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Bagheria, circuivano un anziano disabile: sequestrati oltre due milioni di euro

venerdì 18 Maggio 2018

Divieto di dimora e sequestro preventivo dei beni, questi i provvedimenti del gip del Tribunale di Termini Imerese nei confronti di una badante e di suo figlio, entrambi di Misilmeri, accusati di aver circuito una persona anziana per appropriarsi del suo cospicuo patrimonio. Coinvolto pure un avvocato che adesso ha l’obbligo per l’avvocato di presentarsi periodicamente alla polizia giudiziaria.  

Madre e figlio, inoltre, hanno anche il divieto di avvicinarsi alla persona offesa. Al termine di un’indagine durata oltre un anno, coordinata dalla Procura della Repubblica di Termini Imerese, i finanzieri della Compagnia di Bagheria hanno scoperto che nel mirino dei tre era finita una persona con disabilità mentale. Secondo la ricostruzione delle fiamme gialle,  approfittando del suo stato di salute, si sarebbero appropriati dei beni della vittima, adesso sotto sequestro preventivo, per un importo pari a 2.300.000 di euro. Costituiscono il profitto dei reati di ricettazione e circonvenzione di incapace”.

La collaboratrice domestica aveva svolto le funzioni di badante nei confronti del padre del disabile. Alla morte dell’anziano, la signora ha ricevuto in eredità la nuda proprietà di 31 immobili (di cui 11 fabbricati) e 450.000 euro. La rimanente parte di eredità è stata invece assegnata al figlio, non in grado però di effettuare nemmeno le più elementari operazioni di calcolo, nè di percepire il reale valore dei beni, “Circostanza, questa, che è stata dimostrata dalle consulenze tecniche disposte dalla Procura della Repubblica“.

Approfittando di questa condizione e facendo ritenere al malcapitato di essere la sua compagna di vita, la badante, con l’aiuto del proprio figlio e di un avvocato, nonchè con la compiacenza di un impiegato di banca, è riuscita a farsi donare la somma di 2.300.000 euro derivante dalla dismissione di alcune polizze assicurative a suo tempo stipulate dall’anziano padre a favore esclusivo del figlio disabile.

Il consistente flusso di denaro ha poi raggiunto una neo-costituita società ungherese, avente come unico socio la collaboratrice domestica. Non appena i tre hanno percepito che potesse essere in corso una indagine nei loro confronti, hanno tentato di correre ai ripari ricorrendo ad insegnanti che potessero “istruire” la persona offesa e colmare, almeno in parte, il deficit cognitivo in cui versa.

Ciò nell’intento di far apparire le sue donazioni come pienamente coscienti e volontarie. Ma gli accertamenti bancari svolti, le intercettazioni telefoniche e ambientali eseguite e gli interrogatori di persone in grado di riferire effettuati hanno permesso ai finanzieri di ricostruire con esattezza il quadro probatorio a carico dei tre soggetti

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