensieri, le annotazioni buffe, i disegni stilizzati e tante fotografie. Le due passioni che si incontrano e si fondono.

Topazia Alliata e Fosco Maraini

Il loro entusiasmo si esprime in modi semplici, corse in motocicletta, tappe in casolari rustici in cui trascorrere la notte, lunghe nuotate e, soprattutto, scalate. E, col mondo che sembra sorridergli, cantano insieme arie di Mozart, col testo di Lorenzo da Ponte, arie di Verdi, di Puccini, canzoni della Prima Guerra mondiale, canzoni di montagna. Una storia, la loro, fatta di libertà, trasparenza, generosità, allegria e sincerità ad ogni costo, a tal punto che Topazia, a Milano per seguire i commerci della casa vinicola paterna, il Corvo di Salaparuta, incontrato un certo Andrea, che le fa una corte serrata e non la lascia indifferente turbandola profondamente, sentendosi indegna dell’amore di Fosco gli scrive di questa sua tentazione, che chiama “il suo lato oscuro”, e di essere pronta a lasciarlo per quella ipotetica, e ancora non vissuta, infedeltà. Fosco, innamorato, si precipita da Topsy, questo è il nomignolo che le ha affibbiato, va nel suo alberghetto e, non trovandola, trascorre le ore, con l’ansia che lo divora, dentro un cinema, con le immagini che scorrono, ma che lui non vede preso dai pensieri e dal desiderio di averla accanto, tranquillizzarla, senza rimproveri e rancore.

Si rivedono dopo qualche ora, Fosco e Topazia, e si buttano l’una nelle braccia dell’altro, una volta di più convinti che nulla e nessuno potrà dividerli e minare quel sentimento così forte ed esclusivo. Ad onor del vero, Andrea di Milano, capendo la situazione e di aver rischiato di rovinare qualcosa di unico, scriverà alla bella pittrice chiedendole perdono per essere stato avventato e irrispettoso.

Fosco, invece, durante un concerto di Dworak, in cui incontra Pia, una sua ex innamorata, ha un momento da vagheggino nell’apprendere che la ragazza, invece di odiarlo per l’abbandono subito a causa della giovane aristocratica siciliana, lo ama ancora. Compiaciuto per un attimo, subito dopo bolla quel suo atteggiamento con “soddisfazione bassa dell’orgoglio“. D’altronde, educato dalla madre a rispettare le donne, capisce che mai avrebbe potuto mantenere due amori, costume all’epoca tollerato e incoraggiato, e tradire il patto di sincerità con Topazia e, allo stesso tempo, che non ha colpa alcuna per aver abbandonato Pia, perché in amore vige il diritto, doloroso per chi lo subisce, di innamorarsi fuori da ogni concetto di proprietà e possesso.

Mentre viaggiano fra la Sicilia e la Toscana, fra il Piemonte e la Sicilia, fra Firenze e Palermo, mentre si separano, obbligati dai rispettivi impegni, si aspettano, si rincontrano, si raccontano, diventa sempre più centrale e impellente il pensiero se sposarsi o no, non per sottostare alle convenzioni, ma perché “C’è un tempo”, canta Ivano Fossati, ed è arrivato. Fosco ne parla con la madre, che lo invita ad aspettare ancora un po,’ e con il padre, che si aspetta che il figlio, prima di accasarsi, acquisti una indipendenza economica che lo faccia camminare saldamente sulle proprie gambe. Il ragazzo, però, forte di quell’amore  scontenta il volere dei suoi e il matrimonio, che viene celebrato in maniera privata e semplicissima a Firenze nel 1935, vede la presenza di Yoï, ma non di Antonio Maraini che, non approvando la furia di quella decisione, si nega al figlio nel giorno più importante della sua vita.

Topazia Alliata e Fosco Maraini

Gli sposini vanno a vivere a Fiesole, dove nel 1936 nasce Dacia, e stringendosi fanno piani per il futuro, sognando di fare tanti figli, educarli alla felicità e alla responsabilità sin da piccoli. Qui Fosco viene raggiunto dalla bella notizia di aver vinto una borsa di studio internazionale e parte così per il Giappone, il paese del sol levante, con la moglie e la bimba appena nata.

Le loro spensierate esistenze, degli anni compresi tra il 1932 e il 1934, la travolgente passione di un’epoca lontana, eppure così moderna, saranno stravolte e travolte dall’internamento in un campo di concentramento giapponese, a seguito dei fatti dell’8 settembre 1943, in quanto non aderenti alla Repubblica Sociale Italiana, esperienza dolorosa che vivranno assieme alle tre piccole figlie: Dacia, Yuki, nata a Sapporo nel 1939 e Toni, a Tokio nel 1941, a cui ogni sera Topazia intonerà il “Coro a bocca chiusa” della Butterfly per farle addormentare.

Ma questa è un’altra storia, che racconteremo in seguito, per oggi solo “Love Holidays“.

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