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Brain freeze: cause e rimedi del mal di testa da gelato

venerdì 5 Agosto 2022
cono gelato

Perché mangiare velocemente il gelato può provocare un improvviso e intenso mal di testa? Cosa succede e come evitarlo? Scopriamo tutti i perché.

Nei mesi più caldi dell’anno assaporare un gelato o una bibita fresca può provocare un immediato sollievo ma anche, in alcuni casi, un fastidioso seppur breve mal di testa. Gustare velocemente un gelato, un ghiacciolo o una bibita particolarmente fredda può infatti causare un intenso dolore alla testa, solitamente nella zona centrale della fronte. Perché succede? Quale stimolo arriva al cervello e perché questo reagisce attivando i recettori del dolore? Possiamo evitare questa reazione e assaporare il nostro gelato senza timore? Perché, fortunatamente, dura pochi secondi? Ecco tutte le risposte, tra spiegazioni scientifiche e curiosi “errori riferiti”.

Mal di testa da gelato: perché succede?

Nel linguaggio scientifico si chiama “ganglioneuralgia sfenopalatina” e no, fortunatamente non parliamo di una patologia grave, ma di quel fastidioso mal di testa che tutti abbiamo provato almeno una volta nella vita assaporando troppo velocemente un gelato. Perché succede? Quale informazione recepisce il nostro cervello e perché avvertiamo del dolore? La risposta è molto semplice e si trova nei nocicettori, i recettori del dolore presenti nel nostro palato. Andiamo con ordine: assumere sostanze fredde produce una naturale costrizione dei vasi sanguigni presenti nel palato e la vasocostrizione è un meccanismo che permette di evitare la dispersione del calore; in particolar modo nei mesi più freddi dell’anno, si innesca una reazione del nostro cervello che può durare anche solo pochi secondi e che termina al ripristino della temperatura normale.

E il gelato, cosa centra?

Quando mangiamo velocemente il gelato o beviamo qualcosa di molto freddo, si produce (soprattutto in estate) una rapidissima vasodilatazione dei recettori del palato: questa dilatazione però viene rilevata anche da alcuni recettori del dolore che inviano a loro volta un messaggio al cervello attraverso il nervo trigemino, il nervo che invia anche i segnali di dolore che coinvolgono il volto.

L’arteria cerebrale anteriore, stimolata dal nervo trigemino in un “dolore riferito”, attiva un’immediata dilatazione per favorire un maggiore afflusso di sangue e riequilibrare così lo sbalzo termico: il “problema” è che proprio l’arteria cerebrale anteriore impiega più tempo a tornare alla sua dimensione normale rispetto a quanto ne impieghi per allargarsi e questo significa più sangue, maggiore pressione sulle pareti dell’arteria e quindi mal di testa. Il dolore, fortunatamente, non dura più di trenta secondi ed è spesso localizzato al centro della testa o, più raramente, a uno dei due lati o nella parte retro-orbitaria.

È possibile evitare l’emicrania da gelato?

Il consiglio è senza dubbio quello di gustare il gelato più lentamente così da non far “scattare” il nervo trigemino oppure, in caso la vasodilatazione sia già iniziata, basta appoggiare la lingua sul palato così da “scaldarlo”, accelerare lo svuotamento dell’arteria e allentare la pressione sanguigna.

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