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Arte: all’Abatellis la mostra “Il ritorno dei capolavori perduti” | VIDEO e FOTO

venerdì 11 Ottobre 2019

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L’arte, una volta resa materia, vivrà sempre in un modo o nell’altro. Oggi anche grazie alle tecnologie all’avanguardia che hanno permesso a sette straordinari capolavori, distrutti, dispersi, rubati, bruciati, di mostrarsi nella loro totale bellezza.

Il ritorno dei capolavori perduti” è infatti il titolo dell’esposizione che si inaugura l’11 ottobre a Palazzo Abatellis di Palermo e che ospita le riproduzioni di sette importantissime opere dei più grandi pittori della storia dell’arte, che non esistono più per diverse vicende ma che oggi sono fruibili attraverso la ri-materializzazione firmato dal team di storici, artisti, restauratori ed esperti di software 3D di Factum Arte, l’organizzazione internazionale fondata da Adam Lowe a Madrid che, oltre a collaborare con alcuni tra i più famosi artisti contemporanei nella realizzazione delle loro opere, è impegnata nella valorizzazione del patrimonio artistico mondiale.

Fino all’8 dicembre, accedendo dal nuovo ingresso dell’Abatellis, si potranno “rivedere” “Medicina” (1900-1907) di Gustav Klimt, “Ninfee” (1914-1926) di Claude Monet, “Vaso con cinque girasoli” (1888) di Vincent Van Gogh, “Concerto a Tre” (1663-1666) di Jan Vermeer, “Ritratto di Winston Churchill” (1954) di Graham Sutherland, “Myrto” (1929) di Tamara de Lempicka e “La torre dei cavalli azzurri” (1913) di Franz Marc.

La ri-materializzazione di Factum Arte ha già restituito virtualmente alla città di Palermo la tela del Caravaggio “Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi“, rubata proprio 50 anni fa dall’oratorio serpottiano di San Lorenzo.

Su tutte queste opere è stata costruita anche la serie “Il mistero dei capolavori perduti”, prodotta da Sky Arts Production Hub, partner dell’esposizione che fa parte del festival Le Vie dei Tesori.

Storia dei quadri andati perduti 

Medicina (1900-1907) – Gustav Klimt
Bruciato dalle SS al Castello di Immendorf (Austria) nel 1945

Il dipinto Medicina di Gustav Klimt, che raffigura la dea della salute Igea in piedi di fronte a una colonna formata da un’umanità nuda e contorta, fu commissionata per il soffitto dell’Aula Magna dell’Università di Vienna. La sua presentazione nel 1901, però, causò un’immediata indignazione, tanto che l’ateneo respinse il quadro. Quando i funzionari andarono a ritirare il dipinto, Klimt li minacciò con un fucile, restituendo l’intera somma che aveva ricevuto per il lavoro. Venduto infine a un suo facoltoso amico pittore, Medicina fu però confiscato dai nazisti all’inizio della guerra. All’inizio venne esposto al pubblico ma nel 1943 fu trasferito in un remoto castello austriaco con lo scopo di proteggerlo dai bombardamenti. L’ultima notte della guerra, in Austria, un gruppo di ufficiali delle SS decise passare la notte del castello. Dopo aver organizzato un’orgia nel castello sullo sfondo dei dipinti, gli ufficiali, la mattina seguente, ritenendo le opere troppo belle per finire nelle mani del nemico russo, fecero saltare in aria il castello, distruggendo anche le tele di Klimt custodite al suo interno.

Concerto a Tre (c.1663-66) – Jan Vermeer
Rubato all’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston nel 1990

Concerto a Tre di Jan Vermeer è il quadro più ricercato del mondo.E’ considerato come il più grande furto di un’opera d’arte nella storia, tanto che l’FBI sta ancora conducendo indagini sulla malavita internazionale, da quella di Boston all’IRA. Tra i principali sospettati ci sono violenti esponenti mafiosi, nessuno dei quali ha ancora parlato.Concerto a Tre è una delle sole quaranta opere che vengono attribuite a Jan Vermeer, il grande maestro dell’Age d’Or olandese. Così come non sappiamo dove si trovi il quadro scomparso, anche la vita di Vermeer rimane un misterioso enigma. Esistono solo scarsi e misteriosi indizi sulla sua vita e, a complicare il lavoro dei critici, le sue insuperabili raffigurazioni dell’ambiente domestico della classe benestante di Delft sollevano più di una domanda. Fra tutte, Concerto a Tre – un dipinto affascinante, ambiguo e incredibilmente raffinato, che raffigura dei musicisti – è il più misterioso e il suo valore è stimato intorno ai 200 milioni di dollari. Gli investigatori pensano di conoscere l’identità dei due ladri che, travestiti da poliziotti, rubarono il dipinto.  Ma quale sia il luogo in cui è stata nascosta la refurtiva, dove si trovano sia il dipinto di Vermeer che le altre opere rubate al museo di Boston, resta ancora oggi un mistero.

Sir Winston Churchill (1954) – Graham Sutherland 
Distrutto per volontà di Lady Churchill

Durante l’ultimo anno del secondo mandato di Winston Churchill come Primo Ministro del Regno Unito, il Parlamento commissionò un ritratto a figura intera per il suo 80esimo compleanno come regalo da parte dei membri di entrambe le Camere. Graham Sutherland era uno dei più celebri artisti inglesi del tempo e aveva da poco esposto alcuni dei suoi ritratti alla Biennale di Venezia, con grande successo. Inizialmente tutto sembrò andare per il meglio e Churchill, egli stesso pittore, si offrì persino di ritrarre in cambio Kathleen, la moglie di Sutherland.Durante le prime tre sedute, Sutherland si rifiutò di far vedere al Primo Ministro il lavoro non ancora terminato e quando, una volta completato, il ritratto venne mostrato, Churchill rimase sconvolto dal risoluto realismo dell’opera. Lady Churchill apprezzò il dipinto ma in seguito alla reazione furiosa del marito, ne organizzò in segreto la distruzione.

Ninfee (1914-26) – Claude Monet
Distrutto in un incendio al MoMA nel 1958

Oggi è difficile pensare a opere che siano più conosciute e più storicamente significative della serie Ninfee di Monet. In quasi trent’anni Claude Monet produsse oltre 250 dipinti su tele di grandi dimensioni che hanno come unico soggetto lo stagno della sua casa a Giverny. A causa della sua spietata auto-critica, Monet stesso distrusse molte delle sue opere. Di quelle che si sono salvate soltanto nella seconda metà del ‘900 è stato riconosciuto l’inestimabile valore. Ma nel 1950 queste tele giganti venivano ancora considerate come arte decorativa e non erano costose da acquistare. Nel 1955 il MoMA di New York decise di comprare un’enorme tela di circa sei metri della serie Ninfee. Quando nel 1958 il quadro venne distrutto da un incendio catastrofico, avvenuto durante l’orario di apertura del museo, la perdita del dipinto venne considerata un’enorme tragedia. Il MoMA decise di compensare la perdita dei dipinti e solo un anno dopo acquistò un trittico dal figlio di Monet. L’incendio causò una grande perdita ma al contempo richiamò l’attenzione sul lavoro rivoluzionario di Monet, contribuendo a far diventare oggi la serie delle Ninfee un simbolo dell’arte moderna.

La torre dei cavalli azzurri (1913) – Franz Marc 
Sequestrato da Hermann Goering. Disperso dal 1945

Artista carismatico, visionario e romantico, fulcro del movimento artistico in Germania nei tumultuosi anni che precedettero la Grande Guerra, Franz Marc venne ucciso nella battaglia di Verdun a 36 anni. Ispirato da artisti come Gauguin e Van Gogh, era ossessionato dagli animali: li osservava nel loro habitat naturale con l’intento di ritrarli, nascondendosi dietro giunchi e arrampicandosi sugli alberi, diventando così un maestro nella rappresentazione delle loro caratteristiche anatomiche. I suoi dipinti di cani, mucche, cervi e soprattutto cavalli, nei quali spiccano i colori primari, sono tra i prodotti più alti del movimento “Die Blaue Reiter” di Monaco e la sua straordinaria opera La Torre dei cavalli azzurri si configura come uno dei suoi lavori più celebri e importanti. Marc vide nei cavalli creature libere, pure, spirituali, di ordine superiore rispetto al genere umano. Dopo la Prima Guerra Mondiale il dipinto venne acquistato dalla National Gallery di Berlino, ma nel 1937 fu rimosso dai nazisti e incluso nella mostra di Arte Degenerata. Successivamente, Herman Goering se ne impossessò, includendolo nella sua collezione privata. A differenza di molti altri quadri, il dipinto non venne mai venduto, ma alla fine della guerra la grande tela scomparve. Avvistamenti del quadro furono registrati alla fine degli anni ‘40 nella Berlino Est occupata dai russi ma gli esperti d’arte di tutto il mondo sono ancora alla sua ricerca.

Vaso con cinque girasoli (1888) – Vincent Van Gogh

Distrutto nel bombardamento di Ashiya (Osaka) durante la Seconda Guerra Mondiale

Nel 1945 l’aviazione americana scatena un’ondata di attacchi su tutto il Giappone. Una singolare “vittima” è un dipinto di Vincent Van Gogh che raffigura cinque girasoli.  I rivoluzionari dipinti della serie sono stati fortemente influenzati dall’arte giapponese, della quale il pittore fu un appassionato collezionista. Sono il risultato di un’estate che Van Gogh trascorse in Provenza a dipingere insieme al suo amico Gauguin. Quella fra i due fu una collaborazione breve ma vissuta intensamente da Van Gogh, il quale, in seguito alla partenza di Gauguin, ebbe un esaurimento nervoso che lo portò a tagliarsi un orecchio. I Girasoli furono spesso oggetto di derisione nel corso della vita dell’artista ma negli anni Venti, quando Vaso con cinque girasoli fu comprato da un imprenditore e poeta giapponese, i suoi dipinti erano già considerati di grande valore. Quando la città del magnate giapponese venne bombardata, il dipinto, a causa del peso eccessivo della cornice, risultò troppo pesante da spostare e ciò ne implicò la fatale distruzione.

Myrto (1929) – Tamara De Lempicka
Rubato a Parigi da un generale nazista

Pochi artisti incarnano in modo così completo lo stile e lo spirito della loro epoca come Tamara de Lempicka, la cui pittura elegante e drammatica riassume su tela tutto lo spirito dell’Art Déco. Orgogliosamente glamour e alla moda, Tamara de Lempicka è una figura audace e fantasiosa, la cui opera sfida il pubblico a distogliere lo sguardo. Myrto fu realizzato al culmine del suo spirito creativo. Questa provocatoria rappresentazione di due donne, di cui una è molto probabilmente l’artista stessa che si rilassa nel sonno dopo un incontro amoroso, abbracciata all’amante Ira Perrot, è uno dei suoi dipinti più affermati e caratteristici.  Il quadro era un oggetto di valore per il suo collezionista più devoto, il dottor Pierre Boucard, magnate dell’industria farmaceutica. Ammiratore appassionato della Lempicka, le commissionò anche un suo ritratto con la famiglia. Quando scoppiò la Seconda Guerra Mondiale, Tamara de Lempicka partì per “una lunga vacanza” negli Stati Uniti ma Boucard rimase a Parigi, dove la sua villa venne confiscata da giovani ufficiali nazisti, uno dei quali probabilmente non fu in grado di resistere alla tentazione di rubare la tela nel 1943. Il dipinto, da allora, non è stato mai più ritrovato.

La mostra, a cura degli Amici dei Musei Siciliani in collaborazione con SkyArte e Factum Arte, è promossa dall’Assessorato regionale Beni Culturali e Identità Siciliana e dalla Galleria Regionale della Sicilia Palazzo Abatellis, è fruibile tutti i giorni dalle 9 alle 19 (ticket 6 euro).

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