La relazione sulla gestione dei beni confiscati presentata dall’Antimafia regionale ha scatenato una polemica a distanza a colpi di comunicati stampa. A innescarla è stata il rettore di Palermo, Fabrizio Micari, a nome dell’Ateneo.
Micari, con il professor Alessandro Bellavista, direttore del Dipartimento di scienze politiche e il professor Aldo Schiavello, direttore del Dipartimento di giurisprudenza, criticano duramente il documento. E difendono i corsi di Alta formazione per amministratori giudiziari organizzati dall’Ateneo. “Apprendiamo- scrivono- che, nella relazione conclusiva dell’inchiesta sui beni sequestrati e confiscati in Sicilia, si trascrivono le dichiarazioni di un tal Cavallotti, qualificato come ‘imprenditore’, rese in audizione, secondo cui ‘si facevano corsi di alta formazione…si davano attestati alle persone che partecipavano, quindi, in due giorni si pensa di insegnare agli avvocati e ai commercialisti come si amministrano aziende… chi teneva questi corsi? I giudici, gli amministratori, i prefetti… ma che competenze manageriali possono avere questi soggetti?‘”.
Ribatte Fava: “In tre anni di attività abbiamo audito, nel corso dei nostri lavori, oltre quattrocento persone e non sempre (anzi: raramente) abbiamo condiviso lo spirito o il merito delle loro affermazioni. Censurare un audito (temendo altri possano sentirsi offesi per associazione di idee) è un’idea alquanto originale del rigore e della limpidezza con cui una Commissione parlamentare d’inchiesta è tenuta ad operare“, aggiunge.
Ancora più duro il commento di Nicola D’Agostino, componente della commissione: “Leggere dalla bocca di un rettore di Università pubblica parole di censura così altisonanti crea turbamento. La chiamata alle armi poi è una barzelletta, cui parteciperanno tutti i pavidi e primitivi che vorranno. Ora capisco meglio perché mi sono sentito a disagio durante le tragiche Regionali del 2017 quando fui costretto a sostenerlo. Me ne pentii immediatamente, si rivelò infatti un incompetente candidato alla presidenza che aveva imparato la storiella dell’ascensore sociale a memoria e che portò la coalizione di centro sinistra alla rovina. Si dovrebbe vergognare, ma neppure sa cosa significhi: mi vergogno io per lui”, afferma il deputato regionale.