Condividi

Addio amaro per Di Matteo: “Non ero messo nelle condizioni di lavorare”

giovedì 16 Marzo 2017

“La mia scelta non è una resa. Ho fatto domanda per la Direzione Nazionale Antimafia per cercare di continuare a dare un contributo alla lotta alla mafia. Mi sono occupato di queste vicende per 25 anni in due procure di frontiera: Palermo e Caltanissetta. Ultimamente non ero più messo nelle condizioni di lavorare a tempo pieno su inchieste delicatissime che richiedono un impegno totalizzante”. Lascia con polemica Nino Di Matteo, pm di Palermo trasferito, ieri, dal Plenum del Csm, su sua istanza, alla Direzione Nazionale Antimafia.

Oggi, a margine del processo sulla presunta trattativa Stato-mafia, Di Matteo ha spiegato cosa lo avrebbe indotto ad andar via da Palermo. “Negli ultimi anni – ha affermato nelle pause dell’udienza – sono stato costretto a conciliare la delicatezza di certi impegni come quello del dibattimento sulla trattativa con la necessità di occuparmi di una massa di procedimenti su piccoli furti, truffe e reati comuni. Questa situazione non poteva continuare all’infinito. Soprattutto negli ultimi tre anni stava diventando paradossale. In più c’è stato l’aumento del rischio per me e la mia famiglia. Ritengo questa scelta la più utile per dare un contributo sulle vicende a cui ho lavorato. Spero di poter dare un contributo nel percorso di approfondimento investigativo sul periodo delle stragi e sui rapporti tra mafia e politica”, ha proseguito.

“Dopo aver saputo della proposta della commissione del Csm – ha concluso – ho anticipato al procuratore di Palermo e a quello della Dna che avrei chiesto l’applicazione per finire il processo sulla trattativa e qualche indagine collegata perché lo reputo un dovere”.

 

“A prescindere dal valore altissimo dei colleghi che mi sono stati preferiti, resto convinto che in passato ci sia stato qualche veto, qualche pregiudizio, anche qualche alto esponente istituzionale che abbia pressato perché la mia domanda non fosse accolta. Ho qualche elemento per ritenere che possa essere accaduto. Ho subito anticipato al procuratore di Palermo e al capo della Dna – ha concluso – il mio intendimento di finire il percorso intrapreso e ho colto una disponibilità da parte del procuratore nazionale antimafia. Ora dovrà essere il procuratore di Palermo ad autorizzare l’applicazione”.

Questo articolo fa parte delle categorie:
Condividi
ilSiciliaNews24

Francesco Zavatteri: “Chi spaccia il crack vende morte ai ragazzi” CLICCA PER IL VIDEO

Seconda parte dell’intervista de ilSicilia.it a Francesco Zavatteri, padre di Giulio, giovane artista palermitano, ucciso da un’overdose di crack all’età di 19 anni il 15 settembre 2022. L’importanza delle strutture nei quartieri delle città, le proposte dal basso e le iniziative legislative sul tema della tossicodipendenza.

BarSicilia

Bar Sicilia, Di Sarcina e la rivoluzione dei porti del mare di Sicilia Orientale CLICCA PER IL VIDEO

Dal Prg del porto di Catania ai containers ad Augusta, passando per lo sviluppo di Pozzallo e l’ingresso di Siracusa nell’AP, il presidente Di Sarcina spiega obiettivi e progetti

La Buona Salute

La Buona Salute 63° puntata: Ortopedia oncologica

La 63^ puntata de La Buona Salute è dedicata all’oncologia ortopedica. Abbiamo visitato l’Ospedale Giglio di Cefalù, oggi punto di riferimento nazionale

Oltre il Castello

Castelli di Sicilia: 19 ‘mini guide’ per la sfida del turismo di prossimità CLICCA PER IL VIDEO

Vi abbiamo accompagnato tra le stanze di 19 splendidi Castelli di Sicilia alla scoperta delle bellezze dei territori siciliani. Un viaggio indimenticabile attraverso la storia, la cultura, l’enogastronomia e l’economia locale, raccontata dai protagonisti di queste realtà straordinarie.