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Anziana morì per infezione delle vie urinarie, chieste nuove indagini per i medici

martedì 18 Febbraio 2020
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Villa Sofia

La Procura chiede l’archiviazione per i medici di Villa Sofia accusati dell’omicidio colposo di una donna di 81 anni, Anna Maria Pollaci, morta nell’ospedale del nosocomio palermitano il 3 settembre del 2018, ma i parenti dell’anziana si oppongono per quella che sembra una vicenda dai contorni ancora da chiarire. Per questa ragione, sono state chieste nuove indagini. 

I figli della donna, Antonio e Vincenzo Di Fresco, infatti, non si danno pace per come si sono sviluppate le vicende che hanno portato al decesso della madre e attraverso gli avvocati Fabio Bognanni e Claudio Gallina Montana, chiedono un supplemento di indagine o l’imputazione coatta per i nove medici che intervennero, a vario titolo e in momenti diversi, per cui il pm Enrico Bologna ha invece chiesto l’archiviazione.

Gli indagati sono Antonella Maria Pia Compagno, Pietro D’Avola, Giuseppe Di Natale, Concetta Facella, Elena Giglio, Giovanni Milone, Valentina Patti, Gioacchino Maria Antonio Taormina, Antonino Vaglica.

La vicenda ruota sulle presunte inadempienze da parte dei dottori che curavano Anna Maria Pollaci, sostenute dai familiari della donna, uccisa da una ‘sepsi delle vie urinarie‘. La perizia disposta dal Gip Piergiorgio Morosini ed eseguita da tre docenti del Policlinico di Messina, non avrebbe fornito le basi per farlo. Ma confliggerebbe con un’altra perizia di parte, espletata a cura dei familiari della paziente.

I fatti: la donna era arrivata al Pronto soccorso del nosocomio palermitano il 31 agosto di due anni fa con ipertensione e in stato di incontinenza urinaria, con continue minzioni, anche ogni 5 minuti, ed era stata registrata al Pronto soccorso con il codice giallo. Qui è rimasta ad attendere per quattro ore circa. Da qui i peggioramenti che, in pochi giorni, hanno portato alla morte dell’anziana. Secondo i figli della donna, i medici avrebbero trascurato il continuo urinare e si sarebbero preoccupati soltanto di provvedere a somministrare farmaci contro l’ipertensione, nonostante i familiari – affermano gli stessi – avessero manifestato ai medici la richiesta di verificare la possibilità di un’infezione delle vie urinarie in corso con un’ urinocultura.

“La signora – ricordano i parenti della paziente – è stata sistemata “in osservazione”.  In considerazione che urinava in continuazione, ogni circa 10 minuti, veniva chiesto di mettere un catetere, per evitare la sofferenza di dovere andare in bagno in quelle condizioni. Nessun catetere le veniva messo nonostante le nostre richieste. Con molta difficoltà e trascorrendo le ore, si otteneva la misurazione di pressione tre volte in tutta la notte”. E ancora: “Già durante la notte, e per i giorni seguenti, in considerazione che mia madre aveva perso abbondanti liquidi con l’urina, e non si idratava spontaneamente, abbiamo segnalato il fatto e richiesto se fosse opportuno mettere una flebo per idratarla. E già dal venerdì sera non aveva nemmeno consumato un pasto. La risposta ottenuta era che non si poteva mettere la flebo per idratarla altrimenti la pressione arteriosa sarebbe aumentata. Nella mattinata, (dopo quindi circa 8 ore dall’ingresso al Pronto soccorso) avendo finito i pannoloni, su richiesta nostra, veniva messo il catetere”.

I familiari parlano di una condizione generale che, dal momento dell’arrivo al pronto soccorso e nelle ore successive, avrebbe visto un graduale peggioramento dello stato di salute della paziente, fino ad arrivare a uno stato soporifero e al formarsi di diverse chiazze sul suo corpo. E da lì, l’infezione è andata avanti fino a causare il decesso della signora”.

Secondo i periti, che hanno confermato la causa della morte, invece, non emergerebbero “difformità con le linee guida di riferimento, né profili di negligenza, imprudenza e imperizia”. Da qui l’accusa di omicidio colposo e la conseguente richiesta di archiviazione da parte dei pm, con l’opposizione annunciata dai figli della signora Pollaci.

Adesso il gip dovrà decidere se ammettere nuovi elementi di prova per indagini suppletive oppure se accogliere le richieste del pm.

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