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Gela, la madre confessa. Dietro l’omicidio la paura di essere lasciata dal marito

giovedì 29 Dicembre 2016

La città di Gela è ancora sotto choc, le bandiere a mezz’asta da quando la madre di Maria Sofia e Gaia ha confessato i motivi che l’hanno spinta a uccidere le sue piccole, di nove e sette anni. Giusi Savatta voleva salvarle, per questo le ha avvelenate. Temeva che si sarebbero allontanate da lei in caso di separazione con il marito, Vincenzo Trainito, con cui il rapporto di coppia era diventato difficile, e allora le ha strangolate per costringerle ad assumere la candeggina. I segni di quella violenza sarebbero riconoscibili sul volto e sul collo delle bambine.

madre-gelaQuesto è quanto ammesso tra le lacrime al procuratore capo Fernando Asaro e al sostituto Monia di Marco in una stanza del reparto di chirurgia dell’ospedale Vittorio Emanuele di Gela, dove è ricoverata e dove le è stato notificato il fermo per duplice omicidio volontario e aggravato dalla discendenza. “Le ho soffocate e volevo morire con loro, ma non ci sono riuscita”. Anche il marito di Giusi, padre di Maria Sofia e Gaia, è stato ascoltato dagli inquirenti e non conferma la tesi portata avanti dalla donna e pur ammettendo l’esistenza di problemi in famiglia, sostiene di non aver mai avuto intenzione di lasciare la moglie. Secondo le dichiarazioni rese ai magistrati dalla donna, Trainito sarebbe stato chiamato da lei stessa poco dopo la morte delle piccole e sarebbe arrivato in tempo per fermare il tentativo di suicidio della donna, mentre le bimbe erano già senza vita e uno dei due corpi era nella cameretta, l’altro in corridoio. E’ stato lui ad avvisare carabinieri, poliziotti e soccorritori dopo aver trovato la Savatta che tentava di impiccarsi col tubo flessibile della doccia e con della candeggina ingerita, in stato confusionale, e che poi si dirigeva verso il balcone col proposito di buttarsi giù.

La donna in ospedale è apparsa molto confusa e disperata: ha pianto durante tutto l’interrogatorio riuscendo a stento a ricostruire quei momenti di follia. Ieri, sul corpo delle bambine, il medico legale Cataldo Raffino ha eseguito l’autopsia per stabilire se le bambine sono decedute per avvelenamento o per soffocamento, considerato che sulla gola delle due sono stati riscontrati segni di un’energica pressione, quasi uno strangolamento.

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