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Viva Santa Rosalia, si celebra oggi la Patrona di Palermo

mercoledì 4 Settembre 2019
Festino Santa Rosalia

Due sono le date che rimandano a Santa Rosalia, il 15 luglio e il 4 settembre, e due i luoghi a Lei legati, Palermo e Santo Stefano Quisquina. Questi elementi, a cui ne aggiungeremo molti altri, sono il punto di partenza per raccontare la Santuzza, nata e vissuta a Palermo nel XII secolo dal conte Sinibaldo de’ Sinibaldi e dalla nobildonna Maria Guiscardi.

Santa Rosalia

Il futuro per lei pianificato, un matrimonio combinato degno delle sue nobili origini, fu dalla fanciulla coraggiosamente rifiutato e, per fare ciò, fuggita da casa, si nascose prima in una piccola grotta riparata dal fitto bosco della Quisquina, in provincia di Agrigento, territorio che, appartenendo alla sua famiglia, conosceva bene e poi, su concessione della regina Margherita, moglie del re di Sicilia Guglielmo I, in una grotta sul Monte Pellegrino, l’Axis Mundi, che sovrasta la città e prende il nome da quel Santo Pellegrino che, nel I secolo d.C., a quanto si narra, riuscì a convertire il popolo palermitano al Cristianesimo. Qui visse in preghiera e in solitudine fino alla morte avvenuta, probabilmente, il 4 settembre del 1160.

Una delle date ha rivelato il motivo per cui, tra il 3 e 4 settembre, molti fedeli partecipano all’Acchianata, di cui parleremo in seguito, ma quella del 15 luglio del 1624, invece, a cosa si riferisce? Alla scomparsa della peste, ma andiamo per gradi: mentre a Palermo infuriava la peste, nel luogo in cui a Geronima La Gattuta, inferma per una grave malattia, era apparsa in visione Rosalia, in abito monacale, promettendole la guarigione se si fosse recata in penitenza sul Monte Pellegrino, e in cui le si manifestò una seconda volta indicandole una grotta, furono ritrovati i suoi resti. Quaranta giorni dopo, all’ingresso della grotta della Quisquina, la scoperta di un’iscrizione in latino arcaico, attribuita alla Santuzza, che così recitava: “Ego Rosalia Sinibaldi Quisquinae et Rosarum Domini Filia amore Domini mei Iesu Christi in hoc antro habitari decrevi“, “Io Rosalia, figlia di Sinibaldo, signore della Quisquina e del Monte delle Rose, ho deciso di abitare in questa grotta per amore di mio Signore Gesù Cristo”.

Nel febbraio del 1625, in seguito a un’altra visione, il Cardinale Giannettino Doria, dopo aver riunito una nuova Commissione, certificò l’autenticità delle ossa che, portate in processione il 7 giugno dello stesso anno, in una teca in argento e cristalli, fecero regredire la peste fino a farla scomparire del tutto in quel famoso 15 luglio del 1625 a cui abbiamo accennato, a un anno esatto dal loro rinvenimento. Il 15 agosto il Senato Palermitano proclamò Santa Rosalia prima Protettrice di Palermo; il 26 gennaio del 1630 Papa Urbano VIII la inserì nel Martirologio Romano e nel 1637 le reliquie furono poste in un’urna, capolavoro dell’oreficeria del primo barocco palermitano. Ecco perché il 15 luglio di ogni anno viene ricordato questo miracolo con il tradizionale Festino di Santa Rosalia in cui il carro a lei dedicato percorre il cuore del centro storico con migliaia di fedeli al seguito.

Santa RosaliaIl 4 settembre, la presunta data della morte, e precisamente nella notte del 3 che cede il passo al nuovo giorno, i devoti le dedicano l’Acchianata, un momento molto sentito in cui i pellegrini salgono, acchianano, a piedi (o con bus navetta) su monte Pellegrino per raggiungere il Santuario, chiederLe “grazie”, esprimerLe riconoscenza per quelle ricevute o per rinnovare le promesse rivolteLe. La fatica del percorso è ricompensata, una volta in cima, dal tripudio di luci e candele, dagli innumerevoli “ex voto”, oggetti d’oro e argento raffiguranti le parti del corpo malate su cui la Santa ha operato il miracolo, appesi alle pareti rocciose del santuario, e da una folla che, da sconosciuta, è diventata compagna di viaggio e, quindi, familiare.

Curiosità
Tante sono le curiosità e gli aneddoti, non a tutti noti, che vogliamo rivelarvi, grazie a Don Gaetano Ceravolo, reggente del Santuario, e tra questi un ritrovamento particolare fatto ai piedi della statua, che si trova nel Belvedere vicino al Santuario, in cui prima, fate molta attenzione, c’era un tempio con delle colonne e un simulacro in pietra sotto cui, in un angolo, c’erano due teste di pietra, divise dalla violenza dei fulmini che abbattendosi avevano scisso l’unita in dualità. Un particolare da non trascurare è che una di queste, in marmo pario, materiale trovabile in Grecia e che rimanderebbe a una dea pagana, è stata inserita nel muraglione, di fronte la statua di Santa Rosalia, come se guardasse il mare. A questo si collega una scritta proprio sulla testa, che padre Ceravolo ha fotografato e dato a un paleografo archivista del Santuario esperto in scrittura antica, che presenta tre parole “Mar Ct Oa – Maris Contra Omnia” e la cui traduzione è: “Contro ogni cosa del mare”. Da qui, la certezza che quella che, oggi, è la statua che rappresenta Santa Rosalia come protettrice dei naviganti, in origine fosse quella di una dea pagana“.

Un’altra chicca, che unisce il sacro al profano, si rifà a un mito secondo cui sulle pendici del Monte Pellegrino sarebbe stato fondato il “castello di Cronio” da Saturno che, un manoscritto anonimo conservato alla Biblioteca Comunale di Palermo e realizzato nel 1703, legherebbe al Genio, il protettore laico della città, visto proprio come la raffigurazione del “Dio della terra e del tempo, padre dei tempi e padre di Dei e uomini“. Santa Rosalia e Panormus uniti in una metaforica danza e intenti, trascendendo la realtà per rimandare al mistico e al mitico, a proteggere dall’alto l’antica e misterica Zyz.

Il 4 settembre, come per il 15 luglio, non possiamo gridare che: “Viva Palermo, anzi Panormus, e Santa Rosalia”.

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