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Blitz antimafia a Palermo, Messina: “Colpite famiglie della stagione stragista”

martedì 17 Maggio 2022
Francesco Messina

“Per noi era fondamentale riuscire a colpire in questo momento storico. Questa coincidenza cronologica a noi fa piacere, da un senso maggiore a questa operazione perché abbiamo colpito un mandamento e alcune famiglie che all’epoca dei fatti tragici avevano una funzione importante, i cui vertici avevano compartecipato appieno all’intera strategia stragista”.

Lo ha detto Francesco Messina, capo della direzione centrale Anticrimine incontrando i giornalisti nella sede della squadra mobile di Palermo sull’operazione che ha colpito il clan di Brancaccio “E non soltanto la famiglia – ha aggiunto – che portò alla morte di magistrati importanti e determinanti, Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino, e gli agenti delle scorte e anche quello che successe dopo, una vera strategia eversiva. Colpire in questo momento è un segnale che ci fa piacere dare e da più senso a questo momento”.

“Mi fa piacere anche il contributo dell’Arma. Dimostra che lo Stato – Procura, Arma e Polizia – avanza compatto, questa è l’immagine che dobbiamo dare. Questa contemporaneità rispetto a questo momento, che è anche di riflessione, mi consente di dare prova che le forze dell’ordine, l’apparato repressivo, va avanti”,  ha aggiunto Francesco Messina.

“Noi non abbiamo nessuna intenzione di fermarci fin quando non porteremo a casa i risultati che dovremo portare -ha evidenziato – compreso Matteo Messina Denaro. Non deve venire meno l’impegno, poi ci vuole un cambio di cultura, che per la Sicilia comunque è avvenuto. Quello che è stato fatto in questi 30 anni è diventato patrimonio tecnico, un automatismo per l’Italia“.

“Già lo scorso anno erano emersi momenti di frizione tra la famiglia di Ciaculli e quella di Brancaccio. Questo credo sia la debolezza di cosa nostra in questo momento. In questi anni ha perso la forza che aveva dal punto di vista organizzativo, non solo militare – prosegue -. Dalle indagini sul campo  emerge che Ciaculli è diventato preminente rispetto a Brancaccio, lo si capisce dalle intercettazioni e dai dialoghi degli appartenenti all’organizzazione mafiosa che si trovano un po’ a disagio rispetto a questo cambiamento. Di fatto Ciaculli, Brancaccio, Roccella, Corso dei Mille sono strutture ancora forti dal punto di vista del controllo del territorio. Perché la pratica a tappeto delle estorsioni e il comportamento dell’estorto, che ci riporta indietro nel tempo visto che addirittura collabora con chi lo estorce, segnalandogli situazioni critiche e rendendoci più difficoltose le nostre attività di monitoraggio. In alcuni casi – ha ricostruito Messina – la vittima dell’estorsione si presenta direttamente per la messa a posto. Sono tutti comportamenti che ci dispiace vedere. Questo vuol dire che cosa nostra ha ancora una sua forza. Non credo che siamo distanti da un contenimento delle dinamiche che ci può far pensare a un’eradicazione. Nel tempo, abbiamo fatto veramente grandi passi avanti, cosa nostra rispetto alle altre grandi organizzazioni criminali, ha perso molto di quella potenza, non solo militare. Il lavoro da fare è ancora complesso”.

“Prima si dovette arrivare a una scelta dell’associazione di categoria che disse chi paga è fuori – ah detto inoltre – mentre oggi non siamo a questo però devo prendere atto che c’è gente che ancora ritiene di dovere in qualche modo accettare questo convitato di pietra, come se fosse vietato privarsene. E’ un problema con il quale ci confrontiamo e che supereremo, poi se ci sono comportamenti penalmente rilevanti ci saranno delle conseguenze penali. Questo stato di necessità comunque lo vedo traballante e claudicante perché i tempi sono cambiati”.

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