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Bloody money atto secondo. Ai domiciliari un nefrologo del Vittorio Emanuele di Catania

lunedì 9 Gennaio 2017

Bloody money atto secondo. Dopo il blitz dello scorso ottobre, la seconda puntata dell’inchiesta sulle truffe al sistema sanitario per le dialisi è scattata questa mattina a Catania. L’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip del Tribunale di Catania su richiesta della locale Procura, ha portato agli arresti domiciliari per Gaetano Romeo, dirigente medico del reparto di Nefrologia e Dialisi dell’ospedale Vittorio Emanuele. L’indagine centrata sul mondo della dialisi ha già visto l’applicazione di misure restrittive – confermate dal Tribunale del Riesame – nei confronti di tre imprenditori, due dirigenti medici e un infermiere, oltre il commissariamento giudiziale di due società private.

Secondo l’accusa il medico indagato approfittando del rapporto diretto instaurato con persone affette da patologie nefrologiche e bisognose di terapia dialitica avrebbe orientato l’invio di pazienti verso centri dialisi privati nei quali gli stessi hanno diretti interessi economici. Nello specifico, il nefrologo Gaetano Romeo, secondo la Procura, sviava i pazienti, molti dei quali assegnati al medico per la trattazione ambulatoriale della patologia, presso “Le Ciminiere srl”, di cui, sostiene la Guardia di finanza, aveva acquisito in modo occulto una quota sociale, e nel centro Delta srl, del quale il coniuge è intestatario di quote. Secondo la Procura esisteva un “sistema consolidato all’interno del quale i medici” indagati “rispondevano ad una logica di ‘equa’ ripartizione dei pazienti in diverse cliniche private in cui vantano interessi economici, in ossequio ad un accordo pianificato che, peraltro, li metteva al riparo da reciproche iniziative di denunce, rendendo il sistema criminale difficilmente accessibile”.

Nelle prossime settimane non si escludono ulteriori sviluppi atteso che la Procura ha delegato al Gico della Guardia di Finanza mirati accertamenti e approfondimenti. A ottobre dello scorso anno, nello stesso filone di inchiesta, erano stati arrestati imprenditori e dirigenti medici di Catania. A finire in manette erano stati Francesco Messina Denaro, 55 anni, parente del più noto Matteo Messina Denaro, uno dei superlatitanti più pericolosi, in qualità di procuratore speciale della Diaverum Italia srl per la Sicilia; Salvatore Guarino e Carmelo Papa, rispettivamente 65 e 60 anni, amministratore di fatto il primo e amministratore di diritto il secondo, del centro dialisi privato “Le ciminiere srl”; Giorgio Leone ed Elvia Sicurezza, 52 anni lui e 65 lei, dirigenti medici in servizio ai reparti di nefrologia e dialisi degli ospedali Garibaldi e Vittorio Emanuele di Catania. I cinque arrestati avrebbero indotto pazienti ad usufruire dei servizi di dialisi del centro privato Le ciminiere, tra il 2014 e il 2015.

Al centro del circuito corruttivo le società Diaverum e Le ciminiere, i cui centri dialisi sono risultati i destinatari privilegiati dei pazienti. Da un lato veniva garantita l’erogazione di cospicui contributi pubblici, pari a 40 mila euro circa annui per paziente e dall’altro venivano acquisite progressivamente quote di mercato tali da creare una posizione dominante nel settore dialitico privato della Sicilia orientale.

Nel pomeriggio, da un account mail  che sembra ricondurre alla “Barabino&Partner”, società di comunicazione e pubbliche relazioni, è arrivata una nota stringata per precisare che “la Diaverum ha sempre operato nel rispetto della legalità”.

 

 

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