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Assistenti sociali, Anci Sicilia scrive al ministro del Lavoro: “Modificare norma sul tempo indeterminato”

sabato 20 Febbraio 2021

“Abbiamo scritto al ministro del Lavoro, Andrea Orlando, chiedendo di farsi parte attiva al fine di modificare la norma (art.1 c.797 della L.30 dicembre 2020 n.178) che prevede la possibilità di assumere assistenti sociali a tempo indeterminato solamente ai distretti socio-sanitari o ai comuni che abbiano già un rapporto tra popolazione e numero di assistenti sociali pari a 1 ogni 6500 abitanti o 1 ogni 5000 abitanti”.

Questo il commento di Leoluca Orlando, presidente di ANCI Sicilia, che aggiunge : “In atto, quindi, riscontriamo il  paradosso di un aiuto a sostegno di quei territori che hanno già una buona copertura del servizio, rimanendo invece del tutto escluse molte realtà, come quelle siciliane, che hanno un numero di assistenti sociali inferiore a quello previsto dalla norma. In parole povere, chi offre già un servizio più elevato potrà migliorare la propria offerta, mentre chi ha una copertura del servizio limitata sarà costretto a rimanere indietro penalizzando i cittadini più deboli”.

“A ciò si aggiunga – continua Mario Emanuele Alvano, segretario generale dell’Associazione dei comuni siciliani – che la copertura di tale intervento viene individuata sul Fondo per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale del quale, in teoria, dovrebbero beneficiare tutti i comuni . Quindi si utilizzano risorse previste  per tutti i comuni per destinarle solo a quelle realtà che sulla carta ne hanno meno bisogno. Infine, molte amministrazioni possono contare su contratti con assistenti sociali a tempo determinato a valere sulle risorse del PAL (Piano attuazione locale) che non è certo che potranno essere rinnovati”.

“Chiediamo, dunque,  al ministro Orlando – conclude il presidente di ANCI Sicilia – di intervenire su questa delicatissima vicenda, al fine di prevedere una modifica che destini adeguate risorse ai comuni e ai distretti che hanno un’endemica carenza di personale qualificato, che sono spesso costretti ad utilizzare formule che non danno continuità al servizio e stabilità ai lavoratori e che, paradossalmente, si trovano ad essere esclusi da questa importante misura. Evitiamo che l’1 marzo,  data ultima entro la quale i comuni e i distretti dovranno fare pervenire le richieste, suoni come un’ennesima beffa nei confronti dei territori che hanno maggiore bisogno di colmare il gap in termini di qualità dei servizi”.

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