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Ars, arriva l’ok al Defr 2022-2024: “Economia verso la ripresa in Sicilia” | IL DOCUMENTO

martedì 17 Agosto 2021

Su proposta del presidente della Regione siciliana, Nello Musumeci, la Giunta ha approvato il Documento di Economia e Finanza Regionale 2022/24.

Il DEFR 2022-2024, si legge nel documento, “si colloca in un contesto senza precedenti a causa delle pesanti conseguenze della crisi economica determinata dalle misure di contrasto alla pandemia, ma anche perche’ consente di ponderare gli effetti degli investimenti derivanti dal Nextgeneration EU e dei programmi di sviluppo per la Sicilia nel medio periodo”.

Dal DEFR 2022-2024 “emerge – evidenzia il documento – che in Sicilia il valore del Pil programmatico regionale e’ previsto in crescita del 5,1% nel 2021, registrando un aumento superiore al Pil nazionale che, nel DEF, si attesta a 4,5%. Tale dato e’ giustificato dal fatto che nell’economia regionale si manifesta un piu’ accentuato effetto rimbalzo rispetto alla caduta dell’anno scorso, combinato con l’attivazione di rilevanti investimenti pubblici”.

In questo quadro economico, il documento, oltre a riassumere le politiche economiche a sostegno delle famiglie e delle attivita’ produttive, gia’ avviate ed in corso d’attuazione da parte del governo regionale, dedica un’ampia sezione alle misure di rilancio economico post-pandemia. “In Sicilia, quindi, a condizioni date – si legge -, la crescita proseguira’ anche nel 2022, con il +4,7% e nel 2023, con + 3,3%, con un incremento del PIL nel triennio (2021-23) che superera’ il 13%, segnando un recupero sui livelli pre-crisi di quasi il 5%. E nel 2024 conseguendo un +1,8% il Prodotto interno lordo della Sicilia dovrebbe superare la cifra mai raggiunta di 100 miliardi di euro”.

Il documento esamina l’impatto delle risorse del PNRR e del Fondo complementare che dovrebbero essere destinate all’Isola per circa 20 miliardi di euro. Per una Regione come la Sicilia, destinataria di ulteriori interventi finanziari, vanno considerate altresi’ le risorse riprogrammate deiFondi sviluppo e coesione” (FSC) 2000-2020 con il Piano sviluppo e coesione (PSC), quelle del Programma di Azione e Coesione (PAC) – Programma Operativo Complementare (POC) 2014-2020, quelle destinate al nuovo programma “Fondo sviluppo e coesione” (FSC) 2021-2027 disponibili nella programmazione CIPESS, gli ingenti finanziamenti assegnati dalla nuova programmazione europea 2021-27, della quale la Conferenza delle Regioni e PP.AA., su proposta della Regione Siciliana, ha appena approvato l’accordo di partenariato.

“Alla luce del sintetico quadro ricostruito e tenuto presente il principio, ormai divenuto diritto vivente, della non sostituibilita’ delle risorse ordinarie stanziate dallo Stato con quelle speciali per lo sviluppo e la coesione e quelle della programmazione europea – prosegue il documento –, nel medio periodo (2021-2027) saranno quindi disponibili per la Sicilia circa 50 miliardi di euro di risorse extraregionali”.

Il documento esamina poi le questioni del divario infrastrutturale della Sicilia.
“In termini di spesa per investimenti pro capite – si legge – nella media dell’ultimo decennio l’entita’ e’ stata all’incirca pari a circa 780 euro per le regioni del Sud ed insulari, mentre ha sfiorato i 1000 euro (940) per quelle del Centro-Nord. Con riguardo alla Sicilia, con la sola esclusione del sistema di comunicazione digitale, affidato alle responsabilita’ della Regione ed i cui investimenti nell’Agenda digitale hanno superato il 90% delle somme impegnate sui quasi 318 milioni di euro di risorse europee assegnate in sinergia con quelli degli operatori di mercato, per i trasporti, come per le reti elettriche ed idriche, si registra il piu’ elevato livello di divario rispetto alle regioni centrosettentrionali. Settori affidati alla competenza dello Stato”.

“E cosi’ – sottolinea il documento -, mentre la Sicilia si attesta tra le prime Regioni d’Europa per infrastrutturazione digitale recuperando in poco tempo i ritardi (digital divide) il divario infrastrutturale raggiunge punte estreme nella viabilita’ ferroviaria e stradale, attribuite alla pressoche’ integrale competenza dello Stato”.
Il DEFR 2022-2024 si concentra anche sui profili finanziari evidenziando, “nel solco di quanto gia’ contestato dalla Corte dei conti, circa l’inidoneita’ dei decimi di compartecipazione tributaria individuati nelle disposizioni di attuazione per il calcolo dell’imposta spettante alla Regione che avrebbero dovuto assicurare, per Statuto, un livello di entrate adeguato a coprire l’espletamento delle funzioni attribuite dalla specialita’ in luogo dello Stato. Le compartecipazioni fiscali concordate nella scorsa legislatura al netto dell’ingente concorso al fondo sanitario regionale, non attribuiscono Cartella 2 di 3 risorse ‘aggiuntive’ alla Regione limitandosi ad introdurre minimi correttivi agli effetti distorsivi recati sul gettito devoluto dalla legislazione statali. La capacita’ espansiva delle entrate nel bilancio avrebbe invece dovuto essere ancorata all’incremento del gettito tributario assicurato dalle modifiche del sistema di devoluzione delle entrate”.

Il Documento sottolinea che “se le uscite, grazie a costanti interventi di revisione, si sono contratte dal 2013 di oltre 1 miliardo di euro e siano ormai attestate sulla soglia, da ritenersi difficilmente comprimibile, dei 15 miliardi di euro (dal 2015, con un netto e stabilizzato miglioramento sul piano dei residui che ne qualifica la struttura), le entrate di natura tributaria, dopo la revisione delle norme di attuazione concordate nel 2016 che hanno rideterminato la misura della compartecipazione regionale all’IRPEF e nel 2017 che hanno rideterminato la misura della compartecipazione regionale all’IVA, archiviato il picco degli oltre 17 miliardi di euro del 2015 sono crollate ad 11 miliardi di euro, rimanendo stabili dal 2016 al 2020 e costituendo la causa del deficit strutturale del bilancio, in spregio ai principi declinati dalla Corte costituzionale in materia di finanza regionale di obbligo di copertura delle funzioni assegnate statutariamente”.

“Per questo – si legge sempre nel documento – il Governo Musumeci ha, sin dal 2018, sottoposto al Governo centrale la revisione delle nuove di attuazione in materia finanziaria (risalenti al 1965) aprendo un negoziato che dopo i primi significativi risultati si e’ fermato per le vicende della pandemia ed e’ da poco ripreso dopo gli incontri con il Ministero dell’economia e le finanze. Negoziato che va concluso, tenendo in opportuna considerazione anche la questione dei costi derivanti dalla condizione di insularita’, in tempo per la prossima legge di bilancio dello Stato”.
Il Documento presenta altresi’ un’appendice a cura del Dipartimento della Programmazione, sulla “Sicilia verso la programmazione delle politiche di coesione del ciclo 21-27″ che definisce la configurazione della programmazione europea post-2020. Il testo descrive un contesto economico fragile e caratterizzato dei suoi storici ritardi strutturali, gravati dalle difficolta’ dell’attuale crisi, rispetto a cui la programmazione 2021-27 si pone come sfida per ridurre l’insostenibile divario che separa la Sicilia dal resto d’Italia.

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