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Anci: “Comuni in trappola” e all’Ars si voterà per abrogare la norma “cancella sindaci”

mercoledì 26 Aprile 2017

Finisce in un clima di forte tensione il faccia a faccia tra parlamento, governo e sindaci siciliani, che stamattina si sono presentati all’Ars in oltre un centinaio, indossando le fasce tricolori, per chiedere l’immediata soppressione della norma che prevede la decadenza dei primi cittadini in caso di mancata approvazione dei bilanci. I sindaci erano in piazza anche per lamentare l’insufficienza delle risorse trasferite ai comuni. Sì, proprio la norma, contestatissima, che sta mandando in tilt l’intero sistema degli enti locali che non possono chiudere i bilanci senza fondi regionali bloccati nella finanziaria, ma che per via di un’interpretazione autentica della legge nazionale, ad oggi in vigore, sono costretti allo scioglimento.

I primi strali sono arrivati dal presidente dell’Anci e primo cittadino del capoluogo siciliano Leoluca Orlando: “Ci sarebbero tutte le ragioni per andare allo scioglimento dell’Assemblea regionale siciliana, ma forse ormai è troppo tardi” – ha detto Orlando spiegando in breve il meccanismo che porta i comuni al default e alla soppressione dei sindaci:  “Siamo di fronte ad una tempesta perfetta, si sommano una serie di aspetti negativi e questa sommatoria sta determinando l’affondamento delle autonomie locali: i trasferimenti ai comuni sono passati da 900 milioni di euro a 200 milioni di euro nell’arco di pochi anni, la Regione non ha ancora approvato il suo bilancio e forse lo approverà solo entro il 30 aprile. Applichiamo una norma nazionale che stabilisce che entro il 31 marzo i comuni devono approvare i bilanci altrimenti si sciolgono e sindaci decadono, ma come si può fare questo se la Regione non ha ancora approvato il suo, da cui discendono le risorse che servono ai comuni per dare il via libera ai propri?”
I primi cittadini, tra i quali Renato Accorinti, sindaco di Messina, Calogero Firetto (Ag) e Ornella Trovato, sindaco di San Piero Patti, salvata dalla decadenza grazie a un ricorso accolto dal Tar, sono stati accompagnati dai rappresentanti dell’Anci (insieme a Orlando c’era anche il segretario Mario Emanuele Alvano).
Hanno segnalato questo grave black out della normativa in vigore che negli ultimi mesi ha già provocato la decadenza di alcune giunte messe di fronte, senza scampo, al dissesto finanziario. Il gelo vero e proprio è stato determinato dall’intervento dell’Assessore all’Economia Alessandro Baccei, che ha negato la riduzione dei trasferimenti e ha bacchettato i comuni per non aver mai raggiunto una percentuale sufficiente di riscossione di tributi locali, circostanza che, secondo Baccei, causa il default: “La Sicilia è la regione italiana che fa i trasferimenti più alti ai Comuni, abbiamo lasciato le risorse stabili dal 2015, per un totale di oltre 800 milioni di euro. Negli ultimi anni non sono mai  diminuiti , anzi posso dimostrare, come dice la Corte dei Conti, che sono sono aumentati”. Carte alla mano l’assessore all’Economia, indica  l’ultima relazione della Corte di Conti in materia di trasferimenti ai Comuni e assicura che “la stessa somma è prevista nella finanziaria di quest’anno”.  “Dal 2012 al 2015 i trasferimenti hanno registrato un’inversione di tendenza passando da 906,3 milioni a 829,1 milioni. Sono oltre 800 milioni, non 300 quindi”.

Orlando aveva parlato invece di “cifre poco sotto i 300 milioni”. Secondo l’assessore, le difficoltà economiche dei comuni derivano dalla mancata riscossione delle imposte locali. Insomma, una querelle di difficile soluzione.

L’ostacolo del combinato disposto “decadenza- scarse risorse” sarà possibile superarlo solo in Aula. Il governo presenterà un emendamento in finanziaria che farà decadere la norma in vigore. E’ quanto ha promesso il presidente della Regione Rosario Crocetta, accerchiato dai sindaci nella Sala Piersanti Mattarella dell’Ars. “Entro domani presenteremo il nuovo emendamento soppressivo della norma in vigore e vedremo anche di sospendere gli atti amministrativi che mettono in diffida i comuni per la mancata approvazione dei bilanci”.

La proposta politica del governo Crocetta ha ottenuto il via libera del presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone che aveva già invitato il governo a provvedere per superare l’impasse: “Se c’è la volontà politica di abrogare questa norma si fa. Ci vuole però chiarezza. Io sono per le stabilità delle istituzioni locali” ha detto Ardizzone, che ha invitato i deputati a non richiedere sulla norma il voto segreto. Infatti sull’abrogazione di questa norma pende la spada di Damocle dello scrutinio segreto, che può essere richiesto da un solo deputato e deve essere sostenuto da soli 9 parlamentari.

In un clima di generale confusione non sarebbe difficile ad una casuale maggioranza impallinare la norma.

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