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Tre anni fa moriva Giorgio Faletti, cantò “Signor tenente”, brano ispirato alle stragi di Capaci e via D’Amelio

martedì 4 Luglio 2017

Tre anni fa moriva Giorgio Faletti in un ospedale a Torino dove era ricoverato.

Personaggio poliedrico, artista dai tanti volti, Faletti ha conosciuto il successo in vari ambiti artistici: dalla tv per tutti, alla scrittura, alla musica come cantante e autore, fino al cinema impegnato. Cabarettista di fama in tv, ha fatto ridere il grande pubblico a Drive in, e poi quello della prima serata del sabato in un Fantastico (era il 1990) con Pippo Baudo, Marisa Laurito e Jovanotti. Intanto, laureato in Giurisprudenza, coltiva anche la passione per la musica pubblicando nel 1988 pubblica il primo mini-album Colletti bianchi, colonna sonora del telefilm omonimo che lo vede fra i protagonisti.

Nel 1991 suo secondo disco, ma a Sanremo torna nel 1994 e vince il premio della critica, classificandosi anche al secondo posto in assoluto, con “Signor Tenente”, una canzone ispirata alle stragi di Capaci e d’Amelio, che è rimasta nell’immaginario collettivo. Come attore, ha recitato anche in Baaria di Tornatore e nel film Il sorteggio di Giacomo Campiotti.

In “Signor tenente”, nonostante sia stata presentata nel 1994, è chiaro il richiamo, appunto, alle stragi di Capaci e di via D’Amelio. Il brano vuole essere una denuncia delle condizioni lavorative delle forze dell’ordine (in particolare dei carabinieri) in un periodo in cui era ancora viva “l’eco” delle bombe del ’92 e ’93. L’uso ripetuto della parola “minchia”, presente nel testo all’inizio di ogni strofa, e il marcato accento siciliano con cui viene cantato il brano rendono chiaro il riferimento a Cosa Nostra; più in generale, questi dettagli sottolineano quanto fosse più sentita questa situazione nel Sud Italia e in particolare in Sicilia, dove si erano verificati tutti i maggiori eccidi mafiosi e da dove provengono, per larga parte, i carabinieri italiani.
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